L’uomo ha osato laddove il terremoto non era riuscito. E’ successo all’Abbazia di Sant’Eustachio in Domora, collocata in una interessante valle nel territorio comunale di San Severino Marche, ricca di antiche cavità artificiali descritte fin dal 1878 dal geologo Mario Canavari (Le grotte di Sant’Eustachio presso Sanseverino-Marche, appunti geologici sull’Appennino centrale. Bollettino del R. Comitato Geologico d’Italia, anno IX, pp. 261-271). L’antica costruzione si colloca proprio di fronte a una di esse.

Di seguito il comunicato stampa relativo all’argomento, a cura del Presidente del Circolo Legambiente “il Grillo” San Severino Marche:

“Ancora un’ingiuria all’Abbazia di Sant’Eustachio. Inspiegabile abbattimento di quel poco che resta della parte abitativa del monastero risalente al secolo XI. Conci e una parte consistente dello stipite del portale dell’edificio monastico sono stati demoliti e i conci, verosimilmente rimossi con una ruspa, si trovano sul greto del torrente. Il sisma stavolta non c’entra niente: il misfatto è di certo opera dell’uomo.
Mentre la chiesa attende interventi e una urgente messa in sicurezza, per cui nessuno si attiva nonostante i ripetuti appelli da parte della nostra associazione insieme alla sezione locale del CAI, anche quel che resta dell’abbazia viene demolito?
Il tutto a pochi giorni dalla decisione dello stanziamento di fondi, da parte della Regione Marche, per la valorizzazione dell’Antica Via Romano-Lauretana a cui l’abbazia deve la propria esistenza…
Il nostro circolo ha adottato dal 1999 la chiesa, che fu oggetto della prima edizione di Salvalarte nell’anno 2000. Grazie alla manifestazione si riuscì ad ottenere dai proprietari la concessione d’uso per 99 anni in favore della Città di San Severino Marche, che ne è ora di fatto il proprietario. In cambio la municipalità si impegnò a far restaurare l’edificio e a renderlo fruibile al pubblico. Il taglio dei fondi della Legge 61/98 e il disinteresse delle amministrazioni che si sono succedute ha impedito ad oggi il restauro.
La porzione di mura crollate è su un’area di proprietà del Demanio Forestale della Regione Marche, che dovrà chiarire come ciò sia potuto accadere in un’area dove, per di più, è vietato l’accesso veicolare.
Le autorità intervengano con urgenza per il recupero delle macerie e per fare luce sui fatti.”

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