Una intensa giornata per la X. edizione del Cervino Cinemountain International Film Festival. Sabato 28 luglio e’ il giorno delle premiazioni, precedute dalle ultime proiezioni delle pellicole in concorso ma il programma prevede anche altri intensi momenti spettacolari. Soprattutto in serata con la performance di danza acrobatica di Antoine Le Menestrel e il concerto jazz di Paolo Porta e Federico Marchesano. A seguire l’intero programma, spero ti sia possibile dare notizia di questa manifestazione che propone una serie di eventi da non perdere (tutti gratuiti).
Le foto su Picasa
(a breve saranno caricate quelle degli artisti presenti domani sera)

E’ il giorno delle premiazioni per il Cervino Cinemountain International Film Festival. La giuria ha espresso il giudizio per i film in concorso e alle 18,30 verranno nominati i vincitori di questa X edizione per le varie sezioni che, ricordiamo, oltre al Gran Premio del CERVINO CINEMOUNTAIN sono i premi per il miglior lungometraggio a soggetto, il miglior documentario di alpinismo, il miglior cortometraggio. Da non perdere lo spettacolo serale in Place des Guides con Antoine Le Menestrel, una performance mozzafiato di danza verticale dei Lèzard Bleus di rara intensità e bellezza seguito dalla performance musicale di Paolo Porta e Federico Marchesano, artisti jazz di fama internazionale impegnati a suonare sulle immagini di alcune pellicole dei primi anni del ‘900. Questo programma è realizzato in collaborazione con Strade del Cinema-Festival Internazionale del Cinema Muto Musicato dal Vivo.

Il Cervino Cinemountain è organizzato dall’Associazione Culturale Strade del Cinema in collaborazione con i Comune di Valtournenche e Assessorato al Turismo, Sport, Commercio e Trasporti della Regione Autonoma Valle d’Aosta. La direzione artistica è curata da Luisa Montrosset e Luca Bich, il Presidente è Antonio Carrel,

Nel dettaglio :

Sabato 28 luglio

Valtournanche > Centro Polivalente – Espace Montagne – ore 10

ore 10 Apertura

ore 12 Presentazione della nuova guida ALP sulla Valle di Valtournanche. Intervengono gli autori Franco Michieli e Ivonne Barnasse

Auditorium – ore 10/12,30

Proiezione film in concorso

Firn di Alex Koenzen, Germania, 2006, 35mm, 39min. (film a soggetto)

Con Robert Gwisdek e Uwe Preuss, regia Alex Koenzen, fotografia Kolja Raschke, montaggio Karin Novarra e Vessala Martschewski, produzione Deutsche Film und Fernsehakademie.

“Un tentato omicidio camuffato come se fosse un omicidio” pensa Rainer. Il giovane ragazzo, insieme al padre Georg, va in vacanza sulle Alpi austriache. La solitudine del paesaggio montano fa venire a galla vecchi e sopiti conflitti tra i due. Rainer approfitta di un incidente sul ghiacciaio per far credere al padre di essere morto. Quest’ultimo rimane con la drammatica consapevolezza di essere il responsabile della tragedia. Nel frattempo Rainer riesce ad uscire dal crepaccio in cui era caduto e si era nascosto, ma non rivelerà la sua salvezza, usando la sua scomparsa come una sorta di vendetta contro il padre.

Alex Koenzen nasce nel 1972 a Hilden in Germania. Studia fotografia presso l’International Center of Photography a New York, dove inizia anche a praticare la professione di fotografo e a lavorare presso alcune case di produzione video. Nel 1997 inizia gli studi alla German Film and Television School di Berlino, dove gira alcuni film: Naked Pavement (1997), Waxandwane (1998) e Lamsfeld (2000). Dal 1999 vive a Berlino dove lavora come free-lance specialmente nella produzione di video musicali e pubblicitari.

Les femmes du Mont Ararat di Erwann Briand, Francia, 2004, 85min. (Grand Prix)

Regia Erwann Briand, fotografia Jacques Mora, montaggio Guillaume Germaine, musica Ramponneau Paradise (Fabrice Lebourg), direzione della produzione Catherine Chevassu.

In Kurdistan, come in altre zone della terra in cui la guerra si protrae da molti anni, le donne marcano sempre più insistentemente la loro presenza negli scenari bellici. Nel 1996 un gruppo di donne guerrigliere decidono di formare, all’interno del PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan, il loro proprio, indipendente, corpo d’armata. Il film ritrae la vita di un gruppo di donne e del loro ” manga”, unità operativa della guerriglia kurda composta da sei soldati. Sempre in movimento, da una montagna all’altra, esse sono le sentinelle che scrutano i movimenti del nemico. Tra spostamenti ed operazioni militari, il regista cerca di cogliere i pensieri e i sentimenti più intimi di queste donne dal destino segnato. In questi monti, dove la vita è sopravvivenza, le loro qualità umane trascendono quelle di guerrigliere, liberandole dal loro stato di oppressione di una società dove l’uomo domina.

Erwann Briand è nato in Francia nel 1971. Ha viaggiato nell’Est europeo in varie occasioni fino ad abitare e studiare presso la Scuola di Cinema di Lodz in Polonia, specializzandosi in regia. Attraverso l’insegnamento di grandi maestri quali Wojciech Has and Krzysztof Kieslowsky scopre l’approcio filmico che rispetta meglio la sua sensibilità. Dopo il suo ritorno in Francia si dedica esclusivamente alla regia e alla scrittura di soggetti e sceneggiature. Tra i suoi film ricordiamo Le Prêtre (1992), Les Evadés (1993), Les bergers des Tatras (1994), Aniela (1996), Des Polaks en Pologne (2000).

The Line di Dominik Zadecki, Polonia, 2006, video, 6min. (cortometraggio in concorso)

Una breve storia che descrive la lotta interiore, tra la ricerca dell’equilibrio psico-fisico e la necessità di mantenere alta la concentrazione, nella pratica dello Highlining: uno sport moderno che consiste nel percorrere, come un funambolo, la lunghezza di una corda da una roccia all’altra. Un breve, intenso, singolare omaggio al vuoto.

Dominik Zadecki è nato nel 1974 in Polonia. Ha studiato legge all’Università decidendo poi di dedicarsi alla fotografia, al cinema e all’alpinismo. Attualmente continua a studiare film presso l’Università di Silesia a Katowice. Tra i suoi film Indra (2003), Lacrimosa (2005), The river between us (2006) e Equimachia (2006).

Auditorium – ore 14/18,30

Proiezione film in concorso

Elements di Dariusz Kowalski, Austria, 2005, 35mm, 8min. (Grand Prix)

In questo lavoro le immagini tratte dal sistema di videocamere dell’Alaska Weather Program vengono montate in loop e animate. Con lo scorrere del tempo vediamo i cambiamenti e l’immobilità del deserto di ghiaccio. Gli elementi si relazionano tra loro fondendosi nel paesaggio e negli orizzonti incerti e seguendo ritmi a volte naturali, a volte artificiali. La natura di questo paesaggio è oggetto di una veloce alternanza di nuvole, neve, cmbi di luce intensi. Il video evoca una percezione differente del tempo, del presente, dell’assenza e degli elementi.

Dariusz Kowalski nasce nel 1971 a Cracovia in Polonia. Nel 1991 si trasferisce in Austria dove studia presso l’Università di Arti Applicate di Vienna. Crea video, video-installazioni e progetti internet. Questa la sua filmografia: Unterwerk (2000), Motu (2001), Luukkaankangas (2005), Horizon (2005), Intestate (2006),

Harvest Moon di Stephan Siegrist, Svizzera, 2006, video, 43min. (cortometraggio)

Regia, fotografia e produzione Stephan Siegrist, soggetto Rob Frost.

Quattro alpinisti svizzeri intreprendono una nuova sfida nell’Himalaya: vogliono salire l’inesplorato picco nord-ovest del Thalay-Sagar ( 6.904m) in India, che a causa dei passaggi estremamente difficili è considerato praticamente inaccessibile. Grazie al loro equipaggiamento tecnico i quattro alpinisti riescono a procedere metro per metro sotto le peggiori condizioni. Ad un certo punto circa sessanta centimetri di neve fresca li costringe ad abbandonare la parete per l’alto rischio di valanghe. Ciò nonostante il gruppo cerca di conquistare la vetta quattro giorni dopo. Tra la cordata svizzera e la vetta ci sono solo più 150 metri di roccia verticale e friabile…

Stephan Siegrist è nato nel 1972 a Meikirch in Svizzera. Ad undici anni scopre la montagna: inizia a sciare e scopre questa passione per lo sport e l’alpinismo che l’accompagna tutt’ora nella vita. A diciannove inizia a dedicarsi a tempo pieno all’arrampicata e, grazie ad un duro e perseverante allenamento, alla sua forza fisica e psichica, raggiunge i più alti livelli della disciplina. Dal ’98 lavora come guida alpina e intraprende numerose spedizioni. Accanto a quella della montagna un’altra divorante passione: la fotografia e il cinema. Tra i suoi film: Cerro Torre – Non la vogliono capire (2003) e come alpinista protagonista Eiger Nordwand – Auf den Spuren der Erstbesteiger 
 di Frank Senn, Thomas Ulrich Svizzera (2004) già premiato in questo festival.

Les Aiguilles rouges di Jean François Davy, Francia, 2006, 35mm, 90 min. (film a soggetto)

Con Jules Sitruk, Damien Jouillerot, Pierre Derenne, Jules Angelo Bigarnet, Raphaël Fuchs Willig, César Dombay, Clément Chebli, Jonathan Demurger, regia Jean François Davy, sceneggiatura Elisabeth Diot, Gaia Guasti e Jean François Davy, fotografia Beatrice Mizrahi, musica Frédéric Talgorn, produzione Opening Production.

Settembre 1960. La Francia è in guerra con l’Algeria ed il suo gruppo di scouts sono in vacanza nella valle di Chamonix. Attratti dal rischio e dai giochi pericolosi gli scouts fanno infuriare il loro capo che gli assegna tre giorni di punizione: la loro missione è scalare il Brevent, cima posta di fronte al Monte Bianco. Patrick è il capo del gruppo composto da otto ragazzini, ognuno diverso dall’altro, per carattere, esperienze e futuro. La punizione però si rivelerà più dura di quanto si potesse immaginare.

Jean François Davy , regista e sceneggiatore francese, scrive e dirige moltissimi film soprattutto negli anni settanta, alcuni dei quali selezionati al festival di Cannes, New York e Los Angeles. In seguito crea e dirige la casa di produzione video Fil à Film e la Vidéo Pouce, con le quali realizza lungometraggi come Les aiguilles rouges, La fiancée de papa, Le p’tit curieux de Jean Marboeuf. La sua filmografia comprende: Le seuil du vide (1971), Chausette surprise (1978) e Ca va faire mal (1982).

Primavera in Kurdistan di Stefano Savona, Italia, 2006, video, 79min.

Regia, soggetto e fotografia Stefano Savona, montaggio Marzia Mete, produzione Minimum Fax Media.

Gran Premio al Festival di Trento

Il regista Stefano Savona raggiunge il Kurdistan iracheno poco dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Se per i Curdi dell’Iraq è iniziata una nuova era, la lotta per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo in Turchia entra in una fase ancora più difficile. Il regista intraprenderà un viaggio lungo un mese lungo il massiccio montuoso di Qandil, a cavallo del confine tra Iraq e Iran insieme a un’unità di combattenti del PKK, organizzazione considerata terroristica dai governi turco e americano, per raggiungere la frontiera con la Turchia. Durante il viaggio, fatto di lunghe marce tra panorami meravigliosi e incontaminati di montagna, il gruppo passerà qualche giorno in un campo femminile nel quale si preparano le combattenti alla lotta per la libertà e si educano gli uomini a una mascolinità rispettosa del ruolo femminile nella società. Raggiunto il confine i guerriglieri vanno incontro alla loro guerra e, in molti casi, alla morte.

L’intero viaggio è narrato dal punto di vista di Akif, curdo figlio di emigrati in Germania, che ha lasciato l’Europa per ricercare le proprie origini e lottare per il suo popolo. I suoi pensieri, i dubbi, le speranze, le paure e le discussioni con i compagni di viaggio sono riportati fedelmente per darci una visione intima di un dramma che da decenni coinvolge un intero popolo e le grandi nazioni mediorientali che lo ospitano.

Stefano Savona è nato a palermo nel 1969. Ha studiato archeologia e antropologia a Roma e ha preso parte a diversi scavi archeologici in Sudan, Egitto, Turchia e Israele. Nel 1995 comincia a lavorare come fotografo indipendente. Dal 1999 si dedica principalmente all’attività di documentarista. In questo ambito ha realizzato, oltre a numerose videoinstallazioni – tra cui ricordiamo quelle per le mostre collettive Mutation (2000) al Centre Arc-en-Rêve di Bordeaux, La Città Infinita (2003) e Dreams (2004) alla Triennale di Milano, D-Day (2005) al Centre Pompidou a Parigi, Bombay – Maximum City (2006) all’Espace Tri-Postal di Lille – ha diretto i seguenti lungometraggi documentari: Roshbash Badolato (1999), Un Confine di Specchi (2002) – Premio Speciale della Giuria Torino Film Festival, Premio Sud Est Sicilia CMCA Festival – e Primavera in Kurdistan (2006) – Premio Internazionale della SCAM al Festival Cinéma du Réel di Parigi, Nomination per Miglior Lungometraggio Documentario ai David di Donatello, Ovidio d’Argento per il miglior film a Sulmonacinema 2006.

Auditorium – ore 18,30

Cerimonia di premiazione per i vincitori della X Edizione del Cervino Cinemountain. Sorteggio dei Premi per il pubblico (offerti da CDA & Vivalda e dalle erme di Pré-Saint-Didier)

Piazzetta della Chiesa – ore 21,30

Danse Escalade : “Service à tous les étages”, spettacolo di danza verticale dei “Lézzard Bleus con Antoine Le Menestrel. In collaborazione con Strade del Cinema – Festival Internazionale del Cinema Muto Musicato dal Vivo. Le proiezioni sono musicate dal vivo a Federico Marchesano e Paolo Porta.

Quelli qui presentati sono tre momenti comici profondamente spettacolari che mostrano acutamente le incommensurabili potenzialità espressive degli anni venti. Gli anni dell’apogeo del cinema muto.

Si tratta di un linguaggio universale, comprensibile dappertutto, proprio perché fa leva sul comportamento fisico degli autori-attori (qui Buster Keaton e Harold Lloyd), sulla composizione spaziale dentro cui si sviluppa l’azione presentata e sui tempi ritmici delle costruzioni comiche stesse.

The Frozen North , cortometraggio del 1922 di Buster Keaton, è il sogno di uno spettatore amante del cinema che si risveglierà, soltanto alla fine del film, in una sala cinematografica ormai vuota. E’ il sogno delle azioni intraprese da Buster nel “nevoso nord”. La prima didascalia dice ” Last stop on the subway”, ultima fermata del metrò. La prima immagine del film (dopo l’apertura con mascherino circolare) mostra un chiosco scuro con la scritta ” Subway exit” in una distesa completamente innevata con montagne in profondità. Proprio dall’uscita del metrò compare tranquillamente Buster Keaton, come fosse un personaggio lunare, da sogno. Deviante in un universo assurdo e parallelo. Com’è vestito Buster in The Frozen North A volte come William Hart. A volte come Eric Von Stroheim. Uscendo dal metrò Buster indossa un grande cappotto, su un gilet scuro, una camicia chiara, un ampio colletto circolare e la sua classica cravatta “estraibile”. Alla vita due vistose fodere per pistole che al momento non ha… infatti vi introduce le mani per mostrare quanto siano vuote, cioè prive di pistole… e in testa un cappello chiaro con fasciatura scura.

Sembra un cowboy da montagna vestito per il freddo. Successivamente per conquistare una donna si vestirà con un completo bianco, confondendosi con la neve.

Our Hospitality è il secondo lungometraggio realizzato da Buster Keaton. E’ un film in costume ambientato nella prima metà dell’Ottocento. E’ la storia, inventata su toni comici, della faida tra due famiglie: i Canfield e i McKay.

Buster è Willie McKay. Per fuggire i maschi della famiglia Caufield che cercano di ucciderlo, Buster si traveste da donna e s’invola alla stazione, su un cavallo veloce. Le inquadrature relative a questa folle corsa sono tra le più inventive del cinema di Keaton, quanto quelle del viaggio in treno e quelle della fuga-rincorsa dell’ultima parte del film e quelle della cascata. Our Hospitality. La corda. Il vuoto. L’acqua. Le rocce. Elementi primari per una paura ancestrale che scorre nel comico.

Buster Keaton e l’attrazione per il fuoricampo, dov’è il vuoto, dove si prova vertigine. Dove il corpo saettante di Buster segna il tempo di ogni azione fisica nell’universo che muta. Il tuffo nell’acqua (prima). Il tuffo nel vuoto (poi) per salvare l’amata (che è una Canfield). Tra le rocce come sulle verticali di un grattacielo percorso nell’angoscia e nella vertigine anche da Harold Lloyd in Safety Last .

Safety Last , lungometraggio con protagonista Harold Lloyd, è la dimostrazione, sempre mediante le invenzioni comiche, che chi è costretto a scalare e a salire attraverso le vie più impervie anche (qui per l’appunto un grattacielo) è spesso una persona normale che soffre le vertigini e ne è condizionata per amore. Il senso del vuoto. L’attrazione a cadere.

Safety Last è anche la messa in scena della suspense di uno stato d’animo di equilibrio precario. Di instabilità permanente .

Federico Marchesano (contrabbasso, basso elettrico ) è nato a Torino nel1975. Diplomatosi in contrabbasso al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino nel 1998, si perfeziona col Maestro Franco Petracchi all’Accademia Walter Stauffer di Cremona. Nel 1997 vince il II Premio al Concorso Nazionale di esecuzione Contrabbassistica Wherter Benzi di Alessandria. In ambito classico, diventa collaboratore di prestigiose Orchestre nazionali ed internazionali (European Union Youth Orch., Accademia di S.Cecilia, Orch. Sinfonica Naz. RAI, Orch. da Camera di S. Accardo). In ambito rock e jazz vince il 2° premio nella categoria strumenti solisti al concorso nazionale Incroci sonori Moncalieri jazz 2003 e si esibisce in solo prima della Mingus Orchestra. Nell’ottobre 2003 viene selezionato da Louis Sclavis per l’orchestra Jazz europea Europe Jazz Odissey. Nel 2006 ha eseguito a Lugano come solista ” Absoluth” Concerto per basso elettrico, violoncello e orchestra di Nicola Campogrande, con Umberto Clerici al violoncello e l’Orchestra Filarmonica di Torino.

Paolo Porta (sax alto, tenore) partecipa ai Seminari ” Berklee in Umbria 1988″ con Matt Marvuglio, flauto, Handy McGhee, sax tenore, Hal Crook, improvvisazione e studia privatamente il sassofono con George Garzone tra il 1989 e il 1990. Dal ’90 al ’91 frequenta il prestigioso Berklee College of Music di Boston (Usa). Negli anni ha frequentato seminari tenuti dai grandi sassofonisti della scuola americana come Lee Konitz, Steve Grossmann e Joe Lovano. Ha vinto numerosi premi tra quali quello SIAE per la migliore composizione presentata al concorso ” Grand Prix du Jazz 1992″, il 1º premio come miglior gruppo con il Porta-Bosso Quintet al concorso ” Summertime in Jazz 1994″, il 1º premio come miglior gruppo con il Riccardo Ruggieri Quartetto al concorso “Barga Jazz 2000”. Ha suonato tra gli altri con: Furio Di Castri, Steve Swallow, Giorgio Li Calzi, Ares Tavolazzi, Carla Bley, Yurij Kuz, Steve Coleman, Antonello Salis, Paolo Fresu, Jon Balke, Karim Ziad, Danilo Rea.

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