Mi hanno incuriosito le “lamentele” circa la mancanza di visibilità dei volontari del CNSAS impegnati nelle operazioni di soccorso della nave Concordia arenatasi in quel dell’isola del Giglio e, con tutta onestà, non riesco a capirle. Ci siamo fin troppo spesso lamentati che la nostra visibilità diviene tale solo in casi di accidenti quando i media si divertono con titoli o argomentazioni che a noi un poco fanno sorridere e tanto arrabbiare ed ora ci si lamenta perché non si viene opportunamente citati. La domanda che mi viene spontanea è: vogliamo essere visibili o appariscenti?

Se il soccorso speleologico non fosse un’entità visibile non si sarebbe richiesto questo tipo d’intervento e gli speleo sub interessati all’operazione ora sarebbero tranquillamente occupati nella loro quotidianità e non già ad ispezionare un labirinto di ponti, cabine e quanto altro con tutte le difficoltà ed i rischi che questo comporta. Sono quindi visibili e la loro e di conseguenza nostra visibilità aumenterà giocoforza perché i volontari impegnati hanno i contrassegni del CNSAS e sicuramente non mancano li intorno fotografi e giornalisti. Ho apprezzato in modo particolare la risposta data dallo speleo sub trentino che invece di dire chi era o altro diceva di essere a disposizione, che attendeva ordini o istruzioni perché da la misura del suo impegno. Lui, come gli altri, è lì per aiutare e non già per farsi vedere ed è per questo che mette a disposizione, da volontario, il suo tempo, le sue conoscenze ed è per questo che mette, pur con tutte le cautele del caso, a rischio la sua incolumità. Non mancherà comunque neanche questo tipo di visibilità perché specie nelle piccole città, i giornali, sempre alla ricerca di un qualcosa da pubblicare nelle pagine di cronache, pubblicano articoli con nomi e cognomi dei partecipanti.

Al mondo speleologico manca la visibilità presso le istituzioni intendendo come tali le amministrazioni comunali, regionali e comunque quelle con le quali abbiamo la necessità di rapportarci ma questo spesso dipende da noi, da nostre mancanze. Dobbiamo intanto riconoscere che siamo un numero talmente esiguo e che già questo rende difficile la nostra conoscenza ma dobbiamo anche ammettere la riottosità dello speleologo verso quelle che generalmente sono chiamate, in maniera dispregiativa, attività burocratiche. Queste sicuramente, in quanto a visibilità, non possono certo competere con i risultati esplorativi e meno che mai con quello che può, ahinoi, derivare da problematiche di soccorso.

La nostra visibilità dipende, in linea di massima, da noi, dai risultati che siamo capaci di ottenere con le nostre azioni e quindi, intanto, grazie ai volontari del CNSAN e non tanto per quanto riusciranno a fare per la speleologia ma per quello che fanno in favore di chi ha bisogno.
Gianni Ledda

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