MINIERE SARDEGNA / Con La Settimana del Pianeta Terra, nelle grotte sulla Via dell’Antimonio

In Sardegna si rischia di perdere una testimonianza importante della nostra storia : il mondo delle miniere dell’Altopiano di Sa Lilla. Con La Settimana del Pianeta Terra scenderemo nelle grotte sulla Via dell’Antimonio”

“Ciò che resta del villaggio della miniera di Sa Lilla rischia di avere ancora pochi anni di vita a causa dello stato di abbandono in cui versa . I resti della miniera sono dispersi nel fitto della boscaglia . Si riconoscono gli alloggi dei minatori , l’officina , la cantina, gli uffici .
Con La Settimana del Pianeta Terra saremo per la prima volta sulle vie dell’antimonio , entreremo nelle grotte. Vedremo il villaggio della miniera di Sa Lilla immerso nel verde del bosco come testimonianza di un’attività umana e del grande patrimonio del nostro Paese. Armati di caschetto e protezioni entreremo nel cantiere sotterraneo di Genna Flumini , nel Comune sardo di San Vito. Una visita che risulterà particolarmente suggestiva”.

Le miniere di Sa Lilla nel Comune di Armungia in Sardegna e Genna Flumini o Brecca nel Comune di San Vito, hanno costituito nel corso del diciannovesimo secolo due importanti siti per l’estrazione del principale minerale di antimonio, la stibnite. Tra queste ed altre concessioni minerarie venne realizzata una strada interna detta “La via dell’Antimonio” e la Settimana del Pianeta Terra , solo in Italia, organizzata dalla Federazione Italiana Scienze della Terra , offrirà l’opportunità di essere lì.

“Sa Lilla faceva parte di un complesso di miniere comprendente anche quella di Parredis. Quest’ultima affrontava lo stesso massiccio, monte Parredis appunto, dal versante opposto.”

Nella seconda metà dell’800 , l’intera zona mineraria risultava fortemente isolata ed impervia e questo costrinse le Società minerarie ad investire notevoli capitali per la costruzione di strade, case cantoniere , magazzini . Ben 27 KM di strada per collegare la minera al porto Murtas e 18 KM di strada per carri a cavalli . Dal 1865 1865 al 1868 furono prodotti ben 11.800 quintali di minerali, per un valore pari a 98.200 lire. In quegli anni a Parredis lavoravano minatori, falegnami, fabbri, manovali, cernitori e lavatori e la loro paga giornaliera era rispettivamente di: 3,75 lire; 2,50 lire; 2,50 lire; 1,62 lire; 0,80 lire (quest’ultimo dato riferito a cernitori, cernitrici, lavatori e lavatrici). Negli anni ’20 e ’30 furono costruiti centinaia di metri di gallerie, discenderie e pozzetti. Un immenso patrimonio anche per l’Italia di oggi ma che purtroppo rischia il totale degrado. Il contesto geologico è straordinario con fiumi, boschi e ruscelli.

C’è una grande testimonianza quale il piccolo villaggio costruito per i minatori e le loro famiglie sul versante settentrionale della valletta scavata dal rio Brecca (San Vito). Al suo centro sorgeva verosimilmente la dimora del direttore e della sua famiglia. Il tutto dà l’impressione di razionalità, funzionalità e ordine, lungo il rio Brecca erano inoltre presenti le Gallerie Santa Maria, San Giuseppe, Santa Barbara e Santa Caterina”.

Fonte: Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa de La Settimana del Pianeta Terra

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