La “sindrome da sospensione inerte”, meglio conosciuta negli ambienti alpinistici o speleologici come la “sindrome da imbracatura”. È una condizione clinica a evoluzione mortale in breve tempo quando associa alla sospensione inerte (persona immobile) la perdita di coscienza (persona svenuta che non risponde e non si muove).
Questa sindrome ha evoluzione già dopo qualche minuto di sospensione di una persona che indossa un’imbracatura, che resta immobile per un qualunque imprevisto e da prima perde conoscenza e poi, se non si interviene con celerità, decede per insufficienza cardiocircolatoria e ischemia cerebrale in tempi che variano dai 3 ai 4 minuti a seconda del soggetto e delle condizioni ambientali.
Si tratta di un’urgenza medica, cosiddetta indifferibile, che può colpire chiunque: da uno sportivo che faccia speleologia ma anche un individuo che per motivi di lavoro sia costretto a lavorare indossando un imbraco, interessando appunto chi lavora sospeso su delle corde o si arrampica.

ORIGINI STORICHE DELLA SINDROME
Il problema venne alla luce dalle segnalazioni di morti sul lavoro a operai che lavoravano sui tralicci: cadevano, restavano appesi alle imbragature, quandi si andava a recuperarli … erano morti.
Il fatto venne analizzato dai medici tedeschi che non rilevarono alterazioni particolari sui cadaveri, e non seppero ipotizzare una causa, ipotizzarono pero` dei tempi di insorgenza ben precisi e piuttosto drammatici: 5 minuti di sospensione.
Successivamente alcuni fatti analoghi (caduta – appesi – morti) avvenuti in ambito speleo avevano solleticato l’interesse della commissione medica del soccorso francese. Di fatto agli alpinisti non succedeva nulla; agli speleo e agli operai dei tralicci, si`. Ergo probabilmente l’imbrago (la forma ed il punto di attacco) aveva la sua importanza. Si decise di sperimentare in laboratorio la patologia. volontari umani (lo sperimentatore era allievo di Mengele), debitamente monitorizzati, subivano un completo rilasciamento muscolare appesi ad un imbrago speleo. I risultati furono i seguenti: dopo pochi minuto compariva una alterazione del ritmo cardiaco, cui faceva seguito bradicardia (rallentamento del ritmo cardiaco, cioè diminuzione del battito), ipotensione (diminuzione della pressione sanguigna) e arresto. I volontari a questo punto venivano rianimati.

QUALI ERANO (E SONO) LE CAUSE DEL DECESSO?
Fu formulata una prima ipotesi: sequestro di sangue negli arti inferiori, strangolati dalle fibbie dell’imbrago, ipovolemia (diminuzione del volume del sangue), ipotensione (diminuzione della pressione sanguigna), alterazione del ritmo, liberazione di tossine dai muscoli poco ossigenati o con cellule lesionate.
Rimedio: sospensione degli arti inferiori con un rimando.
Risultato: la patologia subiva un arresto, poi riprendeva come prima.

Seconda ipotesi formulata: Iperestensione del capo, compressione dei distretti vascolari e nervosi del collo, bradicardia (diminuzione dei battiti cardiaci), ipovolemia, ecc.
Rimedio: sostegno del capo con una fascia.
Risultato: la patologia subiva un ulteriore arresto, poi riprendeva come prima.

Un’ultima ipotesi fu la seguente: iperestensione della colonna vertebrale, compressione dei capillari deputati all’irrorazione del midollo spinale, sofferenza midollare, alterazioni a livello del bulbo con alterazione dei centri deputati al controllo di respiro e ritmo cardiaco et viola` … comparsa di tutto l’ambaradan che sappiamo.
Rimedi: nessuno. Se si è svenuti la posizione della schiena è data dal livello di attacco dell’imbrago. Più è basso, più ci si inarca, più si è a rischio (ecco perché agli alpinisti non succedeva nulla).

Su questo sito potete leggere di un progetto di ricerca sulla sindrome dovuta alla sospensione nel vuoto.

CHE COSA FARE IN CASO DI PERICOLO?
Per qualsiasi ferito sospeso e in particolare per il paziente cosciente o incosciente, qualunque sia la causa che ha determinato la situazione, le cose da fare sono sempre le stesse da parte dei primi soccorritori che in genere sono i compagni di esplorazione dell’infortunato – gli unici che possono agire repentinamente allertando il 118 e contemporaneamente iniziare le manovre di salvataggio -.
Al 118 deve giungere chiara l’informazione di paziente incosciente/cosciente e sospeso e la dinamica dell’incidente; se ci sono problemi nel contattare il 118 occorre dare assolutamente la precedenza alle manovre di salvataggio che consistono nel riportare al piano, in sicurezza (in genere calare sino a una cengla o alla base), l’infortunato: è importante togliere la persona da quella posizione quanto prima possibile. Se non si riesce a effettuare immediatamente il salvataggio togliendo da quella posizione il malcapitato, rimettendolo nella posizione semiseduta, alzandogli le ginocchia o le gambe e sollevando torace e testa, e attendere che arrivi il CNSAS o che la squadra prepari la manovra id evacuazione. Quando possibile e per quanto possibile, eseguire una valutazione ABCDEo BLS senza dimenticare la protezione della colonna, e, se il caso, la protezione termica.
Segnalare alla Centrale 118 che è una persona rimasta sospesa per un certo intervallo di tempo e che andrebbe quindi portata in ospedale con possibilità anche di dialisi.

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