Martedì 2 febbraio alle ore 16.00 presso il teatro Manini di Narni si svolgerà un incontro con l’Università della Terza Età di Narni; Verrà presentato il video “Il Mistero delle Acque di Stifone” di Culture Sotterranee e ci sarà una breve disamina di Andrea Scatolini sulla storia della speleologia a Narni.

“L’esplorazione di un territorio non finisce mai”

Con questa frase si aprirà il mio discorso, perchè parlare di speleologia su un territorio che occupa la parte meridionale dell’Umbria costituita in buona parte da una dorsale carsica non è affatto facile, ed è limitativo parlare di un solo gruppo speleologico UTEC che comunque svolge attività da 32 anni.
Partiremo da lontano… molto lontano…

Le prime grotte frequentate dall’uomo di cui si ha notizia certa in territorio narnese sono la Grotta del Capraro e la Grotta dei Cocci, all’interno delle quali sono stati ritrovati utensili in selce, frammenti di ceramiche, focolai, che certificano la presenza dell’uomo nella zona nel periodo della preistoria italiana; Una sala del Museo Eroli di Narni raccoglie alcuni dei reperti più significativi salvati dalle razzie di privati.

La Grotta d’Orlando con le sue incisioni rupestri e la “Sedia d’Orlando” sono altre testimonianze di frequentazione umana di un’altra grotta sulla Via Flaminia in cui non sono mai stati fatti scavi archeologici e quindi mancano dati certi e oggettivi, come manca qualsiasi conoscenza archeologica delle numerose grotte che si aprono all’interno degli abitati di Narni, ormai “sepolte” dalla stratificazione della città.

Non sono mai state fatte ricerche archeologiche nelle numerose grotte a ridosso della strada di Funara, ma il toponimo di “Funara” sta ad indicare un luogo di sepolture, e non sarebbe certo una sorpresa trovare antichissime sepolture tra il Ponte d’Augusto e la maestosa volta della Grotta di Narni che probabilmente fungeva da collettore del sistema carsico cittadino, o proprio all’interno di quest’ultima, pesantemente compromessa dalla costruzione della strada statale sovrastante.

A proposito di quella zona, una grotta che non c’è più la dipinse Corot, nel celebre dipinto “Le Pont du Narni” custodito al Louvre, dove è evidente che la galleria stradale che sta sopra al Ponte lato Narni era una grotta che è stata “sfondata” per la realizzazione della strada.

Una storia mai approfondita e studiata attentamente, ma assolutamente inequivocabile, è narrata dalle grotte che si aprono in prossimità di quasi tutti i luoghi sacri di Monte Santa Croce: Eremo di San Jago, Eremo di San Giovanni Recentino, Madonna dei Monti, San Casciano; non sono un gran frequentatore di luoghi sacri, ma anche la Madonna del Ponte è costruita su una grotta, come lo stesso saccello di San Giovenale è posto in una grotta e sempre il territorio narnese abbiamo la testimonianza del Sacro Speco.
Per gli eremi e santuari di Monte Santa Croce l’associazione è lampante: Monaci ed eremiti scelsero la grotta come luogo di preghiera e poi man mano vennero costruite le strutture in muratura che oggi vediamo, fino a dare il nome alla montagna: Santa Croce, appunto.

Fino alla fine del 1700 le grotte del Monte Santa Croce danno vita all’attività estrattiva del ferro, che vede a Stifone una fiorente produzione nel 18esimo secolo e la costruzione della ferriera che durerà fino all’avvento della ferriera di Terni. A Narni alla fine del 1700 ci sono 4 società minerarie.

Si occupò delle grotte e delle miniere, anche se probabilmente non le visitò, anche l’Eroli nella “Cronistoria Narnese” e in diversi scambi epistolari.

Nel ventesimo secolo, terminato il trogloditismo, negli anni ’50 era attivo un gruppo di scout a Narni, con Irmo Ceccaroli, Paolo Ceccarelli, Luigi Micozzi (per gli amici Fagiolone), Enzo Contavalli, Giorgio Sebastiani, e Tullio Pietrocola che esploravano il territorio narnese e le sue grotte, portando il Prof. Carlo Castellani, Ispettore Onorario ai Monumenti dell’Umbria a conoscenza della Grotta dei Cocci.

Nel 1960 nasce a Terni il GGP e, alla ricerca della mitica “Grotta degli Umbri”, nei primi anni ’70 i ternani esplorano alcune tra le maggiori grotte del territorio narnese, tra cui la Grotta dello Svizzero e la Buca della Montagna, mentre il nascente gruppo di Stroncone già si occupa della zona intorno allo Speco di Narni.

Nel 1977 a Narni 5 ragazzi fondano un gruppo, con sede sotto il campanile del Duomo gentilmente concessa da Don Giovanni Zanellato, per cui il nome Unione Trapper Escursionisti Cattolici UTEC ; Trapper, dal nome di un giornalino periodico che proponeva diverse attività all’aria aperta.
Il gruppo incomincia a battere Monte Santa Croce e le sue grotte, imbattendosi negli speleologi di Stroncone e dando vita ad un sodalizio che dura da più di trenta anni, sotto il nome “sconsacrato” di Unità Tecnica Esplorazione Cavità.
A qui primi cinque si aggregano altri due speleologi del GGP Terni ma narnesi di nascita e un altro gruppo di giovani escursionisti narnesi e via via il gruppo aumenterà di numero e di importanza e nel giro di pochi anni esplorano e rilevano una 40ina di grotte tra Monte Santa Croce, Stifone, Taizzano, Borgaria, Narni, Testaccio, Schifannoia, Moricone, I Tieli, Poggio, Calvi e Montebuono.
La città di Narni inoltre offre una infinita rete di cunicoli, gallerie, pozzi e cisterne che attraggono inesorabilmente gli speleologi narnesi verso la ricerca di cavità artificiali. L’attività è talmente fremente che nel 1981 a Narni si svolgerà un convegno sulla Speleologia nei centri storici umbri che avrà risonanza nazionale e viene ancora oggi considerato la pietra miliare per la nascita della Commissione Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana. A Narni viene affidato per 20 anni il Catasto Nazionale delle Cavità Artificiali, mentre sul campo l’UTEC scopre, esplora e riporta alla luce più di 30 locali sotterranei, tra cui, quelli di maggior rilevanza, l’Acquedotto della Formina e il Ponte Cardona (oggi definito per convenzione il “Centro Geografico d’Italia”) e i Sotterranei della Chiesa di San Domenico.
Grazie ai corsi di speleologia annuali il gruppo cresce per numero di iscritti, ma le specializzazioni all’interno della speleologia creano spesso divisione e necessitano della nascita di gruppi di persone che si dedicano esclusivamente a quella materia; Ha così inizio la “diaspora” dall’UTEC, assistendo alla nascita di una cooperativa di disgaggiatori che sfrutta le proprie capacità tecniche acquisite durante il consolidamento della rupe di Narni per svolgere una attività lavorativa; Durante la festa di Maggio del 1994 l’UTEC apre al pubblico i Sotterranei di San Domenico ottenendo un successo inaspettato e sconvolgente, per cui si da vita ad un altra associazione “Narni Sotterranea” in cui convergono molti soci dell’UTEC.

A Capitone intanto, grazie ai fortissimi speleologi Mimmo Scipioni e Betta Preziosi, nasce l’Associazione Speleologica Italia Centrale che effettua esplorazioni di tutto rilievo a notevoli profondità anche all’estero, soprattutto al Picos de Europa, nei Pirenei, dove scopre ed esplora “Tesaurus Fragilis” insieme a speleologi francesi e… di Cesi.

Alla fine degli anni ’90 la speleologia in tutta Italia incomincia a cambiare: I giovani e le forze nuove all’interno dei gruppi iniziano a scarseggiare e i piccoli gruppi come l’UTEC soffrono più degli altri la perdita di “braccia e cervelli” e comincia una fase difficile ancora tutta da superare, anche se membri dell’UTEC singolarmente ottengono riconoscimenti di tutto rispetto, esempio sono due delegati regionali del Corpo del Soccorso Alpino e Speleologico.
In giro per l’Italia si comincia a lavorare per “progetti” a cui partecipano speleologi provenienti da diversi gruppi, così troviamo soci Utec nell’esplorazione della Grotta del Cucco, di Cittareale, Chiocchio e in varie parti d’Italia, mentre anche il raggio di azione si amplia, uscendo dal ristretto territorio narnese, con esplorazioni a Palinuro, ma anche a Battiferro, dove in due stagioni e diversi campi di scavo non si riesce ad andare oltre un buco profondo 7 metri (Grotta dei Palloncini).
L’avvento di internet, il calo di partecipanti e una diversa visione della speleologia aggregano gli speleologi non più per affinità territoriali, ma soprattutto per unità di intenti.
In questo quadro nasce anche la “Scintilena”, questo notiziario di speleologia ormai affermato a livello nazionale che aggrega notizie da tutto il mondo speleologico, tanto che anche la Scintilena diventa Associazione e sganciandosi dall’UTEC.
L’associazione Scintilena, che sempre narnese è, si fa carico della divulgazione della speleologia, partecipando alla realizzazione di tre concorsi fotografici internazionali, “Speleofotocontest” sulle Apuane e ad Iglesias, e all’ultimo incontro di Speleologia nazionale “Toirano 2009”.
Le ultime attività di ricerca dell’UTEC sono legate a progetti intergruppo che offrono risultati maggiori, come dimostra l’esperienza di Culture Sotterranee che ha aggregato studiosi e speleologi di varie zone e provenienti da diversi gruppi con conoscenze e preparazione specifica per le ricerche effettuate su Stifone.
Tra i gruppi che hanno partecipato alle ultime ricerche di Stifone spicca il Gruppo Speleologico di Magliano Sabina che da alcuni anni svolge attività di ricerca intensa nella dorsale Monte Cosce – Monte San Pancrazio – Narni con successi esplorativi dovuti alla estrema determinazione nella conduzione di scavi e disostruzioni.

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