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di
Roberto Nini, con aggiornamenti di Andrea Scatolini
foto di Giorgio Pietrocola
Lavorava all’Elettrocarbonium,
come mio padre che me lo fece conoscere, come quasi tutti i papà di Narni, fino
a qualche anno fà.
Uomo di poche parole, Irmo ci guardò
meravigliato che vi fossero ragazzi con la voglia di andare sulla montagna ma ci
accontentò.
-:”Vi porterò a vedere una
grotta, io ci sono andato da ragazzo” disse e fissò l’appuntamento per la
domenica successiva. Servivano le corde e quando gli dicemmo che non ne avevamo
annuì facendoci capire che ci avrebbe pensato lui.
Puntualmente partimmo dal santuario
della Madonna del Ponte, io, l’unico diciottenne, portavo la Fiat 850 di
famiglia con dentro quattro amici, mentre un quinto seguiva in motorino.
Arrivati al termine della strada
carrabile ci avviammo lungo un sentiero in salita nel bosco. La camminata non fu
molto lunga ma ci accorgemmo che nonostante Irmo ci sembrasse un’attempato
signore dedito a passatempi sedentari, in realtà ci teneva testa e faticavamo a
stargli dietro.
Giungemmo ai piedi di una rupe
calcarea e ci disse -:”Siamo arrivati chi va su per primo?”. Ci guardammo
negli occhi gli uni con gli altri, non ce lo aspettavamo di arrampicarci e
sinceramente non l’avevamo mai fatto se non per gioco, qui invece si trattava
di arrampicata vera e propria.
Irmo capì subito, non era la prima
volta che gli capitava di portare curiosi alla grotta, che si sbiancavano in
viso alla vista delle prime difficoltà da superare.
Pensavamo che quel giorno la nostra
escursione fosse finita lì e invece fece passare la corda dietro le spalle e
come un gatto in un batter d’occhio era alla sommità, nascosto dagli alberi,
che ci lanciava la cima.
Ma chi era quell’uomo che ci
stupiva per quell’agilità felina, quella padronanza di se stesso e dei luoghi
che calcava?
Sono passati molti anni abbastanza per ricordare con nostalgia quei momenti.
Molte cose sono successe nel
frattempo. Quei sei ragazzi, fra cui io, hanno fondato un Gruppo, l’hanno
visto svilupparsi, diventare adulto, crescere di numero. Oltre 150 persone sono
passate al suo interno, molte altre vi hanno gravitato intorno, l’hanno
conosciuto ed apprezzato per la sua attività a favore della città.
In venticinque anni siamo cresciuti
anche noi, abbiamo passato momenti belli ma anche tanti dolori che ci hanno
temprato e trasformato adulti.
Irmo, pur con questi anni in più
sulle spalle è sempre lui, pronto a riceverti con un sorriso ed una stretta di
mano.
Proprio durante una visita mi ha
narrato la storia delle sue avventure, le sue e quelle di un gruppo di
speleologi di quaranta anni fà.