Notizia da parte di Luigi Manna curatore CCA Calabria
La presenti note sono estratte da una relazione di studio sull’ipogeo denominato “Cripta della Consolazione†redatta dal Catasto delle Cavità Artificiali della Calabria e comparso sulla stampa di Cosenza a promozione anche delle attività del Catasto CA e dei gruppi speleologici locali
Il centro storico di Cosenza è ricco di storia e di tradizioni. I cosentini si avvicinano alla storia della città percorrendo i vicoli del città vecchia, frequentando i luoghi di cultura, di culto e i vicoli che si snodano tra il pancrazio e il colle triglio. Non tutti sanno che Cosenza non ha ancora svelato tutti i misteri della sua millenaria storia e pochi conoscono le testimonianze del passato che si trovano nel suo sottosuolo. Molti storici si sono affannati a ricercare il mito di Alarico, ma la storia della città non è solo quella segnata dal passaggio dei visigoti. Cosenza detiene un patrimonio storico ed artistico non completamente indagato e sconosciuto ai più. In particolare, molte sono le cavità ipogee poco conosciute ed indagate che meriterebbero maggiori studi ed attenzioni. Di questo e di tanto altro in questi anni si sta occupando il Catasto delle Cavità Artificiali della Calabria (CCACb).
Il Catasto delle Cavità Artificiali è un organismo appartenente alla Società Speleologica Italiana (SSI) organizzato su base regionale. I catasti C.A. regionali sono coordinati dalla Commissione Nazionale Cavità Artificiali (CNCA) della SSI. La Società Speleologica Italiana (SSI), nata nel 1950, raccoglie la maggior parte dei gruppi speleologici italiani. L’attività principale del Catasto Cavità Artificiali è la raccolta di dati ed informazioni che riguardano gli ipogei artificiali (realizzati dall’uomo). Il catasto è quindi una struttura di eccezionale valore nella conoscenza del territorio e della sua storia.
Il Catasto delle Cavità Artificiali della Calabria (CCACb) è costituito da un gruppo di giovani professionisti incaricati dalla Società Speleologica Italiana di raccogliere informazioni e dati sul patrimonio ipogeo artificiale calabrese. Queste informazioni sono studiate, catalogate e organizzate in una banca dati secondo parametri standardizzati a livello internazionale. La raccolta non è fine a se stessa; infatti da tempo il curatore del CCACb l’Ing Luigi Manna collabora a stretto contatto con le strutture compenti sulla materia. Ad oggi si contano numerose collaborazioni con il Corso di Laurea in Scienze e Tecniche per il Restauro e la Conservazione dei Beni Culturali coordinato dal Prof. Ranieri dell’Università della Calabria. Il CCACb ha coinvolto con entusiasmo gli speleologi della provincia, collaborando in esplorazioni, sopralluoghi, rilievi di dettaglio di ambienti ipogei, e in incontri in cui sono state pianificati i futuri lavori di ricerca nella città dei bruzi. Le attività di esplorazione, studio e documentazione degli ipogei artificiali rivestono grande interesse dal punto di vista storico, sociale ed antropologico.
Inoltre, il CCACb ha richiesto la collaborazione del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) per una verifica degli standard di sicurezza delle attività svolte nelle cavità artificiali; e per questo motivo numerosi sono stati i sopralluoghi che i Volontari del CNSAS della Calabria hanno svolto di concerto con gli speleologi, gli ingegneri e i geologi del gruppo di lavoro che è venuto costituendosi negli ultimi mesi attorno al CCACb.
Opere Ipogee è il consorzio cosentino che raggruppa tutte le organizzazioni che svolgono attività nel sottosuolo. Ogni organizzazione svolge un ruolo specialistico all’interno del consorzio:
il CCACb svolge attività di raccolta e catalogazione;
il CNSAS sviluppa attività di prevenzione e intervento in caso di emergenze in grotte e ambienti ipogei e montani;
il Gruppo Speleo “Cudinipuli†si occupa di esplorazioni e rilievi di ambienti ipogei;
la Commissione Nazionale Scuole di Speleologia (CNSS) attraverso la Scuola di Speleologia “Serre Cosentine†organizza incontri didattici e corsi specialistici e di avvicinamento alla speleologia;
La cripta della Consolazione
Il complesso ipogeo oggetto di queste note è ubicato al di sotto del complesso Monumentale di S.Agostino, sulle pendici meridionali del Colle Triglio, in prossimità dell’innesto fra il Vallone di Rovito e il Fiume Crati, all’interno del borgo dei “Pignatariâ€.
La struttura ex conventuale è segnata da una caratteristica scalinata con modesto spazio antistante, su cui si apre la Chiesa detta di S. Agostino, con annesso ex Convento dei Padri Agostiniani. Alcuni storici fanno risalire la presenza dei padri agostiniani in città al 1426. Tra il XVI e XVII sec il convento visse il periodo del suo massimo splendore, a cui seguì un lento ed inesorabile declino, culminato con la sua soppressione avvenuta definitivamente nel 1810. La struttura in seguito fu adibita a caserma, e a carcere dai Borboni. Ospitò le spoglie dei fratelli Bandiera fucilati nel 1844. Dopo l’unità d’Italia fu caserma dei Carabinieri.
Alla Chiesa di S. Agostino si accede alla Cappella dell’Arciconfraternita della Consolazione che nei secoli passati fu sede dell’omonima confraternita che costituiva il quarto grado dell’ordine agostiniano. Il complesso monumentale ha sempre stimolato un forte interesse storico e culturale. In particolare, ciò che ha stimolato la curiosità degli speleologi calabresi del Catasto Cavità Artificiali sono state le 3 botole presenti sul pavimento della Cappella dell’Arciconfraternita della Consolazione.
L’ispezione successiva alla rimozione di queste botole ha aperto le porte ad un frenetico interesse per la storia di questi ambienti. Nel passato la sovrintendenza BAP della Calabria aveva realizzato una serie di lavori di riconsolidamento e restauro della cappella e una prima bonifica degli ambienti ipogei.
Le tre botole danno accesso a diversi ambienti tra di loro comunicanti la cui altezza supera i 3 metri e la cui ampiezza è di sicura rilevanza. Lo sviluppo planimetrico dell’ipogeo è di circa 120 metri quadri. Le volte hanno un’altezza variabile da 3 a 5 metri.
Le misure di dettaglio hanno stimolato le più interessanti teorie sull’utilizzo che gli agostiniani fecero di questi ambienti ipogei. Suffragati da una attenta ricerca bibliografica sono stati messi alcuni punti fermi sulla storia dell’ipogeo.
Gli ipogei indagati possono essere classificati in due diverse tipologie costruttive:
Cripta
Cisterna per la raccolta dell’acqua.
Le cripte sono caratterizzate dalla presenza di tipici sedili funerari e da resti di affreschi. Gli affreschi, il cui disegno è ancora in parte leggibile, rappresentano motivi di decorazione prospettica. Le pitture versano in un pessimo stato di conservazione, poiché è in atto un processo di disgregazione delle malte che costituiscono l’intonaco.
Un vasto ambiente, probabilmente una cisterna, che è attualmente in fase di studio presenta pregevoli elementi architettonici quali volte a crociera, sorrette da un sistema di pilastri quadrangolari collegati con arcate a tutto sesto
La presenza delle cisterne viene collegata, in una prima analisi, all’acquedotto di cui sono visibili delle tracce nel vicino Vallone di Rovito. Gli studi su tale ipotesi sono ancora in via di definizione.
Le indagini sulla Cripta della Consolazione sono stati realizzati grazie alla collaborazione dell’Arcidiocesi Cosenza-Bisignano nella persona del Responsabile dell’Ufficio Beni Culturali e Commissione Arte Sacra, Don Franco Greco.