USCITA Cul di Bove del 31/07/2016
L’appuntamento come da programma era Domenica 31/07/16 alle ore 10:00 a Sella del Perrone.
Da lì si sarebbe partiti per andare in grotta a Cul di Bove, che si trova lungo la sterrata che attraversa il bosco da quel lato della montagna.
I partecipanti all’uscita eravamo, io (Michele Manco), Maria Venezia, Luisa Auletta, Marco Florio, Luca Macario (tutti soci del Gruppo Speleologico Natura Esplora) e Gaetano Proietto (Gruppo Puglia Grotte).
Entriamo in grotta alle 11:45, armo il pozzo d’ingresso il secondo a scendere è Luca, poi Gaetano e via via tutti gli altri. Con passo lento e rilassato affrontiamo tutta la strettoia ed il successivo meandro per arrivare alla base della risalita all’incirca alle 14:00.
Io e Gaetano decidiamo che indipendentemente da dove saremmo arrivati, alle 16:00/16:30 si tornava indietro in modo da non uscire a notte fonda.
Gaetano affronta per primo la risalita per sincerarsi dello stato degli armi e della corda e arrivato su, chiede a me di salire. Una volta arrivato alla fine della risalita, senza che Gaetano dicesse niente, decido di cambiare la corda con una nuova che c’eravamo portati, visto che secondo me era abbastanza rovinata.
Questa decisione trova d’accordo anche Gaetano, per cui visto che ero quello più vicino al frazionamento esposto, rimango lì in attesa che Marco salisse con il sacco delle corde.
Fatta la sostituzione, sale il resto della squadra ossia Luca, Maria e Luisa e tutti insieme facciamo una piccola sosta pranzo.
Rifocillati Marco e Gaetano partono per riarmare il Grande Scivolo, visto che ci era stato detto che la corda in quel tratto era rovinata.
Verso le 15:25 eravamo già tutti sotto al Grande Scivolo e tutti avevano affrontato la discesa su una corda nuova.
Arrivati al secondo salto dopo il Grande Scivolo alle 15:45, dove le rocce sono un po’ più scivolose del normale, chiedo a Marco di scendere per primo per verificare lo stato dell’armo e della corda.
Marco allongiandosi al traverso arriva all’armo e scende, una volta a terra, fa presente che l’armo non dava problemi e che la corda non presentava lesioni.
Allora dico a Luca di scendere.
Luca arriva all’attacco, fa la chiave, si mette nel vuoto, scioglie la chiave e si cala, ma quando si trova a circa un metro e mezzo da terra, le nostre voci vengono interrotte da un rumore somigliante un colpo di fucile ed io vedo Luca steso a terra: la corda si era spezzata nel punto in cui entra da sinistra nella puleggia bassa del discensore.
Subito chiedo a Marco di andargli vicino e non farlo muovere, nel frattempo Luca ci diceva che stava bene e che non si era fatto niente.
Con uno spezzone di corda passatomi da Luisa armo di nuovo il salto e Gaetano va giù a verificare le condizioni di Luca, mentre io vado a recuperare della corda dall’ armo del Grande Scivolo.
Ritornato al salto, con Gaetano decidiamo di predisporre un paranco per dare una mano a Luca a salire, che nel frattempo si preoccupava solo di dire che stava bene e che non si era fatto niente: effettivamente si muoveva senza alcuna difficoltà e non avvertiva alcun tipo di dolore tastandolo nelle zone corporee intorno a dove era avvenuto l’impatto con il suolo. Portato sopra e tolta completamente la corda da salto, facciamo una breve riunione Io, Gaetano e Marco, mentre Luca accompagnato da Maria e Luisa si avviava verso la risalita successiva.
Decidiamo di far uscire Marco e Luisa per preallertare il soccorso speleologico, dicendo a Luisa di specificare che Luca stava bene e che stavamo uscendo. La scelta di preallertare è stata dettata dal buon senso: infatti anche se apparentemente non presentava ferite e non era dolorante non sapevamo se all’ interno del suo corpo c’era stata qualche frattura o lesione non visibile. Quindi, mentre i due si avviano all’ uscita con le nostre indicazioni, io Maria e Gaetano cerchiamo di portare fuori Luca, che una volta affrontata la risalita al grande Scivolo, gli viene chiesto di urinare e dirci il colore, in maniera da poter valutare se si notavano segni di lesioni interne.
Fatta la risalita, affrontiamo la discesa e proseguiamo lungo il meandro fino alla partenza della strettoia, dove Luca viene fatto riposare e ricontrollato se sentiva dolore al tatto.
Riposati, Maria e Gaetano partono per primi ed io rimango dietro a Luca, il quale dopo qualche tentennamento nell’affrontare il primo tratto passa e proseguiamo fino al pozzo strettoia (la sbarra), dove nel frattempo Gaetano e Maria avevano preparato un paranco per tirare sopra Luca, mentre io da sotto l’avrei spinto.
Superato il pozzo strettoia, in poco siamo arrivati al pozzo di uscita dove Luca assistito da me è stato rifocillato e fatto riposare, mentre il resto della squadra con il supporto di un soccorritore del CNSAS (arrivato all’ingresso grotta) si accingeva, sotto la supervisione di Gaetano, ad attrezzare un paranco per l’uscita: questa è avvenuta in tempi rapidissimi, grazie anche alle sempre migliori condizioni di Luca che vedendo la luce esterna si tranquillizzava sempre più.
Arrivati fuori alle 20:15 e disarmato il pozzo d’ingresso, la disavventura ha preso una piega goliardica, anche per permettere a Luca di sentirsi a proprio agio. Nel frattempo il soccorritore, provvedeva come di rito a prendere informazioni sull’accaduto, salutandoci poco dopo, viste le condizione di Luca.
A quel punto in lontananza scorgiamo delle luci, erano Berardo e Rossana che insieme a Giuseppe, tutti della XIV delegazione speleologica del CNSAS,si erano “precipitati” lì da noi per darci una mano. Una volta viste le condizioni di Luca e del gruppo e constatando che tutto era andato per il meglio, avvisavano gli organi competenti della conclusione del preallerta soccorso (NdR. La decisione di chiudere la preallerta, viste le condizioni dell’infortunato, è stata presa dal Delegato Regionale).
La serata si concludeva seduti a tavola a casa di Marco Florio davanti ad un bicchiere di vino ed una parmigiana.
Questa relazione è a nome di tutto il gruppo che ha partecipato all’uscita.
Michele Manco, Gaetano Proietto, Marco Florio, Maria Venezia, Luisa Auletta, Luca Maccario.

San Martino Sannita lì 03/08/2016 ore 15:54

NdR. Il fatto non frequente di una corda rotta dentro il discensore a due metri da terra, senza lesioni evidenti della calza, in un punto in cui la corda è poco sollecitata perchè gode dell’elasticità dell’intera tratta sarà oggetto di studi e ricerce. Nella foto, la corda rotta.

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