Nuove conquiste in Lombardia
Un post Facebook entusiasta di Gianluca Perucchini, con alcune belle fotografie:
“08/03/2025, abisso Bueno Fonteno.
Universi Paralleli regala ancora esplorazioni, giunti ormai al quinto chilometro esplorato e topografato…festeggiamo i 40km del complesso!”

E poi un sms ad Andrea di Scintilena dagli esploratori: “Aggiornato il rilievo con l’ultima esplorazione dello scorso weekend: è ufficiale, il complesso Bueno Fonteno-Nueva Vida ha raggiunto e superato (al momento solo di una cinquantina di metri…) i 40 km!!!”.
Allora via!
8 marzo 2025: Gianluca Perucchini, Samuele “Pende” Pendesini, Michele Rota, Alessandro Monaci e Aldo Gira hanno contribuito a giungere ad un traguardo storico: il complesso carsico ha raggiunto i 40 km di gallerie esplorate e topografate. Un risultato straordinario, frutto di anni di dedizione e passione nell’ambito del Progetto Sebino.
L’ultima spedizione ha portato gli esploratori a superare il quinto chilometro di nuove esplorazioni, in un mondo sotterraneo che sembra non avere confini. Ogni discesa è una sfida, ogni passaggio è una porta su un “universo parallelo”, nascosto nelle viscere della terra.
Le immagini della spedizione di marzo raccontano la fatica e la gioia del traguardo: volti segnati dall’avventura, attrezzature pronte a sfidare l’ignoto: un piccolo pipistrello indigeno è immortalato, testimone silenzioso dello straordinario viaggio.

Con 40 km già mappati e nuove gallerie ancora da esplorare, il Progetto Sebino continua il suo cammino.
È davvero un grande traguardo per il complesso dal nome allegro, frutto dell’esclamazione di uno degli scopritori, Devis Magri. “Bueno, bueno!”, aveva esultato Devis il giorno della scoperta e dell’esplorazione (700 m di grotta in un solo giorno): il nome non poteva essere che Bueno Fonteno!
Da allora è stato un continuo susseguirsi di emozioni e scoperte senza fine.
Ci sono state tappe recenti particolarmente calde: dall’8 dicembre 2024, inizio delle esplorazioni nel nuovo settore del complesso denominato Universi Paralleli, al 14 dicembre, giorno dell’incidente occorso alla speleologa Ottavia Piana a causa del cedimento della roccia, al 18 dicembre, giorno in cui l’intervento di soccorso si è concluso positivamente, al 8 marzo 2025: 5 km nuovi esplorati e topografati (in 3 mesi esatti quindi). 5 km che consentono ufficialmente di raggiungere e superare –seppur di pochissimo- i 40 km di sviluppo complessivo.
E’ solo un numero, certo, ma rappresenta anche un traguardo dal grande valore simbolico. 40 km è uno sviluppo davvero ragguardevole che pochi complessi di grotte, non solo in Italia, possono vantare. Il fatto che a questo risultato si sia giunti in un lasso di tempo relativamente breve (meno di 20 anni: è il maggio 2006 quando viene scoperto e varcato per la prima volta l’ingresso di Bueno Fonteno) la dice lunga non solo sulla costanza e l’impegno dei numerosi speleologi che si sono avvicendati in questi quasi 4 lustri nelle esplorazioni ma anche (soprattutto?) sulla generosità di un fenomeno carsico sicuramente peculiare. Perché nel complesso del Sebino Occidentale gli ambienti stretti e angusti sono la minoranza. Prevalgono volumi decisamente insoliti: grandi forre dall’andamento sub orizzontale, ricche di acqua, cascate e profonde vasche; saloni grandi quanto cattedrali e pozzi ampi e profondissimi.

LA STORIA
La storia delle grotte di Fonteno, paesino panoramico adagiato sui rilievi montuosi che si affacciano sulla sponda bergamasca del Lago d’Iseo, inizia meno di venti anni fa, nel Maggio 2006.
In quel momento, l’associazione Progetto Sebino al momento è solo un’idea, condivisa da 4 gruppi speleologici bergamaschi e bresciani: lo Speleo CAI Lovere, il Gruppo Speleologico Valle Imagna, lo Speleo Valtrompia e il Gruppo Speleologico Montorfano. L’idea è di coordinarsi per approfondire delle ricerche speleologiche in un’area caratterizzata sulla carta da un buon potenziale ma al momento non ancora particolarmente studiata dagli speleologi locali. Solo dopo l’inaspettatamente rapida scoperta dell’ingresso di Bueno Fonteno e viste le sue eccezionali caratteristiche, si comprende la necessità di strutturare meglio le ricerche dandosi anche delle regole: nasce così formalmente il Progetto Sebino, inteso originariamente come associazione di associazioni.
Sono i primi passi di una avvincente epopea esplorativa di un variegato sistema ipogeo, descritta in dettaglio alla sezione “Storia” del sito www.progettosebino.com.
Da allora, possiamo individuare 3 fasi principali:
- maggio 2006-ottobre 2009: la scoperta del complesso e la nascita di Progetto Sebino (3 anni e mezzo, 18 km esplorati di cui 8 km nei primi 3 mesi dalla scoperta!);
- novembre 2009-ottobre 2017: le prime operazioni di tracciamento idrologico, le immersioni speleosubacquee, i tracciamenti aerologici, la scoperta e l’esplorazione di Nueva Vida e la giunzione con Bueno Fonteno (8 anni, 11,5 km esplorati);
- ottobre 2017-oggi: le numerose attività scientifiche del progetto “100 km di Abissi” con 2 nuove operazioni di tracciamento idrologico, il riarmo completo di circa 7 km del complesso, il lungo semestre forzato di pausa Covid, l’avventura con “Superquark” e l’ “Operazione Caronte”, la seconda giunzione interna Bueno Fonteno-Nueva Vida, le esplorazioni a “Locomotiva”, la scoperta di “Universi Paralleli” e il superamento dei 40 km (7 anni, 10,5 km).
Ed ecco che siamo all’8 Dicembre 2024, una data storica per Progetto Sebino e per le ricerche esplorative in corso nel Sebino Occidentale. Si comincia infatti ad esplorare il nuovo sotto-settore del complesso, cui viene attribuito un nome decisamente profetico: “Universi Paralleli”.
Cosa potesse nascondersi al di là del “leggendario” sifone del ramo “NonOstante” (così battezzato per la progressione davvero semplice, in ambienti grandi e con andamento orizzontale) era stato oggetto di favoleggiamenti fin dalla sua scoperta.
Non a caso, già a marzo 2014 si organizza con successo una prima immersione speleosubacquea ad opera del compianto Fabrizio Dal Corso. Il sifone è breve e largo, poco profondo, facile da superare. Dall’altra parte la galleria prosegue, ampia e adorna di concrezioni suggestive. Ma lo scopo principale, che era quello di capire l’ampiezza e i volumi del sifone per ipotizzare un eventuale desifonamento con tubi, era già stato raggiunto.
Di lì a qualche mese (Ottobre 2014) si organizza quindi una seconda immersione. In questo caso Dal Corso è accompagnato da Davide Corengia. Lo scopo è esplorare e topografare gli ambienti nuovi per avere maggiori informazioni sull’andamento dell’ampia forra dall’altra parte. I due sub rilevano circa 150 metri di galleria, fino ad arrestarsi sotto ad una verticale di una quindicina di metri da superare in artificiale. Nell’occasione, muniti di radioline, in maniera del tutto inaspettata ci si accorge che la squadra in attesa a valle del sifone riesce a comunicare con i due sub pur senza collegamento via cavo (per il quale ci si era comunque organizzati). Le onde radio riescono a passare: quesro significa che esiste un passaggio aereo, per quanto sicuramente infimo. Cosa ci sfugge?
La novità più rilevante però arriva proprio dal rilievo: a monte del sifone la galleria retroverte e, in leggera salita, di fatto torna a sovrapporsi in pianta per un breve tratto alla saletta a valle del sifone. In sostanza, il soffitto dell’ambiente appena prima del sifone è il pavimento della prosecuzione a monte! Ma quale sarà lo spessore? Quale il punto migliore per tentare di “bucare”?
Come primo tentativo, incoraggiati dal potenziale esplorativo e dalle notizie riportate dai sub riguardanti il sifone, nei mesi successivi viene tentato un desifonamento portando circa 25 metri di tubo corrugato in loco. Purtroppo la morfologia del luogo non aiuta e aspetti tecnici vari faranno abbandonare l’idea.
Resterà quindi soltanto la possibilità di individuare il passaggio aereo che consente alle onde radio di passare da una parte all’altra. Oppure quella di individuare un punto dove concentrarsi con una disostruzione cattiva e caparbia, sperando di sfondare il soffitto per sbucare al di là appena oltre sifone.
Del passaggio aereo nessuna traccia: un vero mistero.
Si opta quindi per la seconda scelta. Viene individuato un accenno di meandro toppo a parete dove provare a concentrare i nostri sforzi, visto che in questo modo forse sarà possibile recuperare circa un metro di scavo. Una o due uscite dedicate e anche questo tentativo, forse un pò velleitario, verrà abbandonato con un po’ di amaro in bocca.
Da quel momento in poi il superamento del sifone di “NonOstante” resterà tra i numerosi progetti nel cassetto, ammantato di un velo di tristezza per quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato.
Fino ad oggi.
Veniamo infatti ai giorni nostri.
Il nostro ariete speleologico Mr. Gianluca Perucchini, stimolato e ingolosito dai racconti di chi aveva vissuto in prima persona tutte le fasi esplorative del tempo, si incaponisce e decide di volerci andare a fondo. Siamo nella tarda primavera/inizio estate 2024: comincia ad organizzare uscite dedicate nel ramo, prima per vederlo bene con i suoi occhi (nell’occasione si procede al riarmo completo), poi per cercare il passaggio aereo (nuovamente invano), infine per proseguire lo scavo là dove era stato cominciato circa 10 anni prima. Non convinto di questo tentativo, sceglie un diverso approccio.

Propone ad Alex Rinaldi, altro noto e fortissimo speleosub bergamasco, di organizzare una nuova immersione. Questa volta, dotati di ARTVA (Apparecchiatura Recupero Travolti in Valanga), bisognerà individuare il punto in cui gli strumenti restituiranno lo spessore di roccia minore. Quello sarà il punto dove tentare la disostruzione.

Detto fatto. Siamo a luglio 2024: Alex si immerge e, una volta oltre sifone, conferma tutto anche in merito alla morfologia e andamento del ramo. Le radioline nuovamente si “parlano” senza alcuna difficoltà e inizia la lunga fase di ricerca del punto, con l’aiuto anche del martello: la squadra al di qua smazzetta che è un piacere, Alex fa altrettanto. Un ulteriore possibile aiuto. Questo, finché viene individuato il punto predestinato: gli ARTVA non lasciano dubbi. Una bella X a soffitto, pochi mesi dopo, sarà la porta dimensionale che permetterà agli esploratori di varcare la soglia di “Universi Paralleli”.
Da quel momento infatti il buon Gianluca (che buono è, davvero) coordina almeno una dozzina di uscite dedicate, in compagnia di vari volenterosi, spesso anche infrasettimanalmente, nella speranza un giorno o l’altro di poter “bucare” e andare dall’altra parte mediante by-pass. Tra sogno e realtà, non si perde d’animo e, dopo circa 3 mesi di questo andazzo, proprio quando i primi segni di scoraggiamento cominciano ad affiorare, venerdì 6 dicembre 2024 il meritato premio: la punta del trapano sfonda la roccia e…trova il vuoto!!!
Scommessa vinta; ci siamo!!! Si può esplorare davvero l’ “Universo Parallelo” che, fino a quel momento…era stato solo immaginato!
Gianluca, accompagnato nell’occasione dai giovani (ma caparbi e validissimi) Federico e Riccardo, addomestica il passaggio fino a renderlo transitabile e…TAAAAC: incredibile ma vero, sgusciano tutti e tre dall’altra parte. Ripercorrono i passi di Davide Corengia e Fabrizio Dal Corso, una forra autostradale fino alla risalita di 15 metri con bella cascata e laghetto sottostante. Bisognerà tornare attrezzati e numerosi per proseguire l’esplorazione ma…è venerdì, e la previsione è di tornare domenica: molto molto presto…
Ed eccoci quindi nuovamente all’8 dicembre 2024.
Una squadra molto agguerrita spera di vivere una gloriosa giornata esplorativa, con l’intento di proseguire il cammino in un settore del complesso completamente nuovo e nel quale si ripongono aspettative altissime.
Le dimensioni e la bellezza degli ambienti a valle del sifone, le elevate portate del ramo (mai in secca nemmeno dopo mesi e mesi di siccità), il fatto che puntasse in direzione di un massiccio montuoso al cui interno, praticamente, non risultavano ambienti ipogei conosciuti (in compenso non mancano fenomeni evidenti di carsismo superficiale) lasciava presagire un potenziale notevolissimo. E così è stato.
Il flusso d’aria, violentissimo, che si è innescato in corrispondenza del bypass, non fa altro che confermare tali aspettative e dà un’idea dei volumi di “vuoto” che attendono solo di essere illuminati.
Ebbene, Le aspettative saranno persino superate. Il magico complesso di grotte davvero non finisce mai di stupire. Gli esploratori vivranno una giornata leggendaria, vagando nelle “vene dei monti” del Sebino, storditi dalla labirintica ragnatela di nuove gallerie che, come appare subito evidente, potrà regalare chilometri e chilometri di pura goduria esplorativa. Ambienti enormi, ventosissime gallerie extra-large, concrezionamento diffuso e diramazioni che non si contano, praticamente il sogno di ogni speleologo.
Le nuove vie vanno un po’ dappertutto, con alcune diramazioni che cominciano a puntare in maniera sospetta in direzione di potenziali ingressi (buchi o grotticelle) noti da tempo, alcuni dei quali distano in pianta poche decine di metri.
Si cercano di interpretare anche alcune anomalie nei flussi d’aria, come noto spesso chiari indizi di qualcosa che non torna, qualcosa che “manca”…
Si coltiva la speranza di individuare una diramazione che punti verso il basso: il nuovo settore, infatti, si sviluppa verso monte, in risalita. Un ramo discendente può rappresentare la concreta possibilità di trovare una nuova via verso nuovi e ignoti fondi del complesso.
In effetti un ramo discendente viene individuato e percorso ma, purtroppo, l’urlo di gioia si strozza in gola: dopo qualche centinaio di metri un sifone sbarra la strada. Purtroppo la ristrettezza e la morfologia degli ambienti sommersi lasciano intuire che l’ostacolo sarà difficilmente superabile anche con una immersione e, per gli stessi motivi, praticamente non “lavorabile”.
Ma le vie da sondare sono tante, il carsismo di questa super grotta insegna che anche il passaggio più apparentemente insignificante può davvero aprire porte su inaspettati nuovi mondi: nuovi universi.
Nel frattempo, Gianluca realizza su misura una botola metallica, con relativo telaio, che viene portata in corrispondenza del passaggio aperto al sifone per arrestare (o quantomeno limitare di molto) il flusso d’aria che si è innescato, ripristinando le condizioni originarie per ridurre il rischio di possibili alterazioni del microclima interno. La botola è in fase di installazione, il lavoro non sarà semplicissimo, ma fattibile. E così, anche da un punto di vista deontologico, le cose saranno state fatte al meglio.
Sono questi i primi passi di una nuova fase della storia di Progetto Sebino: nasce il capitolo “Universi Paralleli”. In ordine di importanza, dopo la scoperta di Bueno Fonteno e di Nueva Vida, il terzo gradino (per ora) del podio nella storia esplorativa del complesso pare essere già assegnato.

Come ha scritto Giorgio Pannuzzo, uno dei protagonisti di queste ultime esplorazioni: “Come sempre, il lavoro di squadra vince. Si divide la fatica e si moltiplica la gloria. E ci si diverte in ottima compagnia”.
Bueno Fonteno è così diventato uno dei complessi più vasti d’Italia, un vero e proprio monumento naturale alla bellezza e al mistero del sottosuolo, dove non mancano sifoni e ambienti eccezionali, ben descritti a mano a mano, con report settimanali pubblicati sul sito istituzionale dell’associazione.
E non smette di stupire: la sua storia è ancora tutta da scrivere.
Fonti:
pagina Facebook Progetto Sebino