Un Riparo di Grande Interesse Archeologico

La Grotta del Riposo è un riparo sottoroccia di 10 metri di larghezza, 7 metri di profondità e 4 metri di altezza, situato a circa 20 metri sopra l’attuale letto del torrente.

L’ingresso, rivolto a est, è ben protetto dalla volta rocciosa.

Questo sito, difficile da raggiungere e individuare lungo la parete scoscesa, offre una posizione difensiva ideale per controllare visivamente gli spostamenti lungo la valle.

Il Ruolo del Fiume Candelaro

È importante notare che la frequentazione di questi siti è stata probabilmente facilitata dal fiume Candelaro.

Questo fiume nasce vicino al fiume Fortore e scorre in direzione nord-ovest/sud-est lungo il bordo della piana del Tavoliere, fino a sfociare nel mare, nei pressi di Coppa Nevigata, a sud di Manfredonia.

Il professore Armando Gravina, appassionato studioso di archeologia e paletnologia di esperienza e pioniere in alcune ricerche archeologiche in Capitanata, ci illustra l’importanza cruciale di questo fiume per le antiche popolazioni che abitavano la regione:

“Il suo percorso costituisce una via d’acqua che sin dai tempi preistorici e proto-storici ha permesso di aggirare, per via interna, la montagna garganica, evitando il difficoltoso periplo dello sperone con una navigazione lungo una costa alta, rocciosa e priva di facili approdi.

La semplice percorribilità del fiume, intensamente frequentato fin dal Paleolitico e dal Neolitico Antico, ha agevolato la frequentazione delle innumerevoli valli e vallecole che portano all’interno del Gargano, le quali si aprono a brevissima distanza dal fiume.”

Le Incisioni e le Pitture della Grotta

In un contesto simile, è chiaro che ripari come la Grotta del Riposo offrivano una posizione strategica per monitorare il fondo della valle.

Esploriamo più da vicino questa cavità, ricca di elementi sorprendenti.

Sulla parete di fondo del riparo, sono state scoperte 10 pitture rosse e 13 incisioni sottili, tutte ben conservate.

Al centro del riparo, su una superficie orizzontale consumata e levigata, si trova un’incisione profonda che ricorda una svastica a tre bracci.

La svastica è uno dei simboli più antichi e ricorrenti della preistoria. Anche quando appare in contesti decorativi, come nelle pavimentazioni romane o nelle cancellate delle abitazioni cinesi, mantiene un significato ancestrale e misterioso.

Per comprendere l’antichità di questo simbolo, basti pensare che la rappresentazione più remota è stata trovata incisa su una statuetta ornitomorfa di avorio di mammut, rinvenuta a nord del Mar Nero.

Molte raffigurazioni si presentano sovrapposte, e dalle analisi si possono riconoscere tre diverse fasi di esecuzione.

Le Fasi di Esecuzione

Facciamoci condurre ancora dalle parole del prof. Armando Gravina:

“Fase (A), lisciatura di alcuni settori della superficie rocciosa e realizzazione di motivi quadrangolari, triangolari, circolari, solari, fungiformi, fitomorfi e ramiformi ad incisione leggera, spesso con la giustapposizione di numerosi sottili tratti affiancati; realizzazione di pitture in colore rosso di figure antropomorfe, realizzazione di silhouette e di integrazioni di alcune pitture in colore rosso attraverso incisioni più profonde.”

E poi ancora:

“Nella prima fase di Grotta del Riposo sono presenti anche dei motivi circolari incisi, alcuni dei quali raggiati esternamente con brevi segmenti; si tratta evidentemente di simboli solari, diffusi nel repertorio rupestre italiano durante l’Età del Rame sui massi incisi dell’area alpina e nei siti di Rocca Carpanea (Finale Ligure), Riparo di San Bartolomeo II (Roccamorice, Pescara) e alla Grotta dei Cervi di Porto Badisco.”

Si prosegue poi con la Fase (B):

“Gli antropomorfi della seconda fase, tutti dipinti in colore rosso, sono generalmente di sesso maschile e possono essere anch’essi attribuiti, per confronto iconografico, all’Età del Rame; si tratta di un antropomorfo schematico ancoriforme con indicazione delle gambe, un antropomorfo schematico a ‘phi greco’ arrotondato con indicazione delle gambe, un antromorfo schematico maschile a ‘phi greco’ quadrangolare, un antropomorfo schematico maschile orante, in schema a tridente con indicazione delle braccia rese con un segmento con piegatura angolare ed estremità rivolte verso l’alto, due antropomorfi schematici cruciformi maschili con gambe rese con un segmento a semicerchio più o meno angolare con estremità rivolte verso il basso, un antropomorfo schematico maschile a ‘phi greco’ dimezzato, con braccio sollevato, piegato al gomito e poggiato sulla testa, probabilmente in atteggiamento di danza, un antropomorfo maschile stante con corpo ingrossato, in visione frontale con indicazione delle braccia e delle gambe piegate verso il basso e testa resa con un motivo sub-quadrangolare.”

Un aspetto interessante, che rende questa grotta più unica che rara, è la presenza di “silhouettes”, contraddistinte da un tratto inciso piuttosto profondo:

“La pratica di tracciare la silhouette di figure dipinte è assente, per quanto finora riscontrato, nel repertorio rupestre post-paleolitico italiano.”

Conclusione

La Grotta del Riposo, con le sue peculiarità, continua a raccontare storie di un passato lontano, offrendo uno sguardo affascinante sulle civiltà che hanno abitato queste terre, facendoci capire, per l’ennesima volta, quanto speciale sia questo territorio.

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