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GLI UOMINI DEI BOSCHI

 

La fama raggiunta nelle campagne attorno a Narni fa si che il nostro Gruppo è il punto di riferimento per cacciatori, cercatori di funghi e asparagi, passeggiatori, boscaioli, segaioli e altri ameni personaggi dei nostri boschi che si imbattono in una grotta, segnalandocela prontamente con dovizie di particolari...

Il più delle volte in quella grotta ci si andavano a riparare in tempo di guerra e la grandissima caverna ospitava uomini e animali, anche di grossa taglia, come tori e giovenche i quali, a volte, entrando nella grotta, si perdevano nell'oscurità dei meandri e non venivano più ritrovati. La grotta di solito è costituita da un lunghissimo cunicolo dove da piccoli si andava da bambini con le candele, ma le candele si esaurivano e quindi pochissimi sono andati tanto avanti da vederne la fine, anche perchè alla fine solitamente si apre un pozzo molto profondo, almeno qualche centinaio di metri, dove tutti, almeno una volta nel corso della propria misera esistenza, hanno gettato un sasso per avere la misura della profondità di quel baratro e, sgomenti, non sentendo più il rumore della caduta, hanno, per un attimo, assaporato il limite dell'impalpabile infinito, cioè quella sorta di immortalità traslata dal tempo allo spazio. Altre volte, dalle profonde oscurità del pozzo, si ode il fragore di acque sotterranee, impetuose e misteriose, e anche lì, molti sbadati, sorpresi da tanta magnificienza, accidentalmente lasciano cadere un indumento, un cappello, spesso una borraccia, nel vuoto. Il poverino torna a casa privo del suo cappello e parlando in seguito con amici e conoscenti della scoperta, viene a sapere che l'oggetto è stato ritrovato molto tempo dopo l'accaduto in qualche sorgente lontanissima, almeno tre chilometri, riuscendo a passare miracolosamente anche attraverso il rubinetto della fontanella che dispensa acqua agli assetati, ma, tant'è, queste cose sono successe in un tempo remoto a qualche amico di un conoscente. Al sopraggiungere di queste voci, è obbligatoria almeno una ricognizione, da effettuare debitamente accompagnati dal segnalatore di turno.

Viene fissato l'appuntamento con l'abitante del luogo, il Gruppo si prepara, appuntamento in Piazza Garibaldi alle 7.00, colazione al Bar e si parte con le macchine caricate già la sera prima con molti metri di corda, una trentina di moschettoni, 2 sacche d'armo, lampade supplementari, attrezzi da scavo, gruppo elettrogeno, benzina, demolitore, cavi elettrici, macchina fotografica per immortalare l'evento, bussola, fettuccia, carta topografica IGM e, immancabili, le roncole necessarie a liberare la zona dalla fitta vegetazione. Si giunge sul posto e l'unico che sà dove è la grotta non c'è, perchè ha avuto un impegno improrogabile da qualche altra parte, ma comunque si presta e ci accompagna appena fuori del paese, e, indicando un punto imprecisato, lontanissimo sulla montagna, ci dà le giuste indicazioni e ci mette sul ripido stradello che in breve conduce alla caverna, sentenziando l'ultima raccomandazione: Non vi potete sbagliare, arrivati li ve la trovate davanti...

Inizia la marcia di avvicinamento e dopo qualche ora arrivano i primi dubbi, forse è più giù, più qua, più in là, bho, chissà, ma la voglia di trovarla a tutti i costi ci spinge alle ricerca nella macchia sempre più fitta; Quando il sole è già alto e il gruppo è ormai sparpagliato per tutta la montagna, sfruttando l'occasione per raccogliere anche qualche asparagio, visto che le speranze si stanno miseramente spegnendo, puntuale, da una valletta recondita giunge l'urlo: ECCOLAAA!!!

La corsa affannosa attraverso grovigli inestricabili di spini porta solitamente ad un ingresso alto due metri; curate sommariamente le ferite da flagellazione di vegetali, si entra in un cunicolo lungo una ventina di metri che tristemente chiude, forse franato nel corso dei secoli; Nella migliore delle volte, effettivamente c'è un pozzo alla fine del cunicolo, ma il senso di infinito si insinua tra le menti degli abitanti del luogo già dopo 15 metri di profondità.

Altre volte arzilli vecchietti affermano con certezza di avere la grotta dentro casa, addirittura vi si accede da una porticina dell'ingresso, non è molto grande, ma se la volete vedere.. Piombiamo in casa dell'ometto sotto gli occhi esterrefatti della nuora, condotti nella cavità ci rendiamo subito conto di trovarci nella cantina, spesso scavata direttamente nella roccia o nel tufo e l'unica cosa che ci resta da fare è constatare il livello di liquido all'interno dell'immancabile damigiana di rossofattoincasa; a questo punto bisogna convincere il tirchio individuo a farcene assaggiare almeno un goccetto, tuttavia è facile corromperlo se si aggrega alla bisboccia, promettendo di non raccontarlo ai figli.

La seconda tipologia di grotte è preferibile alla prima, anche la ricerca di cavità artificiali porta spesso allo stesso esito.