Fonte: Il Giornale di Vicenza di lunedì 11 agosto 2008
di Giancarlo Marchetto, postato da Michele Tommasi, correzioni di Lucio D’alberto

LA SPEDIZIONE NEL BELLUNESE

Il club “Proteo” con lo speleo-alpinista Gianni Lovato nel cuore delle valli agordine
La grotta diventa museo con gli speleologi berici
Esplorazione sotterranea per carpire tutti i segreti dei labirinti rocciosi nel sottosuolo dolomitico
Lo sfruttamento minerario è iniziato nel ‘400 ed è stato interrotto soltanto nel 1962
Già eseguiti rilievi topografici e mappatura fotografica della grotta dell’Onice Caprile

di Giancarlo Marchetto

Un’esplorazione sotterranea su più fronti per carpire tutti i segreti di una grotta destinata a diventare un museo. La grotta dell’Onice di Caprile è stata scoperta alcuni anni or sono dallo speleo-alpinista vicentino Gianni Lovato del club speleologico “Proteo” di Vicenza, che dopo un’uscita esplorativa per il rilievo topografico e per la realizzazione di una prima documentazione fotografica con i soci del “Proteo” Luca Dal Molin, Samuela Dal Maso, Annarita Costa e Marta Baù, ha provveduto a chiuderne l’accesso. Da tempo il “Proteo”, e Lovato soprattutto, portano avanti importanti ricerche speleologiche nell’area delle Dolomiti Ampezzane, in particolare sulle Conturines e nelle miniere dell’Agordino, situate più 18 chilometri più a sud nella valle Imperina nel comune di Rivamente Agordino.

LA MISSIONE. All’interno della grotta in azione una task-force di dieci speleologi vicentini del club “Proteo”
Le stalattiti multicolor dipingono il cunicolo

Una decina di esploratori vicentini impegnati per una giornata a sondare ogni segreto della miniera. Erminio Piva, biospeleologo del club speleologico “Proteo”, ha raccolto campioni di fauna (trovati alcuni niphargus e altri insetti endemici) e piazzato trappole che verranno recuperate tra un quadrimestre. Il chimico Edoardo Bellocchi ha effettuato le misurazioni sull’acqua che all’interno della grotta circola copiosa, formando anche due laghetti, e sul radon nell’aria e nell’acqua, mentre i geologi Luca Dal Molin e Francesco Boifava hanno raccolto e classificato campioni di roccia. Lo speleosub Franco Farronato del Cai “Trevisiol” di Vicenza ha vagliato le possibilità di esplorare il ramo allagato. I colleghi del gruppo guidati da Giacomo Ghiotto hanno realizzato un eccezionale servizio fotografico su una grotta strepitosa per le morfologie incredibili e per i colori delle concrezioni stalattitiche. L’acqua e l’ambiente saturo della grotta favoriscono la formazione di depositi calcarei multicolori. In particolare è stato recuperato una parte di un giornale quotidiano (degli anni ’60?) che è stato totalmente ricoperto di una pellicola calcarea trasparente. La grotta si apre proprio lungo la strada provinciale 203 agordina in prossimità dell’abitato di Caprile, nel Comune di Alleghe e la scoperta ha destato grande scalpore nelle vallate agordine in cui il lavoro minerario ha segnato per secoli la vita di questa gente. Poi come un colpo di spugna tutto è andato perduto, persino l’ubicazione delle miniere. Ora con il supporto del prof. Paolo Mietto, geologo, accademico olimpico nonché docente all’Università di Padova, i segreti della miniera e della sua prosecuzione naturale individuata da Lovato stanno per essere svelati. Il futuro, grazie agli studi e ricerche degli speleologi berici, è nell’apertura al pubblico di questa grotta lunga meno di 100 metri.

Fonte: Il Giornale di Vicenza di lunedì 11 agosto 2008

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *