Notizia di Paolo Turrini – Andrea Benassi
Nei giorni tra il 28-29 Marzo, una squadra composta da Andrea Benassi, Marco Di Bernardo e Paolo Turrini, è tornata, dopo un numero indecifrato di anni, a rivedere un passaggio estremamente selettivo, una delle ultime frontiere inesplorate alla grotta degli Urli (comune di Guarcino, monti Ernici). Questa grotta è stata scoperta ed esplorata a cavallo tra gli anni ’80-’90 dallo SCR ed ha visto un folto numero di speleologi romani, trainati da Andrea Felici, Giovanni Polletti e Marco Mecchia, accanirsi in una delle più avvincenti esplorazioni del Lazio, portando la grotta fino ad una profondità di circa -570m, per molti anni massima profonda del Lazio. La grotta ha visto anche esplorazioni speleo-subacque del sifone terrminale con un’immersione nel ’91 da parte di Letizia Argenti (CSR) e ulteriori esplorazioni post-sifone da parte di speleo-sub toscani (Gianni Guidotti e Matteo Baroni) raggiungendo la profondità di -610m. L’ultima esplorazione risale al ’92 con la scoperta di un ramo in risalita Disneyland che parte a -450m fino a raggiungere la base di un pozzo, il Nautilus, alto 50m e risalito in artificiale da Simone Re. Da allora le esplorazioni si sono arenate e, nonostante l’enorme potenzialità della grotta, sono stati vani tutti i tentativi di bypassare il fondo.

Qui di seguito potete leggere il racconto di Andrea Benassi sull’esito dell’uscita di domenica:

Una promessa è una promessa, e Paolo a quella dannata strettoia aveva promesso che prima o poi sarebbe tornato. Mentre risaliamo i pozzi verso il Nautilus, ci viene da pensare che però 17 anni sono proprio tanti e se sono passati per noi speriamo che almeno non se ne siano accorte le corde. L’ultima volta che eravamo passati da queste parti era il 2001, ed il tutto già sembrava molto lontano.
Allora pensammo bene di andare a vedere la centrifuga d’acqua posta alla base del Nautilus, ne uscì qualcosa a metà strada tra un’immersione e un gioco di prestigio stile Hudinì sepolto vivo nell’acquario. Uscii come un cane bagnato ma di prosecuzioni neanche l’ombra. Ero abbastanza convinto di aver chiuso i giochi con gli Urli, ma non avevo fatto i conti che la Santabarbara a Curve e la promessa che Paolo gli aveva fatto. Già il nome ne aveva fatto una specie di creatura metafisica, una entità oscura, sospesa a metà del pozzo nautilus, un posto visto solo da Paolo e Simone, ovviamente non presente sul rilievo, un qualcosa di mistico come una specie di serpone atzeco in attesa. Erano ormai almeno 15 anni che a cadenza semestrale Paolo inseriva l’argomento nei discorsi… con noncuranza, nei momenti di stanca delle esplorazioni… quando pozzi e meandri scarseggiavano… potevi stare sicuro che ad un certo punto il discorso sarebbe arrivato da quelle parti… “e poi ci sarebbe la santabarbara a curve…lì continua…” per almeno una decina d’anni mi sono smarcato da questa oscura entità e dall’obbligo di andare a metterci il naso, qualcosa mi diceva che il posto era infido. Ma una promessa è una promessa. Mentre con Marco e Paolo risalgo abbandonando i grandi saloni degli urli per la misteriosa acqua del nautilus, mi viene in mente che assomigliamo tanto al seguito dei tre moschettieri… Ventanni dopo… peli bianchi, acciacchi vari, ma la stessa malattia mentale che ci porta contro ogni logica verso posti veramente infami. Un paio di ore dopo ne ho la certezza. Dopo i primi dieci metri di strettume Paolo ha un dubbio esistenziale: o lui è cresciuto in altezza o la strettoia s’è ristretta. con la mazzetta proviamo a rendere umana la curva a gomito che gli imprigiona il femore, gli va bene che la strettoia accetta la modifica strutturale; il piano b prevedeva la frantumazione dell’anca per rendere Paolo a misura di strettoia. Il peggio però viene dopo. Davanti a noi si profila qualcosa simile alla tana del bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie… una versione rimpicciolita della normale santabarbara, e pure bella bagnata. Paolo avanti decide di fare l’uomo-spugna, mezz’ora dopo se ne pentirà amaramente, qualcuno ha dimenticato lo scaldabagno spento e questa volta la muta è rimasta a casa, ma il problema è che la faccenda non è finita, la simpatica strettoia si è enormemente allungata negli ultimi 17 anni ed il saltino visto lo scorso millennio ancora non si vede. Adesso è la volta del meandro-strettoia di fianco, stile erdigheta per gli specialisti, altri 4-5 metri…e finalmente la rosa mistica, la visione del motore immobile… il pozzetto. Adesso il problema è scendere. Da questo punto in poi non so bene cosa sia successo, so solo che nonostante fossi abbastanza dubbioso alla fine mi sono ritrovato a fare capriole e ribaltamenti in strettoia fino a ritrovarmi alla base del saltino di 3-4 metri con il forte dubbio su come ritornare dentro il budello e uscirne. Qualcosa a metà tra una rinascita reincarnata e una espulsione intestinale. Da sopra, il resto della banda era ancora ben compresso nel budello e vista l’acqua fredda non aveva certo voglia di metterci le tende. Le esplorazioni serie andavano rinviate e organizzate. Restava però da capire di che morte morire… avanti il meandro sembra continuare… proseguo con la circospezione che solo la certezza di essere assolutamente solo può dare… fortunatamente in confronto a prima sembra tutto largo, poi ad un certo punto arriva la tanto cercata sosta e frontiera… un bel pozzo da dieci largo, e sotto qualcosa che sembra crescere… dal fondo allegro sale un lontano rumore di acqua che corre.
Per oggi può bastare. adesso bisogna aspettare l’estate: poca acqua e niente bufera di neve all’uscita non possono che migliorare la situazione. il futuro è oscuro, per ora possiamo solo sognare che la santabarbara a curve sia la mistica via per nuove e lontanissime regioni… con la fantasia per noi è già la porta per posti talmente lontani che quando torneremo, una volta difronte al budello non potremo che dire: “… bè ormai siamo fuori”.

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