Dopo una lunghissima resistenza contro un male più implacabile di uno speleologo, Stefano Turco, Turbo per i suoi compagni, ci ha lasciati. E’ una sciagura grandissima innanzitutto per la sua meravigliosa famiglia, ma anche per noi del Circolo Speleologico e Idrologico Friulano.

Turbo era uno dei migliori speleologi che abbiano operato nella nostra regione, socio del CSIF da sempre e orgoglioso di esserlo. Per anni aveva operato nell’ambito del CNSAS.
Uno speleologo di grandi capacità, colto e preparato, un’intelligenza vivace sempre pronta ad affrontare nuovi problemi sia tecnici che esplorativi, trovando soluzioni e industriandosi. Era geologo e aveva operato a lungo sulle piattaforme per perforazioni petrolifere, allontanandosi per lungo tempo dall’Italia e dall’attività speleologica, senza realmente mai smettere o lasciare il Circolo. Quando finalmente tornò in pianta stabile fra noi divenne una risorsa incredibile. Perché essere preparati e intelligenti è molto, ma Turbo era anche complice e autorevole, sapeva trascinare i suoi compagni e spronarli. Negli ultimi anni non era più l’uomo delle punte in Canin, ma aveva saputo trasmettere la sua passione, motivare tutti noi e sostenerci con ragionamenti fatti insieme, consigli e una perenne disponibilità a interessarsi a qualunque aspetto della speleologia e della vita sociale del Circolo.

A lui dobbiamo molto, sia sul piano esplorativo che culturale e umano. Uno dei suoi regali più grandi negli ultimi anni è stata la scoperta del “ingresso di servzio” che ci ha permesso di entrare nel cuore dell’altopiano di Monteprato. Era una delle sue idee migliori: dobbiamo cercare gli ingressi di servizio, apparentemente insignficanti, per entrare nei sistemi grandi. E l’idea è stata seguita molto negli ultimi tempi, dando risultati. Quel buchetto soffiante che Turbo trovò vagando nel bosco è diventato l’ingresso di una bellissima grotta, che lui volle dedicare all’amore della sua vita, chiamandola Grotta Sara.

Lo saluteremo domani, venerdì 3 novembre 2017 alle ore 15 presso la chiesa parrocchiale di Colloredo di Prato (UD), dove viveva e dove si è spento alla fine di una lunga lotta, affrontata con una forza e un coraggio che appartengono a chi ha esplorato gli abissi dei monti.

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