Gianni Ribaldone (1942 – 1966), alpinista e speleologo, è stato uno dei fondatori del Corpo di Soccorso speleologico “Eraldo Saracco”, poi incorporato nel Soccorso alpino del CAI – Medaglia d’Oro al Valor Civile
Gianni Ribaldone, immagine tratta da Gogna Blog
Gianni Ribaldone nasce nel 1942 a Cavour (TO), dove il padre è titolare di una farmacia: ai piedi della Rocca, una punta alpina che si alza su una pianura alluvionale, nasce il suo amore per la natura e la montagna, che lo accompagna a Genova, dove la famiglia si trasferisce dopo aver acquistato un’altra farmacia.
Qui, tra ricerche biologiche e archeologiche, scopre a 14 anni la speleologia e si iscrive al Gruppo Speleologico Arturo Issel. Esercitandosi, scopre la passione per l’arrampicata.
“Dal prolungato contatto con i monti ho tratto la convinzione che ogni balza rocciosa, ogni cima, ogni gruppo alpino ha la sua vita, una sua personalità, un suo essere di cui l’alpinista si innamora. E l’uomo semplice, dall’animo puro e profondo, accorre a questo meraviglioso richiamo…”, scrive Gianni: uomo semplice, appunto, dall’animo puro e profondo, che sale le montagne e scende nel sottosuolo per meglio conoscere la natura.
Ha interessi molteplici, non solo speleologia e arrampicata, ma anche filatelia, pittura, numismatica, scienze naturali, geologia, fisica e biologia, per dirne solo alcune.
La speleologia per Gianni è soprattutto esplorazione e studio. Scopre, esplora e descrive molte grotte e pubblica l’elenco catastale delle grotte liguri. Nella Grotta della Taramburla, in Val Pennavaira, salendo in alto, nella zona vicino al sifone terminale, trova un nuovo tratto di grotta che per anni nessun altro riesce a raggiungere. Alla Tana dei Rugli, in Val Nervia, attraversa a nuoto il lago che precede il sifone e si arrampica fino al sistema di gallerie superiori, raggiungendo un nuovo sifone: quel passaggio – circa 10 metri molto esposti – oggi si chiama Salita Ribaldone.
Nel 1960, è a Torino, al Politecnico, a studiare Ingegneria con grande impegno.
L’arrampicata diventa vero e proprio alpinismo, e la Grigna la meta più vicina e abituale. Arrampica per dedicarsi all’esplorazione dell’ignoto, nel profondo di grotte e cavità, note e sconosciute, e per salire su rocce e picchi inviolati, in tutta modestia. Diventa uno dei più forti scalatori del suo tempo, in grado di risolvere con semplicità ed immediatezza ogni problema tecnico, e di comunicarlo agli altri.
Per queste sue caratteristiche, per il carattere aperto e disposto al sorriso, nello studio, nelle esercitazioni, nelle esplorazioni e in montagna, è ricercato da tutti: per la bravura e per la disponibilità, e anche per la voce intonata con cui intona canzoni di montagna.
Incontra grandi personaggi, tra gli altri Bertone, Manera, Mellano, Rabbi e Ribetti: con alcuni di loro si distingue sulla cresta sud dell’Aguille Noire de Peutérey, la parete sud del Castore. Con un giovane Marchionni, effettua la prima ripetizione della direttissima dei Francesi alla Sud del Corno Stella, sulle Alpi Marittime, e diverse ascese, impegnative e prestigiose.
Entra a far parte del Gruppo Alta Montagna del CAI Uget, di cui sarà poi vicepresidente.
E’ attivo come istruttore della scuola nazionale di alpinismo ”Giusto Gervasutti”, dove si distingue per capacità didattica e comunicativa.
Arrampica senza sosta, non solo tra Apuane, Dolomiti e Alpi Occidentali. Sale e scende ogni rilievo, positivo e negativo. L’elenco delle vie scalate è senza fine: tra le altre, alcune prime invernali come lo spigolo Graffer allo spallone del Campanile basso del Brenta, il Piller Gervasutti al Mont Blanc di Tacul e la prima ascensione allo spigolo NE del Petit Capucin. E poi l’invernale alla Malvassora del Becco Meridionale della Tribolazione, la Campia al Corno Stella, il Càstore con la parete Sud, l’Aiguille Noire con la sua famosa cresta Sud. E poi in Grigna lo spigolo Nord del Badile e la via di Cassin che corre sulla parete di sinistra e innumerevoli altri.
Nel 1963, con il Gruppo Speleologico Piemontese, partecipa ad una spedizione nazionale alla Spluga della Preta, sui Monti Lessini: in pochi e fortissimi, domano la Spluga, superano il dislivello negativo di -578 a cui si era fermata la precedente spedizione e raggiungono il fondo dell’ex inviolato abisso, a – 875, allora seconda profondità nel mondo.
Nel 1965 fonda, con altri amici, il Corpo di Soccorso speleologico “Eraldo Saracco”, le cui squadre saranno in seguito incorporate nell’organico del Soccorso alpino del CAI, corpo al quale egli apparteneva già da quattro anni.
Il 1966 è un anno importante: si deve laureare in Ingegneria mineraria, ha terminato la tesi sulle miniere di cinabro e studia senza sosta, e intanto fa l’istruttore di speleologia, arrampica e pratica sci alpinismo.
Partecipa ad uno dei più noti interventi di soccorso, a Roncobello, nel Buco del Castello: lì, oltre una cascata impetuosa, sono bloccati e in difficoltà alcuni speleologi, tra cui due soccorritori, Donini e Pelagalli. Gianni si cala nel pozzo e raggiunge gli speleologi: a rischio della vita, carica sulle spalle un ferito nel sacco Gramminger (che permette l’imbrago e il trasporto di un infortunato) e lo porta oltre il muro d’acqua: Gli esiti della spedizione sono in parte infausti, ma non sminuiscono la forza del coraggio e della ferrea volontà di Gianni che poco dopo, con suo grande stupore, è insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile.
Ribaldone sopravvive ben poco alla sua impresa. Sul canalone Gervasutti al Mont Blanc di Tacul, due mesi dopo, guida la cordata con due allievi sullo scivolo ghiacciato: uno degli allievi cade e trascina con sé gli altri: muoiono tutti e tre. Gianni ha 24 anni.
Genova gli ha dedica una strada vicino alla farmacia che ancora porta il suo cognome
Il 10 agosto 1970 un Gruppo Speleologico genovese prende il suo nome, e tuttora se ne fregia con grande orgoglio.
Nel 1974 le Sezioni CAI Valli di Sezioni CAI di Ala di Stura, Caselle, Ciriè, Lanzo, Leinì, Venaria gli intitolano la propria Scuola di Alpinismo e Sci alpinismo.
Di Gianni abbiamo alcune pubblicazioni, dei periodi genovese (tra le quali una sul Catasto delle grotte liguri) e piemontese (tra cui il secondo elenco catastale delle Grotte del Piemonte e della Valle d’Aosta, e la sua tesi). Poche rispetto alla sua intensa attività, ma estremamente interessanti.
Il segreto della vita è vivere la vita al pieno delle possibilità, nel momento presente, nel bene verso se stessi e verso gli altri, con saggezza, a testa alta e senza pensare troppo alla morte. Questo Gianni Ribaldone lo ha fatto: ma – diciamolo – per morire avrebbe potuto aspettare.
Anche se nessun altro luogo, oltre alla montagna, poteva essere più adatto, per lui, per lasciare la vita, a 24 anni è davvero presto per morire.

Marina Abisso
Speleo Club Gianni Ribaldone

Fonti: Cavour https://www.cavour.info/index.php
• Gogna Blob https://gognablog.sherpa-gate.com/gianni-ribaldone/
• Bollettino “Grotte” GSP n. 21/1963
• Bollettino Grotte GSP 29/19966
• Ricordo di Gianni Ribaldone Associazione Mineraria Subalpina – Torino 1966
• “SPELEOLOGIA” settembre/ottobre 1999
• Sito della Scuola Intersezionale di Alpinismo e Sci Alpinismo Gianni Ribaldone https://scuolaribaldone.com

Un pensiero su “Speleologi che hanno fatto la storia: Gianni Ribaldone (1942 – 1966)”
  1. Circa 20 anni fa attraversavo la Sardegna in moto e mi fermo per un caffe a Guspini. Sopra il bancone vedo la piantina di una grotta il cui vano principale era chiamato Salone Ribaldone. Ho chiesto spiegazione ed il titolare mi ha detto che il grande speleologo, mio lontano cugino, l’aveva scoperta ed esplorata. E’ stata una sorpresa ed una gioia per me.
    Giovanni Ribaldone
    milano, 6.2.2023

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