Dall’alpinismo estremo alla battaglia silenziosa per la sopravvivenza culturale della Groenlandia orientale
In un mondo sempre più globalizzato e distratto, la storia di Robert Peroni emerge come un inno alla coerenza, alla solidarietà e all’impegno civile.

Ex esploratore e alpinista estremo, Peroni – originario dell’altopiano di Renon, in Alto Adige – nel 1983 compie una delle imprese più dure della sua vita: attraversare a piedi, senza supporti esterni, i 1.400 chilometri della calotta glaciale della Groenlandia.
È lì che qualcosa cambia: Roberto tocca con mano la fragile dignità del popolo Inuit dell’Est dell’isola.
E decide di non andarsene più.
Una casa rossa in fondo al mondo
A Tasiilaq, villaggio affacciato su un fiordo gelato, Peroni fonda The Red House, una struttura che è molto più di un ostello: è un progetto sociale che offre lavoro, scopo e speranza ai giovani Inuit, spesso privi di prospettive a causa del crollo delle attività tradizionali. La Red House è anche un centro per un turismo sostenibile e rispettoso, un ponte tra il mondo occidentale e una cultura millenaria.

All’ingresso, campeggia una scritta semplice e potentissima:
“Noi qui siamo a casa loro”.
La frase, in italiano, riflette profondamente il rispetto e l’umiltà con cui Peroni si è avvicinato alla cultura inuit.
Non si tratta di una traduzione da un’altra lingua, ma di un’affermazione diretta nella sua lingua madre, l’italiano, che sottolinea il suo ruolo di ospite in una terra che appartiene al popolo inuit.
La scelta di mantenere la frase in italiano all’ingresso della Red House simboleggia il ponte culturale che Peroni ha costruito tra il suo paese d’origine e la comunità che lo ha accolto.

I racconti di un’umanità perduta
Nei suoi libri, da Dove il vento grida più forte a In quei giorni di tempesta e I colori del ghiaccio, Robert racconta una Groenlandia tanto maestosa quanto fragile.
Le pagine sono piene di descrizioni, ed anche di storie struggenti, come quella degli anziani Inuit che, sentendo avvicinarsi la fine, prendono la propria canoa e si lasciano andare tra i ghiacci. I familiari, in silenzio, piantano una croce sul fiordo per ricordarli.
Non cimiteri, ma semplice croci: chi non vorrebbe andarsene così?

Centrale è anche la sua denuncia, pacata ma profonda, contro le politiche della Danimarca: la proibizione della caccia alle foche – attività identitaria oltre che vitale – ha avuto effetti devastanti su un popolo esclusivamente cacciatore, annientando la dignità e il sostentamento di intere comunità. “Non è un problema di protezione animale”, scrive Peroni, “ma di protezione umana”.
Non è solo il caso della protezione, naturalmente valida su larga scala: Groenlandia sarebbe esclusa dal divieto, ma il mondo non accetta più l’idea che una foca possa anche essere preda.
Agli Inuit non servono i soldi: anzi, servono, ma guadagnati, non regalati: non sussidi , ma dignità e lavoro per le persone.

Le grotte della Groenlandia: silenziose sentinelle del tempo
Anche la Groenlandia, terra dominata da ghiacci e tundra, custodisce grotte.
Alcune sono effimeri mulini glaciali: cavità scolpite dallo scioglimento nei ghiacciai, dai colori blu intensi e accessibili in alcune zone dell’Est, proprio nei pressi di Tasiilaq.
Altre, molto più antiche, sono grotte di roccia situate nel remoto nord dell’isola, come in Wulff Land. In esse, paleoclimatologi come Gina Moseley hanno trovato e stanno studiando speleotemi che raccontano oltre mezzo milione di anni di storia climatica (https://www.scintilena.com/gina-moseley-speleologia-e-clima-estremo-nei-ghiacci-della-groenlandia/05/09/). Le ricerche contribuiranno a colmare alcune delle grandi lacune esistenti sulla storia climatica dell’Artic, fornendo una ricostruzione dell’andamento delle temperature e dei cicli glaciali.
In un certo senso, anche queste grotte rappresentano un archivio vivente, un mondo nascosto come quello degli Inuit: silenzioso, profondo, spesso ignorato, eppure essenziale per comprendere il nostro pianeta.
Proprio come gli speleologi portano alla luce realtà invisibili: così Peroni ha fatto con il popolo groenlandese.
Groenlandia: un’isola immensa, strategica e contesa
La Groenlandia, il cui nome – apparentemente paradossale – significa “Terra verde” (Greenland in inglese, Grønland in danese), è la più grande isola del pianeta: 2.175.600 km², situata tra l’Oceano Atlantico del Nord e l’Artico, tra Canada e Islanda, da cui è separata dal Canale di Danimarca.

L’84% del suo territorio è ricoperto da ghiacci, e i circa 56.000 abitanti, in maggioranza Inuit, vivono soprattutto lungo le coste sud-occidentali. Sebbene faccia parte del Regno di Danimarca, la Groenlandia gode dal 2009 di ampia autonomia interna, ma resta legata a Copenaghen per difesa, politica estera e sussidi economici.
L’interesse degli Stati Uniti
Nel 2019, l’allora presidente Donald Trump espresse l’intenzione di acquistare la Groenlandia, suscitando reazioni indignate. L’idea non era nuova: gli Stati Uniti avevano già avanzato offerte nel 1867 e nel 1946. Trump ha rilanciato la proposta con ancora più insistenza nel 2025, durante il suo secondo mandato, sollevando timori di interferenze e pressioni sull’opinione pubblica locale.
Le ragioni sono molteplici:
- Geopolitica: la Groenlandia è una piattaforma naturale per il controllo dell’Artico e della nuova Rotta Artica, destinata a diventare cruciale per il commercio globale.
- Presenza militare: vi sorge la base USA-NATO di Thule, fondamentale per il sistema radar e satellitare.
- Risorse naturali: l’isola è ricchissima di materie prime (terre rare, uranio, petrolio, gas), sempre più accessibili con lo scioglimento dei ghiacci.
- Competizione con la Cina: Pechino ha mostrato interesse per investimenti minerari e infrastrutturali, spingendo Washington a rafforzare la sua presenza diplomatica.
Nel 2025, secondo diverse fonti, l’amministrazione statunitense avrebbe persino monitorato movimenti indipendentisti e umori popolari attraverso attività di intelligence, provocando nuove tensioni con Copenaghen.
Autonomia e fratture culturali
Uno dei punti più controversi nei rapporti con l’Europa è il divieto alla caccia delle foche, imposto dall’Unione Europea e sostenuto dalla Danimarca. Tale divieto, pur nato da preoccupazioni ambientali, ha avuto effetti devastanti per le comunità inuit, che vi basavano il proprio equilibrio economico e culturale.
Molti groenlandesi guardano oggi all’indipendenza come un sogno concreto, ma l’autosufficienza resta difficile da raggiungere. In questo contesto, la storia di Peroni e della Red House assume un valore ancora più potente, come esempio di resistenza, rispetto e ascolto.
Groenlandia e Danimarca: un legame controverso
La Groenlandia è una nazione costitutiva autonoma all’interno del Regno di Danimarca.
Autogovernata dal 2009, gestisce quasi tutte le materie interne, ma dipende dalla Danimarca per difesa, politica estera e finanziamenti.
Il desiderio di piena indipendenza cresce, anche grazie alla scoperta di risorse naturali.
Ma il futuro resta incerto: tra autodeterminazione e vincoli coloniali, la Groenlandia vive un equilibrio fragile.
Un testimone necessario
Attraverso la sua vita, i suoi libri e la Red House, Robert offre una potente testimonianza.
Invita ad ascoltare chi non ha voce, a considerare l’impatto delle nostre scelte su popoli lontani, e a riscoprire il valore della cura, dell’accoglienza e del rispetto profondo per ciò che è altro da noi.

E nonostante l’età avanzi anche per lui (anche se non si direbbe, vedendolo in azione), quando è in Italia Peroni è spesso ospite di incontri e conferenze, soprattutto organizzate da realtà associative e culturali, tra cui il CAI, riconosciuto – ricordiamo – come associazione di protezione ambientale dal Ministero dell’Ambiente.
La Liguria lo ha visto ospite nel capoluogo già due volte, di recente: nel 2018 e dopo il periodo Covid, nel 2021, così molto altre regioni, che vivono il caldo impegno di Robert come una continua fonte di ispirazione.
Per approfondimenti:
Red House – East Greenland https://the-red-house.com/en/home-en.html
Robert Peroni incontra Christian Roccati https://www.youtube.com/watch?v=4tNaz9xvn_U
Film La Casa Rossa (2021)