Sembra che se dovessero esserci gli alieni sul sistema solare, li dovremo cercare sotto la superficie dei pianeti. Ormai è appurato da diversi anni che Marte possiede cavità sotterranee, tubi di lava e anche bacini sotterranei, magari, chissà, anche sistemi carsici, che con la poca acqua rimasta avranno il loro bel da fare a restare intatti. Per sapere qualcosa su marte e le sue grotte, provate a cercare con Google Speleologia
Marte comunque non è l’unico pianeta sicuramente “carsificato”; C’è un altro indiziato, Encelado, un satellite di Saturno. Intanto anche lui sbuffa scureggia e scatarra pezzi di carbonio complessi e altri gas che generalmente si formano grazie all’attività di batteri, e poi dovrebbe avere al suo interno dei “mari” che si muovono secondo le maree generate dal gigantesco Saturno.
Ecco l’articolo apparso su Tutto Scienze, allegato a La Stampa di ieri:

“Alieni tra ghiacci eterni”
Spazio. Su Encelado, satellite di Saturno, grandi geyser emettono gas di molecole organiche
I test della sonda Cassini: è probabile un oceano sotterraneo, con un habitat adatto alla vita

CESAREGUAITA
GAT – PLANETARIO DI MILANO
Immerso nell’impalpabile anello E, il più esterno, a quasi 240 mila chilometri da Saturno, orbita Encelado, uno strano satellite di ghiaccio, che continua a regalare sorprese.
Stavolta la sonda Cassini l’ha osservato a una distanza talmente ridotta – appena 50 chilometri – da attraversare direttamente i geyser, facendo una mappa termica della straordinaria regione delle «fessure tigrate». Un vero spettacolo.
Mentre lo strumento «CIRS» ha rivelato che l’eccesso di emissione termica corrisponde alla posizione delle fessure, le analisi di un altro strumento – INMS (Ions and Neutral Mass Spectrometer) – hanno raccolto molte rivelazioni. Se la molecola più abbondante è quella del vapor d’acqua e la presenza di CO2 (1-2%) conferma una serie di indizi, la grande novità è la scoperta dell’ossido di carbonio (che si aggira tra il 4 e il 5%), accanto a una quantità simile di composti organici semplici (vale a dire contenenti un solo atomo di carbonio, tipo metano, formaldeide e acido cianidrico) e di una piccola quantità (1%) di composti organici più complessi (con almeno due atomi di carbonio).
Così, se si considera la miscela di molecole appena individuate, emerge una conclusione imprevedibile: i gas di Encelado sono molto simili a quelli delle comete. Con una differenza: che le comete riversarono le loro molecole organiche negli oceani primordiali della Terra, contribuendo forse in maniera decisiva all’origine della vita, mentre, nel caso di Encelado, queste molecole sono, con ogni probabilità, già a contatto, in profondità, con abbondanti quantità di acqua liquida. E a questo punto non è assurdo pensare che sotto i ghiacci del Polo Sud si celi uno straordinario ecosistema, adatto allo sviluppo di forme di vita batterica.
Analizzare i meccanismi alla base di questa straordinaria attività geologica, tuttavia, non è facile. L’ipotesi più accreditata è che, a causa dell’orbita leggermente ellittica di Encelado, ad avere un ruolo decisivo siano le interazioni di marea con Saturno.
Il problema è che la fuoriuscita di vapore d’acqua implica la presenza di acqua liquida nel sottosuolo. Un fatto che sembra assurdo in un corpo così gelido. Si può però dimostrare (l’ha fatto l’astronomo Javier Ruiz dell’Università di Madrid per una luna di Giove, Callisto) che in un corpo ad alta componente di ghiaccio il calore primordiale è in grado di creare, a qualche chilometro di profondità, un guscio di acqua liquida, che rimane tale per miliardi di anni grazie allo scudo «anti-termico» del ghiaccio soprastante e all’altissima pressione. Se poi ci sono interazioni di marea con Saturno che fratturano la superficie, il gioco è fatto. Analisi e ricerche, quindi, sono destinate a proseguire.
Encelado è uno degli obiettivi primari della sonda «Cassini» e per questo, nei primi quattro anni della missione, sono state programmate molte osservazioni, tra cui alcuni «flyby» stretti: tre nel 2005 e l’ultimo, quello fondamentale, il 12 marzo scorso. E’ stato nel 2005 che la fotocamera ISS (Imaging Science System) ha ottenuto le prime immagini ad alta risoluzione dell’emisfero di prua di Encelado, quello nella direzione del moto orbitale. La superficie è apparsa tutta rimodellata: in alcuni casi (soprattutto nelle regioni settentrionali) si tratta di «episodi» antichi (si sono visti crateri sovrapposti a fratture), mentre in altri casi (alle latitudini più meridionali) i terreni sono talmente giovani dal punto di vista geologico da mostrare l’assenza di crateri.
La conseguenza delle prime scoperte è stata la modificazione del «flyby» successivo, quello del 14 luglio 2005, che, transitato nei pressi del Polo Sud, ha mostrato una morfologia peculiare, caratterizzata da una successione di fessure parallele, denominate «strisce tigrate»).
In corrispondenza del Polo Sud lo spettrometro infrarosso CIRS (Composite Infrared Spectrometer) ha evidenziato una macchia termica, con punte di -90°C (contro una temperatura media di -200°C): si tratta di una misura che ha fatto supporre come, già a pochi metri di profondità, si debbano superare gli 0°C, permettendo, quindi, l’esistenza di una riserva di acqua liquida.
Ma il primo vero colpo di scena si è verificato il 27 novembre 2005, quando la «Cassini » fece una scoperta sensazionale al Polo Sud: una serie di geyser proiettava, fino a 400 chilometri d’altezza, violenti getti di vapore d’acqua, miscelato a particelle di ghiaccio, simili a quelle che costituiscono l’anello E: ecco la dimostrazione che Encelado era la fonte di materiale che rendeva persistente l’anello E di Saturno, altrimenti destinato a sfaldarsi in pochi milioni di anni.

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