Notizia di Roberto Corsi
Stamattina mi sono svegliato strano: ho le unghie metà sollevate dalla carne sottostante, con uno strato di fango inamovibile in mezzo. Non riesco ad afferrare nulla. Ho la pelle squamosa, per lo più rossastra, ecchimosi ed abrasioni ovunque. Non ho coordinazione e nemmeno riflessi. Non riesco a parlare (e chi mi conosce sa quanto questo possa essere preoccupante…) Quando gli altri mi parlano percepisco solo echi sconnessi. Come farò a lavorare oggi proprio non lo so; speriamo di riuscire a camuffare bene, speriamo non mi licenzino ancora.
Non posso continuare così, stavolta ho proprio toccato il fondo.
Me ne sono reso conto svegliandomi dal semi-coma ieri sera, verso Venezia; ero su un Doblò targato Urbino, dormivano tutti. Chi guidava fortunatamente no. Una faccia dormiente e incrostata di fango pende da una parte, perdendo un filo di saliva inumidiva il fango ai lati della bocca. Ecco un’altro che ha toccato il fondo, ho pensato.

13 anni di sogni, di lavori, tribolazioni, soddisfazioni, amicizie, vita, tanta tanta vita… per ottenere solo (fieri e contenti) i sintomi di cui sopra… Forse il perchè non riusciremo a farlo capire mai a nessuno, neanche a noi stessi.

La maggiore profondità dell’immenso altopiano del Cansiglio (Treviso, Pordenone e Belluno) l’abbiamo raggiunta solo ieri, esplorando con vecchie tute di pvc una serie di gallerie fangose intervallate da laghetti, a 800 metri di profondità, circa 200 m sopra le risorgenze più vicine.
Con i suoi tre chilometri rilevati ora l’Abisso del Col della Rizza è il più profondo del Friuli occidentale, a dispetto di chi prendeva noi per matti e avaro il posto.
In grotta c’erano Filippo Felici, Valeriana Mancinelli, Sandro Mariani, Giuseppe Antonini, Simone Scarselli, Paola Santinelli, Liano Antonelli, Quinto Quaresima, Stefano “Lancillotto” Rossetti, Andrea Fadalti, Simone Cerioni, Giacomo Berliocchi e Roberto Corsi a rappresentare il Gruppo Speleologico Ferrarese, quello Urbinate, quello Anconetano, quello di Città di Castello, quello Fabrianese, quello di Genga (Frasassi) e quello di Sacile.
L’arma vincente su questa grotta sono state proprio le squadre miste.

Ma il bello non è trovare, il bello è continuare a cercare, cosa che da domani rincominceremo a fare, sempre tutti insieme.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *