Si è ufficialmente conclusa la spedizione speleologica italiana in Cambogia, partita il 28 gennaio scorso “Cambodian Caves Life 2016”.

Kmer cave life 2016 from Antonio Cosentino on Vimeo.

Le ricerche si sono concentrate su una zona che si è rivelata particolarmente ricca di cavità, la collina (Phnom) Kamping Poy (provincia di Battambang).

Alla ricerca di grotte sulle colline di Battambang (C.Schiavon)
Qui sono state e esplorate e documentate 7 grotte (per un totale di quasi 2 km di lunghezza) accomunate dalla presenza di profondi pozzi e, quasi tutte, da ambienti di grandi dimensioni, con saloni fino a 40-50 m di altezza.
Purtroppo l’esplorazione è stata fortemente ostacolata, una volta scesi in profondità, dal calore e dall’umidità ambientali, (32 °C a oltre 90% di umidità relativa) al limite della curva di sopravvivenza, che hanno costretto gli speleologi a limitare la permanenza a pochi minuti. Questo apetto, non usuale in grotta e scarsamente documentato in letteratura, è attualmente oggetto di approfondimento.
Molte le particolarità che si aggiungono alla bellezza della grotte: ad esempio l’innalzarsi dal fondo di un pozzo d’ingresso della La Ang (grotta) Spoon di un colossale albero della famiglia del tek di una sessantina di metri di altezza,

Gigantesca Pianta di Teck che si apre alla base del pozzo di ingresso della La Ang Spoon (C. Schiavon)
oppure nella La Ang Mombay depositi di cristalli trasparentissimi di calcite birifrangente (spato d’Islanda), scintillanti come gemme alla luce dei caschi speleo. La Ang Bysay, la più facilmente accessibile, si è rivelata invece un luogo di culto con tanto di statue di Buddha, tangka, tracce di permanenza, forse temporanea, di monaci buddisti.

Di tutte è stata acquisita la classica documentazione speleometrica, nonché foto e video, anche con l’impiego di un drone, allo scopo di produrre una relazione scientifica e un documentario.

Come da programma, gli speleologi negli ultimi giorni hanno messo da parte tute,caschi e scarponi per più comodi sandali, magliette e bermuda da turisti ai Tropici, e hanno visitato zone di grande interesse e fascino, alcune poco frequentate, come gli antichi templi induisti (VII secolo) di Sambor, immersi nella foresta, o il santuario buddista di Phnom Santuk, raggiungibile con una scalinata di 800 gradini. Ma ne valeva la pena, la fatica è stata adeguatamente ripagata e l’arsura debellata con un bel bicchierone di succo di canna da zucchero, spremuto al momento.
Grande soddisfazione dunque per tutto il gruppo, due componenti del quale (Scofet e Torre) al momento continuano (in motocicletta!) le ricerche al confine nordorientale della Cambogia, per avere conferma dell’ esistenza di un affioramento calcareo, il più vasto del Paese secondo informazioni ricevute. Che preparino la terza spedizione? Se ne riparlerà.

Componenti della spedizione: Antonino Torre (capo spedizione), Claudio Schiavon, Alfea Selenati del Gruppo Speleologico Carnico – CAI Tolmezzo, Gian Domenico Cella (coordinatore scientifico), Vittoria De Regibus del Gruppo Grotte CAI Novara; Antonio Cosentino, documentarista e fotoreporter ufficiale della spedizione, Crig Geographical Exploring – Genova; Marco Scofet, Gruppo Speleologico Piemontese CAI UGET – Torino

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