Le parole di sostegno di Donato Pupillo, direttore della SNS CAI, in risposta alle polemiche sull’incidente di domenica
La speleologia è un’attività affascinante ma non priva di rischi. Tuttavia, gli speleologi adottano tutte le misure precauzionali per operare con un ragionevole margine di sicurezza.
Nonostante ciò, un rischio residuo è sempre presente e non può mai essere completamente eliminato.
Il caso di Ottavia, esperta speleologa e istruttrice del CAI, è un esempio di come il destino possa giocare un ruolo imprevedibile.
Un evento imprevedibile che poteva accadere a chiunque o in qualsiasi momento.
In questo caso, il rischio residuo si è concretizzato in modo inaspettato.
Chi esplora le grotte non è uno sconsiderato, come a volte viene rappresentato dai media o da persone prive di conoscenza specifica ma pronte a esprimere giudizi infondati.
Gli speleologi sono perfettamente consapevoli dei rischi che affrontano.
Sanno bene che anche un lieve incidente può richiedere tempi di soccorso molto lunghi.
Sono consapevoli che, in caso di bisogno, saranno i loro stessi amici, membri del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), a intervenire per aiutarli.
Molte persone non sanno che i soccorritori sono prima di tutto speleologi ed esploratori, proprio come coloro che soccorrono.
Non sanno che questi volontari affrontano sofferenze per recuperare i loro amici, con dedizione assoluta e senza alcuna ricompensa materiale, se non la gratitudine di chi li conosce.
La comunità speleologica è unita, una grande famiglia in cui quasi tutti si conoscono.
Ogni incidente è vissuto con apprensione da tutto il mondo speleo, perché un amico si è fatto male e altri amici stanno facendo il possibile per salvarlo.
La speleologia non è solo esplorazione, ma anche conoscenza e studio del territorio.
È l’unico modo per analizzare ambienti che la tecnologia non è ancora in grado di raggiungere.
In Italia, gli speleologi sono appassionati volontari, non professionisti pagati.
Con il loro lavoro portano avanti ricerche di grande valore accademico e di utilità per la società, guidati unicamente dallo spirito di abnegazione.
Ma per ottenere questi risultati, le grotte devono essere prima esplorate e poi mappate.
Noi speleologi continueremo a fare ciò che amiamo, anche per una società che non sa apprezzare tanto sacrificio.
Lo faremo esplorando, formando nuove generazioni di speleologi, insegnando che la sicurezza è sempre al primo posto, ma che l’imponderabile può essere dietro l’angolo.
E continueremo a soccorrere i nostri amici in difficoltà, con la stessa solidarietà che ci unisce.
Un pensiero di incoraggiamento a Ottavia: tieni duro, affronta il dolore con coraggio mentre passo dopo passo stai tornando in superficie, speriamo che ti riprenderai presto e che presto ti rivedremo tuta addosso e casco in testa.
Un sentito ringraziamento a tutti i soccorritori che in questo momento stanno dimostrando, ancora una volta, che vale la pena credere in un mondo migliore, fatto di solidarietà e rispetto reciproco.