Alla scoperta del Pozzo Superprofondo di Kola, il buco più profondo del mondo
Scoperte sorprendenti e sfide impossibili nella missione sovietica di conoscere la Terra. Leggende parlano di grida registrate a 10000 metri di profondità

Il 24 maggio del 1970, un gruppo di scienziati sovietici iniziò un’impresa epica: perforare la crosta terrestre per studiare i suoi strati sottostanti.

La missione portò alla creazione del Pozzo Superprofondo di Kola, il buco più profondo del mondo, raggiungendo la profondità di circa 12 km.

Sebbene non si sia riusciti a raggiungere l’obiettivo di 15 km, i dati raccolti hanno avuto un’enorme importanza per la comunità scientifica.

Il Pozzo Superprofondo di Kola è stato il risultato di una guerra sconosciuta per scoprire le profondità della Terra.

Gli Stati Uniti si sono lanciati alla scoperta dello spazio, mentre la Russia ha deciso di esplorare il sottosuolo.

La scelta del sito si concentrò sulla penisola di Kola, dove era stata trovata la presenza di depositi di rame e nichel.

Il Pozzo Superprofondo di Kola ha fornito informazioni importanti sulla conformazione dello scudo baltico e della crosta terrestre, sulle linee sismiche e sui processi di variazione morfologica ad esse legati.

Inoltre, i campioni di rocce raccolti hanno permesso di scoprire 24 specie di fossili di plancton a circa 6 km di profondità.

Tuttavia, le altissime temperature e le proibitive condizioni geologiche hanno reso impossibile qualsiasi tentativo di ulteriore discesa.

Gli studiosi di tutto il mondo sono già all’opera per una prossima grande impresa: raggiungere almeno i 30 km di profondità. Sebbene sembri impossibile con le attuali conoscenze e tecnologie, l’idea di scoprire il manto terrestre, i suoi movimenti e i fenomeni naturali che presenta, è troppo importante per non essere tentata.

Leggende metropolitane (tratto da Wikipedia):

Nel 1989 incominciò a circolare la storia che da qualche parte in Siberia scienziati sovietici avessero scavato un buco che raggiungeva la profondità di 14,5 km, dove avrebbero trovato una cavità. Sarebbe stato quindi calato nel buco un microfono che, prima di sciogliersi a causa della temperatura di 1000 °C, avrebbe registrato un audio di 17 secondi in cui si sarebbero udite grida umane, probabilmente le anime dei dannati condannati all’inferno.

Durante la notte dal foro sarebbe uscita una vampata di gas luminoso seguita da un grande demone alato che avrebbe pronunciato le parole “Io ho vinto” prima di scomparire.

Gli scienziati che avevano assistito al fatto ne sarebbero stati così sconvolti che dovettero prendere una pastiglia che cancellò loro la memoria delle ore precedenti.

Negli anni successivi la leggenda fu ripresa solo da alcuni giornali cristiani minori, che vi vedevano la dimostrazione dell’esistenza dell’inferno, ma incominciò a diffondersi su larga scala con l’avvento di Internet.

Dal momento che nel 1989 non esisteva nessun pozzo superprofondo in Siberia, la leggenda fu associata con il pozzo di Kola, un articolo sul quale era apparso sulla rivista Science proprio nell’agosto 1989.

Già nel 1990 altre riviste cristiane, scettiche sulla storia, pubblicarono degli articoli in cui dubitavano della sua autenticità. In particolare il conduttore radiofonico americano Rich Buhler riuscì a risalire a un articolo di un lettore della rivista finlandese dedicata al paranormale Vaeltajat, nel quale si citava come fonte una fantomatica rivista chiamata Jewels of Jericho, della quale non riuscì a verificare l’esistenza.