Lo studio della Grotta El Mirón in Spagna rivela tracce genetiche di Neanderthal, uomini moderni e grandi carnivori, offrendo nuovi dettagli sul loro passato.
Le grotte come archivi naturali del passato
Le grotte rappresentano un’importante risorsa per lo studio delle popolazioni umane e animali che hanno abitato l’Europa durante il Pleistocene.
In particolare, la penisola iberica ha svolto un ruolo cruciale come rifugio durante il massimo glaciale (26.500–19.000 anni fa), rendendola un’area chiave per comprendere le dinamiche di popolazione e le interazioni tra specie diverse.
Un recente studio, pubblicato su Nature Communications, ha analizzato il DNA antico sedimentario (sedaDNA) recuperato dalla Grotta El Mirón, situata nella regione della Cantabria, Spagna.
I risultati hanno fornito nuove informazioni sulle presenze umane e animali, rivelando una continuità genetica e l’interazione tra diverse specie, tra cui Neanderthal, uomini moderni e grandi carnivori.
Metodologia e analisi del DNA sedimentario
Il team di ricerca ha raccolto e analizzato 32 campioni di sedimenti provenienti dalla stratigrafia inferiore della grotta, risalenti a periodi che vanno dal tardo Musteriano (associato ai Neanderthal) fino al Magdaleniano iniziale (21.000–20.500 anni fa).
L’approccio utilizzato si è basato sull’estrazione e l’analisi del sedaDNA, una tecnica che consente di identificare tracce genetiche anche in assenza di resti ossei visibili.
Grazie a questa metodologia, sono stati identificati 28 taxa animali, 15 dei quali non erano stati rilevati attraverso i metodi archeozoologici tradizionali.
Tra le specie identificate figurano iene delle caverne, lupi, leopardi e leoni delle caverne, evidenziando un’interazione complessa tra carnivori e popolazioni umane.
Inoltre, lo studio ha recuperato tre sequenze di DNA mitocondriale umano risalenti al periodo Solutreano, suggerendo una continuità genetica nella regione iberica durante il massimo glaciale.
Presenza umana e grandi carnivori
Durante il Pleistocene superiore, le grotte erano occupate alternativamente da esseri umani e grandi carnivori, che competevano per risorse fondamentali come cibo e riparo.
Nella Grotta El Mirón, i livelli archeologici più antichi hanno restituito tracce limitate di attività umana, mentre le evidenze di occupazioni più intense diventano più frequenti nei livelli Solutreani e Magdaleniani.
Gli studi precedenti si sono spesso concentrati su resti ossei e altri materiali archeologici, ma il sedaDNA ha permesso di individuare specie che non erano rappresentate nei resti visibili, ampliando così la comprensione delle dinamiche ecologiche del passato.
Tra i risultati più rilevanti emerge la presenza di iene delle caverne durante il Magdaleniano, una scoperta che contraddice l’idea diffusa che queste siano scomparse dall’Europa circa 31.000 anni fa.
Conservazione delle grotte e valore del loro archivio sedimentario
Lo studio sottolinea l’importanza di preservare i sedimenti delle grotte, che costituiscono archivi unici di informazioni genetiche e storiche.
La rimozione indiscriminata di sedimenti durante gli scavi archeologici può distruggere tracce preziose, come il sedaDNA, compromettendo la possibilità di ricostruire il passato delle popolazioni umane e animali.
I ricercatori hanno evidenziato come il DNA sedimentario possa integrare le analisi archeologiche tradizionali, fornendo dati aggiuntivi sui movimenti delle specie e sulle loro interazioni.
Questo approccio consente di ricostruire un quadro più completo dell’occupazione umana e animale, contribuendo a comprendere meglio l’evoluzione delle comunità durante periodi di cambiamenti climatici estremi.
Conclusioni e prospettive future
La ricerca condotta nella Grotta El Mirón rappresenta un esempio significativo di come il DNA antico sedimentario possa ampliare la nostra comprensione delle dinamiche ecologiche e culturali del passato.
La combinazione di tecniche avanzate come il sedaDNA con metodi archeologici tradizionali offre nuove opportunità per lo studio delle popolazioni umane e animali in periodi storici complessi.
In futuro, approcci simili potrebbero essere applicati ad altri siti archeologici per approfondire ulteriormente la conoscenza delle interazioni tra esseri umani e ambiente, contribuendo a una migliore gestione del patrimonio culturale e naturale.
Vai allo studio disponibile in PDF: https://www.researchgate.net/publication/387672811_A_sedimentary_ancient_DNA_perspective_on_human_and_carnivore_persistence_through_the_Late_Pleistocene_in_El_Miron_Cave_Spain