La scoperta è avvenuta nella Valle dell’Orta, nella riserva integrale del Parco Nazionale della
Majella, nel territorio di San Valentino in Abruzzo Citeriore. Gli speleologi teatini del GRAIM –
Gruppo di Ricerca di Archeologia Industriale della Majella, Gabriele La Rovere e Pino Di
Franco, insieme all’esploratore Sanvalentinese Valerio Natarelli, hanno scoperto una galleria
artificiale sepolta. In una ricognizione successiva con la Dottoressa Elena Liberatoscioli e il Dottor
Mariano Spera, referenti per il Parco Nazionale, sono state compiute le rilevazioni e la
documentazione fotografica che ne ha svelato il peculiare interesse, al punto che è stato necessario
richiedere un sopralluogo con la Soprintendenza Archeologica di Chieti.
L’importante esplorazione è frutto dello studio che il GRAIM conduce da alcuni anni sugli aspetti
naturalistici e antropici della nostra montagna madre per la ricostruzione storica del vissuto umano
locale e che ha condotto il gruppo nel 2015 a localizzare nel territorio di Roccamorice l’antica
miniera di Santo Spirito, di cui si erano perse le tracce, e a scoprire al suo interno la Grotta della
Lupa che si è rivelata la più estesa della Maiella, superando di varie centinaia di metri la Grotta
del Cavallone.
Il versante del massiccio compreso tra Scafa, San Valentino, Bolognano, Manoppello,
Lettomanoppello, Abbateggio e Roccamorice, è di particolare interesse storico-archeologicoindustriale.
Le prime tracce dello sfruttamento minerario risalgono a duemila anni fa quando
l’impero romano cavava materiali nella zona. Nei secoli successivi l’attività estrattiva è testimoniata
dalla presenza pionieristica di piccoli imprenditori locali, ma è in epoca moderna, tra la fine
dell’ottocento e l’inizio del novecento, che venne organizzata in forma industriale e fece del bacino
minerario uno dei giacimenti di bitume e asfalto tra i più importanti d’Italia. Lo sfruttamento
intensivo iniziò con l’imprenditore teatino Silvestro Petrini, a partire dal 1844, e successivamente
vide l’interessamento di molteplici aziende minerarie soprattutto straniere tra le quali è necessario
ricordare la tedesca Reh e Company., e l’inglese Neuchatel Asphalte Company, assorbite nel corso
della prima e della seconda guerra mondiale dall’italiana SAMA, ancora oggi esistente e in
concessione alla Addario Camillo Group, nello stabilimento di Scafa.
L’eredità di questa grandiosa attività estrattiva, giunta oggi a noi abruzzesi, ai più misteriosa e
sconosciuta, è custodita nelle memorie dell’ultima generazione di minatori. Della ventina di miniere
censite, alcune nel territorio del Parco Nazionale della Majella, restano centinaia di gallerie
sotterranee strutturate anche su molteplici livelli sovrapposti: chilometri di binari, carrelli, bunker
sotterranei, montacarichi, tramogge, stazioni di carico, il tutto inesorabilmente abbandonato a se
stesso. La meravigliosa testimonianza dell’alacre e duro lavoro dei minatori d’Abruzzo va
scomparendo perché la montagna si sta riappropriando del suo territorio cancellando a poco a poco
le tracce del vissuto umano legato all’estrazione mineraria.

Di

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *