Lo scorso Aprile l’unità di Ricerca dell’ENEA [Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile] di Portici aveva organizzato un convegno sulla “Valorizzazione del patrimonio sommerso di Sinuessa” durante il quale venivano presentati i risultati della prima parte del lavoro svolto nel 2012, illustrando anche le attività in programma per il 2013.

Il Comune di Sessa Aurunca avvio lo scorso anno una campagna di indagini di geomorfologia subacquea – in linea con le recenti normative ed in particolare, con la Convenzione Unesco recepita in Italia nel 2010 – per la caratterizzazione della litologia del banco roccioso di Sinuessa, per georeferenziare le evidenze antropiche e naturali di questo geosito.
L’obbiettivo delle attività era (ed è) di preservare il patrimonio subacqueo in situ, sviluppando l’archeologia subacquea, e sensibilizzare l’opinione pubblica su un patrimonio archeologico sommerso di quest’antica città romana risalente al II secolo.

Ma cosa ha causato lo sprofondamento di questa colonia romana?
Il porto giace dieci metri sott’acqua. Alla spiaggia si arriva percorrendo un basolato romano che si perde nella sabbia. Per ritrovare le sue tracce bisogna buttarsi in acqua e immergersi a tre metri di profondità. Ora è posato sul fondo del mare. Cosa sia successo a Sinuessa, l’antica colonia romana che sorgeva sul litorale domizio (oggi comune di Sessa Aurunca) è un interrogativo ancora irrisolto. Si sa solo che il terreno si è abbassato tra gli otto e i dieci metri in epoca romana e ora si vuol capire il perché e come.

È stata avviata una campagna di studi geologici, rilievi geomorfologici e ispezioni subacquee con l’obiettivo di analizzare ed appurare le probabili cause del fenomeno di sprofondamento delle strutture dell’antica colonia romana, che si trovano attualmente alla profondità di circa dieci metri.
Alla campagna di attività geoarcheologiche hanno partecipato un team di ricercatori del Laboratorio di Chimica Ambientale del Centro di Ricerca ENEA di Portici e il geologo del comune di Sessa Aurunca (Caserta).Le indagini hanno posto l’attenzione sugli antichi tracciati viari partendo da una strada selciata che s’insabbia in prossimità della spiaggia di Baia Azzurra, da cui ha preso avvio la campagna di georeferenziazione dei manufatti antropici sommersi e delle formazioni di pregio naturalistico.
La difficoltà maggiore riscontrata è che le rovine di Sinuessa si trovano in acque torbide a causa dei sedimenti per cui l’ENEA ha utilizzato una tecnologia sonar innovativa per investigare i fondali in 3D, tecnologie GPS ad alta precisione e strumentazione di misura dedicata all’ambiente marino.

Nell'immagine in alto lo schema del porto che si trova sotto il livello del mare. In questa immagine un dettaglio del porto con evidenziazione di una delle "pile".

Tra i reperti identificati ci sono 24 enormi blocchi (le cosiddette pilae da sessanta tonnellate l’uno che servivano probabilmente per delimitare i punti di attracco.), tracce di una antica strada e altre strutture di origine antropica che erano probabilmente emerse in epoca romana e che confermano la presenza delle antiche strutture sprofondate.

Cosa verrà fatto al termine delle attività geoarcheologiche? Il Comune di Sessa Aurunca ha intenzione di utilizzare i risultati degli studi dell’ENEA per delimitare un’area di interesse geoarcheologico e naturalistico e inserirla nel vasto e ricco panorama archeologico della Regione Campania. All’interno del progetto vi è previsto un polo attrezzato per percorsi subacquei ed escursioni in barca.

Per avviare un dibattito tra storici, geologi ed archeologi, il 6 Maggio si è tenuto presso il Museo Civico di Sessa Aurunca il II convegno per la “Valorizzazione del patrimonio sommerso di Sinuessa”.

Photocredit
(1) http://carinolastoria.blogspot.it
(2) http://www.archemail.it/arche9/0mondragone.htm
(3-4) http://lebellezzedelmassico.blogspot.it

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