Comunicazione di Paolo Turrini e Luigi Russo

Nel fine settimana del 21-22 Maggio si sono viste alternarsi due squadre di speleo nel tentativo di raggiungere il fondo del meandro Fratelli d’Italia nella nuova regione esplorativa della grotta di Monte Cucco: il Cucco Libero.
Nelle mattinata di sabato 21 entra la prima squadra composta da: Giuseppe Antonini, Sandro Mariani, Paolo Grillantini, Quinto Quaresima e Giacomo Berlocchi. Con loro portano trapano, batterie e più di cento metri di corda. La volta scorsa le esplorazioni si erano arrestate per mancanza di materiale su un salto da scendere a -740 metri, quindi, scesi nuovi salti, nuovi pozzi, la prima squadra prosegue l’esplorazione del meandro per più di 200 metri di sviluppo. Il meandro, a tratti galleria, sembra non finire mai, ma come spesso accade, un nuovo salto ferma i loro passi… Ancora una volta i materiali sono finiti e dopo aver piantato due attacchi sul salto da scendere si vedono costretti ad abbandonare la discesa a -840 metri e a lasciare il nuovo vuoto inesplorato alla seconda squadra che intanto li sta raggiungendo.
Alle ore 18:30 di sabato entra la seconda squadra composta da Luigi Russo e Paolo Turrini.
In zona Infernaccio incontrano Pino che, con entusiasmo, racconta loro l’inesorabile avvicinarsi del meandro Fratelli d’Italia alle sorgenti Scirca. Più tardi, alla sala Canin e lungo la Galleria del Vento incontrano Sandro Mariani e gli altri. Dai loro racconti si intuisce chiaramente che mancano solo pochi metri (circa 60m di dislivello) per raggiungere il livello di falda, così i due, per recuperare materiale necessario alla discesa dei nuovi salti, decidono di disarmare un tratto di risalita effettuata nelle punte precedenti in zona Terzo Ramo del Cucco Libero. I due hanno con sé martello e pianta spit. Comincia la discesa nel Fratelli d’Italia, che si rivela essere molto lungo e tecnico: lo si deve percorrere sempre in alto, sulla volta, perché sotto il meandro è attivo e l’acqua scivolando nelle parti strette non arresta mai il suo canto precipitoso. La roccia è sempre ricoperta da uno strato di fango che col passare dei minuti, pian piano, comincia a rivestire ogni parte del corpo, rendendo il tutto molto scivoloso… Tutto il ramo si presenta, anche se faticoso, a tratti incantevole, vivace e per decine di metri silenzioso. L’acqua, nelle parti orizzontale, cessa il suo canto e sembra quasi non esserci più. Grazie al volenteroso lavoro degli amici marchigiani, le sue parti esposte sono protette alla perfezione con traversi e corrimano, i quali rendono la discesa e le opposizioni molto più sicure. I due raggiungono, dopo diverse ore di percorrenza, il limite esplorativo. Armano il nuovo pozzo, stimato di una quindicina di metri, e lo scendono cercando di evitare il più possibile l’acqua. Alla base del pozzo vi è l’inizio di una bella galleria da 1,5×1,5 metri circa a sezione circolare, inclinata di 45°. La percorrono per una trentina di metri fino ad un nuovo salto, dopo il quale la grotta retroverte con passaggio basso sotto cascata. Si supera una pozza d’acqua, fino ad arrivare davanti ad una spaccatura intasata da massi di crollo, verticale e dove l’acqua non cessa il suo canto. I due armano e si infilano nella fessura scendendo ancora altri dieci metri circa. Poi ancora fino a raggiungere l’acqua. Sono le 6 del mattino e ci si rende conto che si è arrivati al livello di falda. Non c’è aria, che si è persa molto prima sul meandro. Il posto diventa presto nebbioso e, davanti ai due, nel poco spazio a far da immagine la sola acqua che intasa ogni cosa.
Si sperava di intercettare un livello di gallerie sub-orizzontali, ma queste, al momento, non sono state ancora individuate. Ai due rimane la soddisfazione di aver raggiunto il fondo del ramo Fratelli d’Italia a profondità stimata di circa -890 metri.

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