Intervento di tutela dopo lavori abusivi in contrada Cicirelli

L’operazione di recupero e la scoperta delle tombe

Mercoledì 5 febbraio, presso la Certosa di San Lorenzo a Padula, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino, la Procura di Lagonegro e i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno presentato i risultati di un’operazione di tutela del patrimonio archeologico.

L’intervento è stato reso necessario dopo la segnalazione di lavori abusivi che hanno compromesso un’area con sepolture antiche.

La scorsa estate erano stati avviati lavori per la realizzazione di una stalla in contrada Cicirelli, causando danni a un gruppo di tombe.

Dopo il sequestro dell’area, le autorità hanno disposto un intervento d’urgenza per il recupero delle sepolture, alcune delle quali risultavano già distrutte.

Caratteristiche delle sepolture e modalità di seppellimento

Nel corso degli scavi sono state recuperate diciannove tombe, prevalentemente realizzate con la tecnica “a cappuccina”, in cui il defunto veniva deposto su un letto di tegole e coperto da elementi disposti a doppio spiovente.

In alcuni casi, i corpi erano stati inumati in fosse terragne, semplici sepolture scavate nel terreno, segnalate in superficie da una pietra di grandi dimensioni.

Le tombe contenevano corredi funerari con ceramica a vernice nera e vasi a figure rosse decorati con motivi femminili, attribuibili a botteghe lucane, probabilmente attive nel Vallo di Diano.

Alcuni reperti sono stati rinvenuti anche all’esterno delle sepolture, suggerendo la presenza di rituali post-sepoltura.

Reperti di particolare interesse: la tomba del guerriero

Tra le sepolture recuperate, la tomba n. 64 presenta elementi di particolare interesse.

Il defunto era deposto su un letto di tegole, accanto a un corredo che comprendeva vasi a vernice nera e un’olletta contenente una moneta d’argento, un diobolo della zecca di Taranto raffigurante la dea Atena e l’eroe Eracle.

Su una tegola posta dietro la testa del defunto era stata incisa, prima della cottura, la raffigurazione di un cavaliere in corsa, probabilmente un guerriero armato di lancia.

Un’altra tomba ha restituito un corredo composto da numerosi vasi, un cratere decorato con teste femminili, un coltello in ferro, un cinturone in bronzo e un set di utensili domestici, tra cui spiedi e un candelabro in piombo.

Il cinturone suggerisce un’identità guerriera del defunto, mentre la suppellettile richiama il suo ruolo sociale all’interno della comunità.

Ipotesi sull’origine del sito funerario

L’analisi della disposizione delle tombe e dei materiali rinvenuti suggerisce che l’area sepolcrale fosse collegata a un insediamento rurale o a una fattoria di epoca lucana.

I reperti risalirebbero alla seconda metà del IV secolo a.C., periodo in cui il Vallo di Diano era un’importante area di produzione ceramica e di insediamenti agricoli.

L’operazione di recupero ha permesso di documentare un nuovo segmento del patrimonio archeologico locale, fornendo elementi utili per la ricostruzione del paesaggio insediativo antico della regione.

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