Leggendo un articolo della Redazione di Repubblica dello scorso 9 settembre 2024, viene da chiedersi cosa accadrà la prossima estate
Il Gorner, uno dei ghiacciai più imponenti delle Alpi svizzere, è sempre meno riconoscibile.
Lo racconta con amarezza Alessio Romeo, geologo, speleologo e alpinista che frequenta il ghiacciaio dal 1998, in un reportage pubblicato da la Repubblica il 9 settembre 2024. Durante un’ultima visita in agosto, Romeo ha trovato al posto delle maestose gallerie glaciali — vere e proprie “cattedrali di ghiaccio” — una distesa desolata di macigni e roccia nuda: «C’era una galleria multipla, con soffitti alti dieci metri. Ora c’è solo il cielo».
Il Gorner, che discende dal Monte Rosa verso Zermatt, insieme al vicino Grenz costituiva uno dei sistemi glaciali più vasti dell’arco alpino.
Il cambiamento climatico ha colpito duro. I sempre più intensi ruscellamenti estivi, alimentati da temperature in costante aumento, scavano cunicoli e anfratti — i cosiddetti “mulini” — che un tempo davano vita a scenari di rara bellezza.
Oggi, però, questi stessi fenomeni accelerano lo scioglimento del ghiaccio, erodendo il ghiacciaio dall’interno. «Il Gorner ormai non è più connesso al Grenz — spiega Romeo — e le sue acque contribuiscono alla fusione della lingua principale, aggredendola da sotto».
Una “fusione nascosta”, difficile da rilevare perfino dalle immagini satellitari. È questo il termine usato dagli studiosi per descrivere un processo subdolo e pericoloso.

Nel 2021, l’astronauta ESA Luca Parmitano ha esplorato insieme ai geologi Francesco Sauro e Alessio Romeo il cuore del ghiacciaio, spingendosi fino a 120 metri all’interno attraverso crepacci e tunnel. «L’acqua calda penetra come una spina nel fianco — racconta Sauro — e consuma il ghiacciaio dall’interno. Dal 2014 la cavità era cresciuta, ma ora è rimasta solo una parte interna, sottile e instabile, a rischio crollo». Una dinamica analoga a quella del tragico collasso della Marmolada nel 2019.
Il progetto “Inside the glaciers”, portato avanti dai due speleologi con l’obiettivo di documentare e studiare queste trasformazioni, si scontra sempre più con la realtà di un ambiente divenuto ostile e pericoloso. «Il fronte del Gorner è arretrato di centinaia di metri — osserva Romeo — dove prima bastavano dieci minuti a piedi, ora ce ne vogliono trenta. Per scendere servono corde, e bisogna sperare che nulla ti crolli addosso».
Il bollettino climatico è impietoso: il programma europeo Copernicus ha dichiarato quella del 2024 l’estate più calda mai registrata, con temperature che minacciano di infrangere ogni record.
E la scomparsa dei ghiacciai, anno dopo anno, non è più un futuro da temere, ma una realtà che avanza inesorabile. Romeo lo conferma con un’amarezza che pesa come una sentenza: «Sapevamo che sarebbe successo, ma non ci aspettavamo, in meno di due anni, di trovarci davanti a un disastro simile».
E oggi, nell’aprile 2025, ci chiediamo: cosa ci aspetta la prossima estate?
Se l’estate 2024 è stata la più calda di sempre, con scenari glaciali mutati nel giro di pochi mesi, le prospettive per i mesi a venire non sono certo rassicuranti.
La montagna ci ha già lanciato il suo grido d’allarme: ascoltarlo e agire non è più un’opzione, ma una necessità.
Fonte: Repubblica 9/9/2024 https://www.repubblica.it/italia/2024/09/09/news/cattedrali_di_ghiaccio_scioglimento-423486368/