Anche lo Speleovivarium di Trieste tra i ricercatori dell’importante ricerca
Attraverso un particolare utilizzo 3D dei raggi X, sono stati messi in luce importanti caratteristiche morfologiche di Proteus anguinus da un team internazionale, coordinato dal Central European Institute of Technology di Brno (Repubblica Ceca).
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista GigaScience. Anche lo Speleovivarium Erwin Pichl di Trieste ha dato un importante contributo allo studio.
Il lavoro di ricerca ha messo in luce importanti caratteristiche morfologiche di Proteus anguinus, utilizzando le più avanzate tecnologie di imaging 3D basato su sorgenti di raggi X.
Sono stati esaminati esemplari di Proteus anguinus a diversi stadi di crescita ottenendo immagini 3D dettagliate degli organi sensoriali che si sono evoluti per un miglior adattamento alla vita nell’oscurità. Il confronto con un lontano parente del Proteo, l’Ambistoma, che è un anfibio di superficie e nell’Europa miocenica che condivideva gli stessi ambienti degli antenati del Proteo, evidenzia differenze tra le aree percettive dei due soggetti, rivelando un maggiore sviluppo nel Proteo per potersi adattare all’assenza di luce.
Questo studio ha particolare valore, perchè mette a disposizione di ricercatori e scienziati una grande quantità di dati basati su campioni molto rari e fragili scelti tra esemplari ben conservati, provenienti dallo Speleovivarium di Trieste, dal laboratorio di Kranj e dall’Università di Lubiana.
Il Proteo è un animale elusivo e criptico, difficile da osservare anche per gli esperti, presente nelle acque sotterranee del carso a 300 metri di profondità.
E’ una specie vulnerabile per il suo limitato areale e per la pressione antropica.
Proteus anguinus ha superato crisi legate ad importanti cambiamenti climatici e la sua storia evolutiva ha favorito l’adattamento ad una vita in ambienti a basso tenore d’energia.
Esso rappresenta un modello biologico già collaudato dalla natura in milioni di anni e che potrebbe rivelare, attraverso opportune analisi, i modelli per interpretare le sfide che ci troviamo ad affrontare per il clima ed il consumo energetico.
L’interesse per questo anfibio custode delle acque dolci sotterranee coinvolge scienziati di vari paesi. Periodici incontri dal titolo SOS Proteus focalizzano l’attenzione sui temi della sua tutela e della conservazione del suo ambiente.
Allo studio hanno contribuito lo Speleovivarium di Trieste, Elettra Sincrotrone Trieste, il Tular Cave Laboratory (Kranj, Slovenia), l’Università di Ljubljana (Slovenia), il Max Planck Institute for Evolutionary Biology (Plon, Germania), l’ Università di Antwerp (Belgio), l’Università di Uppsala (Svezia) e l’ Università di Vienna (Austria).
La mission dello Spelovivarium è stata fin dal 1990 quella di promuovere lo studio, la conservazione e la divulgazione delle conoscenze su questo anfibio, diffuso anche nelle acque ipogee del fiume Timavo e fino al carso Isontino.
Le prime analisi morfologiche non distruttive per l’osservazione delle parti anatomiche di un Proteo sono state eseguite nel 2012.
Tra il 20 ed il 22 maggio, a Trieste si daranno appuntamento un nutrito numero di studiosi per esporre le ultime novità emerse dalle ricerche su questo straordinario anfibio simbolo della vita ipogea.
Maggiori info:
https://www.eurekalert.org/news-releases/948476
https://academic.oup.com/gigascience/article/doi/10.1093/gigascience/giac030/6562166