Riflessioni e documentazione storica sulle esplorazioni dell’abisso a Sant’Anna d’Alfaedo
Girovagando per la Lessinia: Contesto Naturale e Storico della Spluga della Preta
Girovagando per la Lessinia si scopre un territorio ricco di storia e tradizione speleologica. La Spluga della Preta, cavità carsica di rilievo, si apre in una conca erbosa sul Corno d’Aquilio, nel Comune di Sant’Anna d’Alfaedo, a 1475 metri di altitudine.
La valle, caratterizzata dalla presenza di malghe stagionali e da un paesaggio che ha visto il passaggio di antichi confini scaligeri, veneziani e austriaci, rappresenta un ambiente che unisce elementi naturali e testimonianze storiche.
L’origine del nome, che probabilmente deriva dall’antica voce “Bra” riferita a spiazzi erbosi, sottolinea il legame profondo tra la natura del luogo e le attività tradizionali locali.
In Occasione dei 100 anni di Esplorazione: Evoluzione delle Spedizioni Speleologiche
A partire dal 1901, le prime testimonianze documentate dell’abisso hanno segnato l’inizio di una lunga tradizione di esplorazioni.
Nel 1904 il Prefetto di Verona ne descrisse la ubicazione e la morfologia, mentre la prima spedizione scientifica, organizzata nel 1925 dai membri del SUCAI di Verona, aprì la strada a numerosi rilievi successivi.
La Superspedizione Scientifico Speleologica del 1962, realizzata in collaborazione con il Gruppo Grotte “Falchi”, ha rappresentato una tappa fondamentale per l’approfondimento della conoscenza della cavità, registrando quote che hanno raggiunto circa -630 metri.
Nel corso degli anni, le missioni organizzate da vari gruppi speleologici hanno portato a una serie di rilievi, contribuendo a delineare la complessità e la profondità dell’abisso.
Leggende e Miti dell’Abisso: Racconti Popolari della Preta
L’abisso della Preta è da tempo oggetto di narrazioni popolari che si sono tramandate di generazione in generazione.
Racconti di mandriani e contabbandieri, legati a episodi vissuti lungo i secoli, hanno alimentato il mito della cavità.
Una delle storie più discusse narra di un individuo munito di campanaccio e corda, che si addentrò nella profonda cavità, facendo emergere un alone di mistero attorno all’esperienza vissuta.
Questi racconti, che fanno parte della tradizione orale del territorio, offrono spunti di riflessione per chi si avvicina allo studio della speleologia, senza snaturare il valore scientifico degli rilievi effettuati.
Innovazioni Tecniche e Rilievi Scientifici: Progresso nella Ricerca Speleologica
L’evoluzione degli strumenti e delle tecniche ha segnato una svolta nell’approccio alla ricerca della Spluga della Preta.
Negli anni ’70, l’adozione di attrezzature leggere ha consentito a numerosi gruppi speleologici di estendere le esplorazioni, consentendo l’identificazione di nuovi cunicoli, sale e pozzi.
I rilievi geologici hanno permesso di analizzare la stratificazione della cavità, che si estende dalle rocce del Cretaceo inferiore fino alle formazioni dolomitiche del Triassico.
Queste attività hanno condotto, in alcuni settori della cavità, a registrare profondità che hanno raggiunto i -877 metri, offrendo dati preziosi per la comprensione dei complessi sistemi carsici della regione.
Documentazione e Studio Geologico: Analisi della Cavità Carsica
La raccolta di dati e immagini ha rappresentato un elemento centrale nel percorso di studio della Spluga della Preta.
Il primo servizio fotografico a colori, realizzato negli anni ’60, ha aperto la strada a ulteriori operazioni di documentazione, che hanno reso possibile una ricostruzione dettagliata della morfologia dell’abisso.
Nel 1988, la spedizione denominata “Operazione Corno d’Aquilio” ha portato alla pulizia dell’area, al completamento di un rilievo scientifico e alla raccolta di dati geologici che ancora oggi costituiscono un riferimento per gli studi successivi.
Progetti di riprese cinematografiche avviati nel 2003 hanno documentato, attraverso numerose ore di registrazioni, il percorso interno alla cavità, evidenziando la complessità e l’importanza di un sistema naturale ancora in gran parte inesplorato.
Memoria e Futuri Progetti: Ricordo e Sviluppo nella Speleologia della Preta
Il ricordo delle esperienze passate si affianca alla volontà di sviluppare ulteriori progetti di ricerca.
La tragica scomparsa della speleologa Marisa Bolla Castellani ha segnato un capitolo doloroso nella storia delle esplorazioni, spingendo la comunità speleologica a rafforzare le misure di sicurezza durante le spedizioni.
L’inaugurazione di una chiesetta alpina, realizzata nel 1970 in onore di San Benedetto Abate, testimonia l’impegno dei gruppi di appassionati nel commemorare gli eventi e nel mantenere vivo il dialogo tra memoria e ricerca.
Recenti incontri, organizzati presso sedi come quella del CAI di Bosco Chiesanuova, hanno visto la partecipazione di relatori di rilievo, tra cui Francesco Sauro, che ha illustrato le prospettive future e l’importanza della collaborazione internazionale nel campo della speleologia.
Conclusione
La Spluga della Preta si conferma come un punto di riferimento per speleologi e studiosi interessati allo studio dei sistemi carsici della Lessinia.
La storia delle esplorazioni, unita alla ricca documentazione scientifica e alle tradizioni locali, offre numerosi spunti per approfondire la conoscenza di questo complesso ambiente naturale.
Gli appassionati sono invitati a consultare testi e materiali documentali per scoprire ulteriori dettagli sul percorso di esplorazione e sui progressi tecnologici che hanno reso possibile l’analisi di un sito così articolato.
L’impegno condiviso tra gruppi italiani e stranieri garantisce il continuo sviluppo della ricerca, con la prospettiva di svelare nuovi elementi del fascino e della complessità dell’abisso.