Uno studio rivela un’Europa quasi disabitata
Popolazione dell’Età della Pietra: una stima sorprendente
Un recente studio condotto dall’Università di Colonia ha stimato che durante il periodo aurignaziano, tra 42.000 e 33.000 anni fa, la popolazione dell’Europa fosse estremamente ridotta.
Secondo i ricercatori Isabell Schmidt e Andreas Zimmermann, il continente ospitava al massimo 1.500 individui, distribuiti in piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori.
L’analisi si basa su dati archeologici raccolti in circa 400 siti distribuiti tra la Spagna settentrionale e la Polonia occidentale.
Gli studiosi hanno identificato solo 13 aree effettivamente abitate, mentre il resto del territorio risultava praticamente privo di insediamenti umani.
Gruppi di cacciatori-raccoglitori e distribuzione sul territorio
L’occupazione del suolo da parte degli Homo sapiens in Europa era discontinua e concentrata in poche aree favorevoli.
I gruppi umani dell’aurignaziano erano composti in media da 42 individui, una cifra ottenuta confrontando dati archeologici con le dimensioni delle attuali comunità di cacciatori-raccoglitori.
Applicando questa stima ai 35 gruppi individuati, il numero complessivo della popolazione europea preistorica sarebbe stato compreso tra 800 e 3.300 individui, con una stima media di circa 1.500 persone.
L’impatto ambientale e le strategie di sopravvivenza
La bassa densità demografica può essere spiegata dalle difficili condizioni ambientali del periodo.
Le comunità aurignaziane dovevano affrontare climi rigidi, predatori naturali e la necessità di spostarsi frequentemente alla ricerca di risorse.
Le analisi sui reperti archeologici, come la presenza di utensili litici e manufatti trasportati da zone distanti, suggeriscono che questi gruppi fossero organizzati in reti sociali ridotte ma efficaci.
Il mantenimento di contatti tra diversi insediamenti risultava essenziale per la sopravvivenza.
Dal massimo glaciale alla cultura gravettiana
Le condizioni climatiche peggiorarono con l’arrivo dell’ultimo massimo glaciale, tra 25.000 e 19.000 anni fa, portando a un ulteriore declino della popolazione.
I dati genetici mostrano che alcune comunità preesistenti, come il cosiddetto cluster Vestonice, scomparvero completamente dopo questa fase climatica estrema.
A partire da 29.000 anni fa, la cultura gravettiana introdusse nuove strategie di sussistenza, tra cui la specializzazione nella caccia al mammut e una maggiore raccolta di vegetali.
Questi cambiamenti favorirono una crescita demografica, segnando una nuova fase nella storia dell’occupazione umana in Europa.
Uno sguardo alla preistoria europea
Lo studio dell’Università di Colonia fornisce una prospettiva dettagliata sulla vita dei primi Homo sapiens in Europa, mettendo in evidenza la fragilità e la resilienza delle antiche comunità umane.
L’analisi della cultura aurignaziana e delle sue dinamiche sociali permette di comprendere meglio le sfide affrontate dai nostri antenati in un continente ancora selvaggio e scarsamente popolato.