di Luca Dal Molin

Nella giornata di sabato 12 ottobre è entrato nel vivo il progetto “Faedo”, ossia il progetto di studio idrogeologico dell’altopiano del Faedo Casaron a Monte di Malo (Vicenza), al cui interno si sviluppa un dei maggiori sistemi carsici del Veneto: il sistema Buso della Rana – Pisatela. Al progetto sono coinvolti il CS Proteo di Vicenza, l’Alto Vicentino Servizi (ente che gestisce gli acquedotti della zona) e alcuni gruppi speleo locali (Malo e Schio).
Per la caratterizzazione idrogeologica del sistema carsico si effettueranno: 1) il censimento di tutti i punti di emergenza attorno all’altopiano (sorgenti); 2) la stima dell’apporto meteorico che s’infiltra nell’area di ricarica mediante la misura delle precipitazioni registrate mediante una stazione pluviometrica da noi installata sopra l’altopiano del Faedo; 3) il monitoraggio in continuo della portata (mediante rilevazione di livello), della temperatura e della conducibilità elettrica dell’acqua all’interno del “Buso della Rana”. L’acquisizione dei dati in questione è prevista in automatico mediante una sonda multiparametrica STS; 4) posizionamento di due datalogger di temperatura rispettivamente in una sorgente posta immediatamente a valle del Rana (S. Lucia) e all’interno della Pisatela, a monte dello Stargate (in realtà questi due strumenti stanno funzionando dall’inizio dell’anno); ed infine 5) la marcatura delle acque utilizzando traccianti chimici innocui, atossici ed a basso impatto ambientale (si era pensato di utilizzare il Tinopal CBX-S). Il progetto è stato in parte finanziato dall’AVS ed ha avuto il patrocinio dalla Federazione Speleologica Veneta. La durata del progetto sarà di due anni.

Una considerazione: l’installazione della sonda (che è composta da due parti cilindriche collegate da un cavo, una viene immersa in acqua e ha i sensori, l’altra sta fuori e permette lo scarico dei dati) è stata particolarmente difficoltosa in quanto abbiamo dovuto posizionarla lungo il ramo principale del Rana in una zona tra il ramo del Pantano e il bypass di accesso ai rami di destra (zona Labirinto, che a dispetto del nome è un ramo molto frequentato non solo dagli speleo, ma anche da turisti occasionali), proteggere il cavo di collegamento (lungo quasi 50 m) con un tubo corrugato grigio del diametro 40 mm, che è stato fissato il più possibile fuori dall’acqua e da occhi indiscreti (vi ricordo che quando il Rana va in piena il livello si può alzare anche di alcuni metri). Le sonde sono protette da appositi tubi di ferro fissati nella roccia. Chiunque notasse lungo questo tratto di grotta cose strane (ad esempio pezzi di tubo corrugato penzolanti) abbia l’accortezza di avvertirci immediatamente.

Luca Dal Molin
Club Speleologico Proteo Vicenza

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