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I SOTTERRANEI DI S. DOMENICO

 

 

LA CHIESA DI SAN DOMENICO
Fu edificata intorno al XII° secolo e secondo la tradizione venne consacrata sui resti del tempio di Minerva. La costruzione si trova lungo il cardo della Nardia in corrispondenza dell'asse occidentale con il prolungamento della via Flaminia che si dirige verso Terni. Nel 1303 l'edificio passa ai Domenicani che cambiano il primitivo nome con quello del fondatore del loro ordine. Nel 1527 subisce, come tutta la città, il sacco dei Lanzichenetti. Nel 1728, dopo lavori di restauro fu di nuovo consacrata ed in seguito occupata dalle truppe napoleoniche che la trasformano in caserma. Nel 1867 venne soppresso il convento e requisito dal nuovo stato italiano insieme alla chiesa. Trasformato in magazzino, fu restaurato negli anni settanta di questo secolo e trasformato in Auditorium e Pinacoteca. Oggi ospita la Biblioteca comunale, reperti paleontologici e mostre contemporanee.

 

I GIARDINI DI SAN BERNARDO
All'interno dei giardini di San Bernardo la situazione è complessa. Lo spazio alberato dei giardini, nasconde una discarica di materiali che va dall'età romana ai primi del XX° secolo. Si vedono alla base dei resti di una torre medievale, dei blocchi calcarei di fattura romana; nel sottosuolo sono stati rinvenuti frammenti in anfore, vetri, resti di pavimenti in coccio e intonaci dipinti. Avvicinandosi al bordo della rupe lo spessore del deposito archeologico aumenta e le ceramiche rinvenute ci testimoniano duemila anni di storia che potrà essere meglio compresa se sarà effettuato uno scavo archeologico.

 

IL CONVENTO DI S. DOMENICO
Retrostante alla chiesa di S. Domenico vi era il convento. Osservandone i resti, la sua costruzione risalirebbe alla fine del XIII° secolo, nel momento in cui l'edificio sacro fu affidato ai Domenicani. Uno degli elementi che ci permettono di fare un'ipotesi sulla datazione è il grande finestrone a sinistra in fondo alle scale di accesso ai sotterranei, verso la rupe. Questo finestrone trilobato dava luce ad un ampio locale ad "L", diviso da un grande arco di pietra concia, avente copertura a capriate e pavimento poggiante su di un solaio ligneo, di cui restano i segni sulle murature superstiti.
Il cortile, che si incontra entrando dai giardini per dirigersi verso i sotterranei, ospitava un giardino, forse a seguito di un terremoto. Nel centro del complesso religioso, oggi adibito ad orto, vi era un chiostro di cui non abbiamo traccia, con al centro una cisterna a pianta ottagonale, allo stato attuale colma di detriti. Negli anni '50 una vasta ala del convento venne abbattuta perché il suo stato fatiscente minacciava dall'alto il transito nella sottostante via Tibertina.

 

I SOTTERRANEI
Nel 1978 alcuni speleologi dell'UTEC di Narni, esplorando i resti del convento scoprirono un varco che li condusse nei sotterranei. Solamente nel maggio del 1994 questi locali furono resi pubblici, ed oggi sono gestiti dall'Associazione Culturale Subterrenea.
Per accedere al piano dei sotterranei, dal salone ad L, si scende lungo una scala fino a quello che era il piano terreno, da qui attraverso una porticina si accede alla chiesa. L'interno è ad unica navata, le pareti sono in parte scavate direttamente nella roccia, poi rinvestite di muratura. In fondo alla destra entrando, notiamo l'abside semicircolare, orientata verso sud, con due capitelli di pietra. Alla base, dei resti di muratura assomiglianti a sedili e sulla destra invece, una nicchia in marmo, forse un tabernacolo. Vicino ad essa osserviamo quello che probabilmente era un ingresso laterale della chiesa originale, con arco a tutto sesto in pietra concia. Distanziati dal fondo, due lacerti di muro potrebbero essere ciò che rimane dell'iconostasi, che divideva il coro, dove si vede correre un sedile lungo le due pareti laterali, e le pareti di fondo. Ancora più distante dal fondo si notano altri due resti di muratura per separare la zona absidale e apposto all'abside vediamo, tamponato, l'ingresso principale, che sembra però far parte non della costruzione della chiesa, ma del monastero.

 

GLI AFFRESCHI
Tutta la chiesa risulta affrescata da più cicli pittorici realizzati da mano diverse ed in periodi successivi. Gli affreschi sulla parete di fondo, esclusa l'abside, sono sicuramente i più antichi. Sulla sinistra notiamo un San Michele arcangelo, in piedi, che imbraccia la lancia contro il drago o il serpente di cui si intravede la coda. Sulla destra si pensa vi sia l'Arcangelo Gabriele. Sull'estradosso dalla parte dell'abside si vedono cinque medaglioni, quello al centro con la figura di Cristo deposto dalla croce, mentre sulla sinistra e sulla destra vi sono rispettivamente il vitello alato e l'aquila, la figura umana alata ed il leone alato, simboli degli avangelisti Luca, Giovanni, Matteo e Marco. Lo sfondo è giallo-arancio con decorazioni stellate rosse. L'intero ciclo iconograficamente rappresenta la nascita, morte, resurrezione ed ascenzione al cielo di Gesù, stilisticamente può essere datato nello stesso periodo della costruzione della chiesa e cioè al XII° e il XIII° secolo. Alla base dell'abside è visibile una decorazione a panneggio rosso e arancio, mentre nella parte voltata si intravede la Vergine seduta con le mani raccolte sul grembo. Mentre sulla destra il Figlio che la incorona. La parete sinistra è quella che ha subito più danni. Si conservano nei pressi del fondo, due distinte raffigurazioni. La prima è una figura femminile che tiene nella mano sinistra una sfera, la seconda è una Madonna con Bambino che stringe a se un libro chiuso nella mano sinistra. Accanto a questa vi è una figura maschile di cui rimangono poche tracce.
Vi sono delle decorazioni alla base e sull'intradosso. Quest'ultimo è decorato con una tinta che attualmente si presenta verdognola, colore che si pensa derivi dall'ossidazione dell'azzurro. Su questo sfondo sono disseminate con ordine dei cerchi rosso scuro, con stelle raggiate bianche al loro interno. Quasi a due terzi dell'attuale lunghezza rispetto al fondo si intravede la parte posteriore dell'Agnus Dei racchiuso tra un medaglione e affiancato da un Sole da una Luna raffigurati da due volti cinquecenteschi. Questi simboleggiano l'alfa e l'omega ossia il principio e la fine di tutte le cose, purtroppo il secondo volto è andato perso. Dello stesso periodo è il fascione continuo con decorazione vegetale che corre lungo l'imposta della volta. Sotto quest'ultima, dove l'affresco è caduto, ben visibili sono i segni delle stuoie di paglia servite per regolarizzare l'armatura della centina e creare nel contempo una buona superficie di presa per l'affresco. Questi motivi di tipo floreale contornano la porta di accesso alla chiesa, che oggi troviamo tamponata.

 

LOCALE CON CISTERNA
Parallelo alla Chiesa, si trova un locale di forma rettangolare, ricavato scavando nella roccia calcarea. Coperto in origine con un soffitto ligneo poggiante su due archi a sesto ribassato, fu successivamente chiuso con tre settori di volta in mattoni. Nell'angolo sinistro entrando, un foro circolare sul pavimento denuncia la presenza di una cisterna, anch'esso circolare, rivestita di malta idraulica (intonaco a coccio pesto). Questa cisterna raccoglieva le acque piovane, convogliate in essa tramite una canaletta posta quasi alla sommità. Inoltre, durante la rimozione di materiale di demolizione gettato al suo interno, sono stati rinvenuti dei frammenti di mosaico cosmatesco, resti forse dell'originaria pavimentazione dell'adiacente chiesa che si trova 60/70 cm sotto l'attuale piano di calpestio e che tra breve verrà riportato alla luce con un accurato scavo archeologico.

 

LOCALE SOTTO L'ABSIDE DELLA CHIESA DI S. DOMENICO
Usciti dalla stanza percorrendo uno stretto corridoio si nota sulla destra una porta che immette in ambienti completamente interrati. Proseguendo giungiamo in un locale quadrangolare posto sotto l'abside della chiesa di S. Domenico dove secondo la tradizione aveva sede il tribunale dell'Inquisizione. Il soffitto è costituito da una volta a crociera e le pareti sono in pietra concia bianca e rosa proveniente dalla cava di monte Ippolito. Questa stanza era un ambiente grande fino a quando nel '500 fu trasformata in una cella per i carcerieri. È possibile che le murature di quest'ambiente nascondano altri locali.

 

L'INQUISIZIONE
L'inquisizione era un tribunale istituito dalla Chiesa romana per la repressione delle eresia o dei delitti con essa connessi. Essa ebbe diverse fasi di sviluppo in epoche storiche differenti: si può parlare di tre distinte istituzioni.
Inquisizione medioevale, sorta nel XIII° secolo, e l'Inquisizione spagnola, creata da Sisto IV per sollecitazione dei sovrani cattolici di Spagna, Ferdinando e Isabella, soppressa nel 1834. E infine l'Inquisizione romana creata da Paolo III. Dal 1908 la Congregatio Sancti officii, composta di sei cardinali inquisitori, è l'organo competente in materia di fede e con giurisdizione su tutto il mondo cristiano.

 

LA CELLA
Superata un'altra porta, si arriva in un locale piccolo e con solo una finestra, si tratta della cella. Questa stanza, ricavata attraverso una suddivisione del salone, è piena di graffiti lasciati dai carcerati. La maggior parte dei graffiti, l'abbiamo attribuiti alla stessa persona, costui scrive: "IO GIUSEPPE ANTREA LOBARTINI CAPO^Å. FUI CARGERATO" e di seguito vi è una parte cancellata dove forse vi era il nome dei carcerieri o il motivo della carcerazione, "IN QUE" ed infine la data della carcerazione "ATI 4 TECEMBRE 17". In diversi punti della cella compare il graffito "IHS" con tre chiodi incisi sotto H sormontata da una croce. Questo è l'emblema con cui si identificavano i Gesuiti. Infatti, nel 1758, erano iniziate prima nel Portogallo, poi nella Spagna e in tutta Europa, le persecuzioni contro questo gruppo religioso; e i maggiori artefici di queste persecuzioni erano i frati Domenicani. È possibile che il Lombardini (è così che si legge) di passaggio a Narni sia stato imprigionato dai Domenicani, visto che qui risulta esserci stato mai un ordine di Gesuiti. Un'altra considerazione da fare è che nel suo graffito è presente la data di carcerazione, ma non la data della sua liberazione. Questo però non significa necessariamente che sia morto durante la prigionia, infatti può darsi che non abbia avuto il tempo per farlo.
Un'ipotesi sul periodo della carcerazione la possiamo fare grazie ai graffiti ed alle scritte che si trovano sulla parete d'ingresso. Da destra e sinistra troviamo il graffito del sole poi un quadrato disegnato con una polvere di coccio mista ad acqua, dentro la scritta "ORA 720" e sotto il quadrato la data 1759. Il sole rappresenta l'alfa ossia il principio, 720 ore formano 30 giorni. Al centro della parete vediamo graffito il simbolo dei Gesuiti con sotto il monogramma della Vergine Maria. Alla destra un quadrato disegnato con dentro la scritta "Ora 1440" e sotto la data 1760. Di seguito il graffito della Luna, l'omega ossia la fine. 1440 ore formano 60 giorni. Sempre in questa parete compare un altro graffito: si tratta dell' identificativo numerico di Salmi. A destra dell'ingresso notiamo una croce disegnata con il numero I. Alla destra di questa ne troviamo una seconda con sotto il numero II e così via lungo tutto il perimetro della cella fino alla croce numero XIV° che si trova a sinistra dell'ingresso. Queste croci rappresentano le stazioni della Via Crucis. A destra dell'ingresso in basso vi è graffito un falconiere che tiene con un cordino un falco incappucciato. In alto tra la prima e la seconda croce troviamo quello che sembra essere un albero della vita o una torre abbandonata a festa intorno delle colombe con un ramoscello di ulivo al becco. Tra la seconda e terza, vi è invece graffito un gallo con una coda di scoiattolo. Tra la terza e quarta stazione della via Crucis vi è graffito San Nicola, come testimonia la scritta sopra, e alla sua sinistra una gabbia dalla quale sporgono tre teste. Al santo è attribuito il miracolo della ricomposizione delle carne dei tre fanciulli, uccisi e tagliati in pezzi, che gli vennero offerti da mangiare mentendo sulla loro origine. Non è da escludere che il Lombardini forse in vista della fine che temeva di fare, si fosse appellato al santo per ottenere una grazia simile.
Ora osserviamo il soffitto. Troviamo graffito il monogramma della Vergine Maria insieme al simbolo dei Gesuiti ed alla data 1759. Sul muro vicino alla finestra troviamo disegnata una meridiana divisa in sei parti, sotto la quale vi è graffito dentro un grande rettangolo "S.OFIZIO ORA" ossia "l'ora per il Santo Ufficio". Si tratta presumibilmente di una meridiana canonica. Comunque non funziona, infatti è esposta ad ovest ed è colpita dai raggi solari solo pochi minuti l'anno. Sulla parete tra la XII e la XIII croce vi è graffita una torre con sette gradini, con a destra e sinistra il monogramma della Vergine Maria. Dal basso verso l'alto possiamo leggere tra i gradini "SCALA". È possibile che si tratti di un'invocazione alla Vergine per accedere al Paradiso. Alla sinistra della parete d'ingresso leggiamo "PASQUALUCCI GIORNI 7" , sotto una data "18 IIII 1809" e alla sua destra una scritta: "CI È STATO ANDREA PASQUALUCCI IL PRIMO GIUGNO QUI NAPOLEONE CARCERÒ". Infatti, Narni nel 1809 fu invasa dalle truppe napoleoniche e utilizzarono quella cella come luogo di detenzione. Moltissimi altri segni, graffiti e simboli sono presenti, ma non sono riconducibili a nessuno dei personaggi descritti.

Attualmente i Sotterranei di S.Domenico, come quelli della chiesa di S.Maria in Pensole e l'acquedotto romano della Formina, sono gestiti dall'Associazione Culturale Subterranea, nata diversi anni fa su iniziativa di alcuni componenti del nostro Gruppo Speleologico e sono visitabili a pagamento.

 

Orario visite giorni festivi:
dal 1/6 al 30/9 10.00 - 13.00 / 15.00 - 18.00
dal 1/10 al 31/5 11.00 - 13.00 / 15.00 - 17.00
Per informazioni: Associazione Culturale Subterranea - Sede legale via S. Bernardo,14 - 05035 NARNI (TR)
Segreteria e prenotazioni: 
Tel. 0744 / 722292
Su prenotazione è possibile effettuare visite anche nei giorni feriali ed in orari differenti contattando la segreteria.

info@narnisotterranea.it