Lo studio scientifico del Gruppo Speleologico Martinese presentato al Convegno Internazionale Graffiti in Italy a Roma

La grotta di Nove Casedde a Martina Franca custodisce la prima testimonianza di protospeleologia italiana.

Lo studio scientifico del Gruppo Speleologico Martinese presentato al Convegno Internazionale Graffiti in Italy a Roma ha rivelato che un’iscrizione inedita e datata 8 giugno 1525, localizzata all’interno della grotta e rintracciata dal GSM nel 1994, rappresenta la testimonianza di un’esplorazione della cavità condotta nel XVI secolo.

Gli esiti della ricerca, condotta dai soci del GSM, gli archeologi Cristina Comasia Ancona e Roberto Rotondo, sono stati presentati giovedì 11 aprile a Roma durante il primo Convegno internazionale Graffiti in Italy and beyond (7th-16th c.) nell’ambito del progetto ERC-2020-AdG Graff-IT organizzato dall’Università degli Studi ‘G. d’Annunzio’ Chieti – Pescara.

Il contributo, dal titolo “Caverna(e) solertes inquisitores. Testimonianza graffita di un’esplorazione speleologica nel XVI secolo a Martina Franca (TA)“, riguarda lo studio dell’iscrizione e la puntuale ricerca archivistica.

Si tratta della prima attestazione autografa in situ, se si escludono le notizie e le descrizioni riportate perlopiù su manoscritti o libri a stampa dell’epoca: finora infatti si conoscevano solo gli autografi del 1551 e 1555 conservati nella Grotta del Monte Cucco in Umbria, di cui però sono ancora incerti gli autori.

La ricerca archivistica ha permesso di identificare con certezza due dei tre autori dell’iscrizione, personaggi influenti della società del XVI secolo in area tarantina, mentre il terzo è ancora incerto (Cristoforo Caraglia o Castagna).

L’erudito Diogene Galeone e il suddiacono Angelo Bucci, entrambi cittadini di Grottaglie, registrano sulla parete calcarea del luogo più profondo e angusto della cavità la data (8 giugno 1525) e i loro nomi, definendosi alla fine “abili esploratori della grotta“.

Lo studio scientifico del Gruppo Speleologico Martinese ha permesso di portare alla luce una testimonianza unica e preziosa per la storia della protospeleologia italiana.

La ricerca archivistica e l’analisi dell’iscrizione hanno permesso di identificare con certezza due dei tre autori dell’iscrizione e di datare con precisione l’esplorazione della cavità.

La scoperta rappresenta un importante contributo alla conoscenza della storia della speleologia e della ricerca scientifica in Italia.

La grotta di Nove Casedde a Martina Franca si conferma così un luogo di grande interesse per gli studiosi e gli appassionati di speleologia e di storia.

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