Il prossimo 22 febbraio, a Castiglione dello Stiviere ( MN), incontro con Matteo Rivarossi, famoso speleologo, alpinista e torrentista, per parlare di natura, esplorazioni e delle sue avventure. Organizzato dalla sezione locale del CAI e aperto al pubblico.

Matteo Rivadossi
Matteo Rivadossi sul sesto tiro del Brezno Pod Velbom

Il CAI della Sezione di Castiglione delle Stiviere organizza un incontro con Matteo Rivadossi, famoso speleologo, alpinista e torrentista, per una serata all’insegna dell’avventura, Venerdì 22 febbraio 2019 alle ore 20,30 presso Palazzo Menghini – Via C. Battisti, 27 nella sede della sezione locale del CAI

La serata offre l’occasione di ascoltare e confrontarsi dal vivo con “Il Pota”( com’é chiamato affettuosamente all’interno della comunità speleologica italiana) un personaggio che ha fatto dell’avventura e dell’esplorazione uno stile di vita, sempre un po’ sopra le righe:

Matteo Rivadossi, appena undicenne, inizia a frequentare le grotte e le pareti del paese, fino ad entrare , nel 1988, nello storico Gruppo Grotte Brescia, di cui oggi è presidente.
Assieme a vari compagni firma alcune delle maggiori esplorazioni in Alpi Apuane, Canin italiano e sloveno.
Nel 2005 in Abkazia (Georgia) prende parte alla spedizione internazionale russa “Cave-x”, effettuando la prima ripetizione della grotta più profonda del mondo: Krubera, all’epoca esplorata fino a -2080 metri.
Con le sue sistematiche risalite in libera ed artificiale in moltissime cavità, Rivadossi diventa uno dei massimi esperti di arrampicata speleologica; è tra i pochissimi speleologi al mondo ad aver effettuato oltre 280 chilometri di nuove esplorazioni in grotta, raggiungendo vari primati mondiali anche in solitaria.

Arrampicatore stimato, dal 1985 colleziona anche una serie di importanti salite alpinistiche concentrate in Adamello, Dolomiti e Valle del Sarca, firmando l’apertura di una cinquantina di difficili itinerari ed addirittura alcune prime ascensioni assolute all’estero.
Nel 1999 in Val Daone sale “Morange”, il primo A5 italiano e certamente tra gli itinerari più precari e pericolosi mai aperti. Nel 2000 è nel ciclopico pozzo del Sotano de las Golondrinas in Messico; altrettanto avventurosa la prima salita del Cao Grande, il picco basaltico alto 663 metri simbolo della minuscola repubblica di Sao Tomé, isola africana del Golfo di Guinea.
Altra sua grande passione sono le piccozze, sia per il ghiaccio moderno che per il dry tooling: annovera svariate aperture e ripetizioni di cascate a fianco delle competizioni sportive.
Per allenamento attrezza vari itinerari sportivi estremi fino al D14 trasformando l’antro del Bus del Quai (Iseo, Brescia), in una delle falesie più frequentate dai big italiani e stranieri.
Su ghiaccio classico e moderno colleziona un centinaio di cascate tra le più belle ed impegnative delle Alpi italiane, slovene, svizzere e francesi, aprendo decine di varianti e di nuove salite.

Tra le ultime imprese una prima mondiale assoluta: la scalata, piccozze e ramponi, dell’incredibile pozzo carsico ghiacciato da 501 metri Brezno Pod Velbom in Slovenia: la più lunga e difficile cascata di ghiaccio mai scalata sottoterra.
Probabilmente superano il numero di 500 i canyon scesi in Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Grecia e Slovenia.

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