Ipotesi storiche e geologiche sulla frana di via Acrone
L’evacuazione d’urgenza di alcuni edifici in via Acrone, ad Agrigento, ha riacceso l’attenzione sulle condizioni del sottosuolo della città.
Secondo lo storico Lillo Miccichè e altri studiosi, una delle cause del dissesto potrebbe essere la presenza di perdite idriche e falde acquifere sotterranee.
Oltre agli effetti delle infiltrazioni d’acqua recenti, l’instabilità della zona potrebbe essere legata alla conformazione geologica del terreno e alla sua storia urbanistica.
Via Acrone si trova infatti su un’area caratterizzata in passato dalla presenza di un burrone, poi colmato con materiali di riporto, che potrebbero aver perso stabilità nel tempo.
Le origini della via Acrone e il rischio idrogeologico
Secondo Miccichè, la via Acrone è stata costruita negli anni ’30 su un terreno riempito artificialmente durante la realizzazione della Stazione Centrale di Agrigento.
Questo riempimento, unito alla presenza di una falda d’acqua sorgiva a circa 50 metri di profondità, potrebbe aver favorito l’erosione del sottosuolo, causando il movimento franoso che ha portato all’evacuazione degli edifici.
Nel passato, l’area era occupata da un burrone noto come “Torrente delle Cavolinelle” o “Nave di Empedocle”, che separava due colline cittadine.
Già nel XIX secolo, durante i lavori di trasformazione dell’attuale Piazza Vittorio Emanuele in piazza d’armi, fu scoperta una vena d’acqua particolarmente abbondante.
Questa scoperta portò alla realizzazione di giardini pubblici e di una fontana, ma non a misure adeguate per la gestione delle acque sotterranee.
Le conseguenze della mancata gestione delle acque sotterranee
L’ipotesi avanzata dagli storici è che la mancata regimentazione di queste acque abbia contribuito all’instabilità del terreno.
L’urbanizzazione dell’area e il peso delle strutture costruite su un substrato fragile potrebbero aver aggravato il fenomeno.
Miccichè aveva già segnalato il problema nel 1996 con uno studio sugli ipogei agrigentini, in cui evidenziava la presenza di acque sotterranee e il rischio di dissesto idrogeologico in alcune aree della città.
Altri punti critici potrebbero essere il lato sud del piazzale Aldo Moro e altre zone con caratteristiche geologiche simili.
Possibili interventi per la sicurezza urbana
L’evento di via Acrone ha sollevato interrogativi sulla sicurezza urbana e sulla necessità di interventi per ridurre il rischio di nuovi cedimenti. Le misure possibili includono:
• Monitoraggio continuo del terreno con strumenti geotecnici.
• Opere di drenaggio per ridurre l’accumulo di acqua sotterranea.
• Consolidamento delle strutture con tecniche di ingegneria geotecnica.
• Definizione di un piano di evacuazione in caso di ulteriori cedimenti.
L’episodio evidenzia la fragilità del territorio agrigentino, caratterizzato da cavità sotterranee e falde acquifere.
Un piano di gestione del rischio idrogeologico diventa essenziale per garantire la sicurezza degli abitanti e la stabilità del patrimonio edilizio della città.