Una ventina di speleologi provenienti da Trieste e da varie località e città italiane saranno presenti a Sciacca in Sicilia per partecipare ad una grande spedizione speleologica che ha come obbiettivo principale l’esplorazione della galleria de Milia alle Stufe di San Calogero e di eventuali collegamenti di questa parte remota con altre grotte, tra cui la Grotta del Lebbroso, anche quest’ultima invasa dalle correnti calde di vapore. Il “Progetto Kronio” è supportato dalla locale Soprintendenza di Agrigento ed incentivato dalle recenti prospezioni fatte dagli speleologi della Commissione Grotte E. Boegan e dal Team La Venta.

IL KRONIO
Alle spalle della città di Sciacca s’innalza il monte Cronio (o Kronio) che ospita nel suo ventre una grotta vaporosa – le Stufe di san Calogero – di estrema importanza per i reperti archeologici che da vari millenni custodisce. Conosciuta e sfruttata da secoli – la grotta è utilizzata quale stazione termale dai tempi della Magna Grecia – è stata oggetto di vari tentativi di esplorazione (alcune finite tragicamente) sin dal XVII secolo. E’ tornata d’attualità dopo le esplorazioni speleologiche effettuate a partire dal 1957 dagli speleologi di Trieste, anno in cui vennero scoperti i vasi nella la Galleria di Milia. Da allora gli speleologi triestini hanno effettuato molte altre spedizioni utilizzando tute raffreddate da aria pompata dell’esterno, ampliando notevolmente le conoscenze del sistema termale ipogeo.
Quello che sino a qualche decennio fa era conosciuto soltanto come una serie di piccoli antri percorsi da un flusso costante di aria calda (le Stufe, appunto) ora è diventata un complesso sistema di cavità interessate dalla soffio termale: Le Stufe di san Calogero, profonde 56 metri e lunghe mezzo chilometro, la Grotta Cucchiara, posta un centinaio di metri più in basso, profonda 121 metri su di 560 di sviluppo e la Grotta del Lebbroso, che si pare fra le due ed in cui, alla base di uno stretto e accidentato pozzo, si sviluppa una galleria ove sono stati trovati altri vasi.
La discesa nelle Stufe di san Calogero, ancorché oggi notevolmente facilitata dalla scalinata in ferro posto dagli speleologi negli anni ’80 del secolo scorso, è resa difficoltosa dalle condizioni fisiche della cavità: temperatura prossima ai 38 C°, umidità al limite del 100% che impedisce la termoregolazione del corpo.
Negli ultimi anni le ricerche sono state riprese da un gruppo di lavoro, il “Progetto Kronio”, formato da speleologi di Trieste e dell’Associazione La Venta, struttura questa specializzata nell’esplorazione e studio di cavità con situazioni ambientali consimili (Grotta di Naica, in Messico, in cui la temperatura raggiunge i 51 C°).
Tutti i lavori previsti per il futuro (scavi e studi archeologici, riprese video, esplorazioni) prevedono permanenze di diverse ore utilizzando speciali tute collegate a collaudati sistemi di raffreddamento, gli archeologi potranno così lavorare a settori, in zone della grotta opportunamente protette; per la grotta Cucchiara e la grotta del Lebbroso verranno utilizzate attrezzature studiate ad hoc con discreta autonomia e non vincolate da collegamenti esterni.

Di

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *