Un’indagine sulle cavità carsiche e minerarie nell’isola
Uno studio condotto da geologi e tecnici ha analizzato la formazione dei sinkhole in Sardegna, con particolare attenzione alle aree urbane e industriali.
Il fenomeno, legato sia alla presenza di cavità carsiche naturali sia a vuoti minerari di origine antropica, rappresenta un rischio significativo per il territorio, in particolare nelle zone densamente popolate.
Le aree più colpite e le cause del fenomeno
Negli ultimi decenni, in Sardegna si sono verificati numerosi episodi di cedimenti del suolo, soprattutto nelle aree del Sulcis-Iglesiente e nella città di Cagliari.
Questi eventi sono spesso dovuti al crollo di cavità sotterranee preesistenti, molte delle quali derivano dall’attività mineraria del passato. In particolare, nei centri urbani di Carbonia, Iglesias e Villamassargia sono state documentate voragini di varia estensione, alcune delle quali situate a poche decine di metri da edifici e infrastrutture.
Oltre alle cavità minerarie, il fenomeno è aggravato dalla presenza di aree carsiche soggette a dissoluzione del calcare, che porta alla formazione di ulteriori vuoti nel sottosuolo.
Questo accade soprattutto nelle pianure alluvionali interne e costiere del Sulcis-Iglesiente, dove il carsismo è particolarmente attivo.
Il censimento dei sinkhole e l’estensione del fenomeno
Dal 2010 il Servizio Geologico Regionale dell’Arpas, in collaborazione con enti locali e Ferrovie dello Stato, ha avviato un monitoraggio dei sinkhole in Sardegna.
Fino a oggi sono state censite circa 60 voragini riconducibili a collassi minerari, distribuite su un’area complessiva di oltre 10 km².
A queste si aggiungono circa 50 sinkhole di origine carsica, localizzati principalmente lungo il rio Cixerri, nella piana di Narcao e nella valle di Gutturu Saidu.
Molti di questi fenomeni si sono verificati in prossimità di infrastrutture strategiche, come il tratto ferroviario tra Villamassargia e Iglesias, dove i cedimenti del terreno sono stati segnalati sin dagli anni ’50.
Anche nelle aree urbane di Carbonia e Nuxis si sono registrati episodi di sprofondamento, spesso con conseguenze per la viabilità e le abitazioni.
Monitoraggio e interventi di prevenzione
Lo studio ha permesso di delineare una mappatura preliminare delle aree a maggiore rischio sinkhole, fornendo uno strumento utile per la pianificazione territoriale e la messa in sicurezza del territorio.
Le informazioni raccolte sono state integrate con rilievi geologici di dettaglio, finalizzati a individuare i punti più critici e a stabilire eventuali interventi di consolidamento.
Le autorità regionali stanno valutando misure di monitoraggio e controllo per limitare i rischi legati ai cedimenti del suolo.
Tra le possibili soluzioni si ipotizzano interventi di riempimento e stabilizzazione delle cavità minerarie, oltre a sistemi di allerta precoce per le aree più vulnerabili.
Lo studio rappresenta un primo passo per comprendere l’estensione del fenomeno in Sardegna e sviluppare strategie di mitigazione del rischio, in un territorio dove il rapporto tra attività umane e conformazione geologica continua a influenzare la sicurezza ambientale.