La storia degli acquedotti romani dell’Urbe costituisce da sempre un argomento che suscita un vasto interesse, in particolare quella del Traiano-Paolo, legato ai nomi dell’imperatore Traiano (98-117) “Aqua Traiana” e del Pontefice Paolo V (1605-1621) “Aqua Paula”, che giornalmente ancora rifornisce la Città del Vaticano per le 100 fontane che arredano i giardini e i cortili dei papi. Negli ultimi anni si è assistito a un rilancio di attenzione per tale acquedotto da parte di singoli appassionati locali e di gruppi di ricercatori, impegnati a vario titolo nel settore della speleologia e archeologia, in particolare nella riscoperta delle antiche condutture sotterranee.

Le recenti indagini archeologiche dei Musei Vaticani nell’area del Centro radiotrasmittente della Radio Vaticana (dove è il viadotto lungo 400 metri denominato “gli Arcacci” eretto in sostituzione del manufatto traianeo) hanno posto nuovi problemi e per ora non offrono soluzioni alla questione dell’approvvigionamento e della distribuzione idrica nei primi due secoli dell’impero romano in questa area. Restano ancora insolute infatti alcune importanti questioni come l’ambigua doppia denominazione dell’Aqua Traiana denominata talvolta Aqua Alsietina, a causa della mancanza di conoscenza delle condutture originarie. Nuovi elementi, legati allo studio e alla localizzazione delle numerose prese di captazione e diramazioni dell’Aqua Paula, stanno emergendo dalle esplorazioni in corso da parte del Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio.

Le ricerche hanno portato all’individuazione di alcune camere di captazione, con relativi cunicoli di deflusso idraulico, in località Pisciarelli nel Comune di Bracciano. Queste sorgenti, che alimentano ancora oggi il tratto principale dell’acquedotto di Traiano, sono del tutto inedite dal punto di vista degli studi. La tecnica costruttiva delle camere di captazione così come i relativi cunicoli, ne colloca il loro utilizzo in epoca romana.

Lungo il percorso di uno dei cunicoli di deflusso idraulico sono stati rinvenuti inoltre alcuni bolli laterizi di epoca traianea. Si tratta della prima ed unica testimonianza epigrafica rinvenuta all’interno dell’acquedotto di Traiano. Una scoperta molto importante (ha dichiarato Giorgio Filippi, archeologo e curatore della Raccolta Epigrafica dei Musei Vaticani), che permette di fare luce anche sulle officine e gli stabilimenti di produzione (figline), che erano in genere di importanti personaggi spesso legati alla famiglia imperiale. Le ricerche confermerebbero inoltre che Paolo V si limitò in questa zona solo ad eseguire piccoli interventi di restauro dell’Aqua Traiana.

Il “caput aquae” di Pisciarelli arricchisce notevolmente il quadro delle conoscenze storiche ed archeologiche dell’acquedotto Traiano: i rilevamenti finora effettuati hanno permesso di conoscere la tecnica costruttiva, la datazione traianea di questo tratto di acquedotto e le sorgenti ad esso collegate. In tale contesto i mattoni timbrati dallo schiavo imperiale Anteros Severianus assumono un posto significativo per quanto riguarda l’approvvigionamento di materiale laterizio del cantiere e la cronologia della produzione.

I risultati delle esplorazioni saranno presentati dagli speleologi del Gruppo Vespertilio in una conferenza dal titolo “Dall’Aqua Traiana all’Acqua dei Papi. Alla scoperta delle antiche sorgenti” che si terrà a Roma, Giovedì 12 marzo 2015 alle ore 16.00 presso la Sala Conferenze dei Musei Vaticani.
Hanno preso parte alle ricerche Fabrizio Marincola, Elena Felluca, Loredana Fauci, Elena Besana, Riccardo Bertoldi, Mario Ranieri, Luigi Felluca, Cristiano Ranieri e Tullio Dobosz.

Per la notizia completa si veda il sito dei Musei Vaticani : http://www.museivaticani.va/2_IT/pages/z-Info/MV_Info_Conferenze39.html

Acquedotto Traiano Paolo: captazione

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