Preambolo-
il 21 ottobre mi contatta Luca Pedrali su fb dicendo:
Mi hanno chiamato per immersione prossima in Apuane -1044 m sifone …
gli rispondo:
–è un invito anche x le Apuane??…ma a -1000..in tirata unica io non sopravvivo..
e lui:
si ci accordiamo…a Casola devo definire per i dettagli..pure io dovrò fare delle belle soste..mi dicono che tutta verticale..aiutooooo.

alla fine si fissa la data per il we 22-24 novembre, ma salta tutto per via del meteo avverso…ci si riprova quello dopo.

La storia.
Venerdì mattina alle 4 e mezzo parto da casa, trovo Luca al casello di Bs, lascio la macchina, carichiamo tutto sulla sua e partiamo alla volta di Gramolazzo, appuntamento alle 9.00 al bar, dove pur senza conoscerci, ci si incontra facilmente e, dopo alcuni dettagli saliamo verso la strada d’accesso alla cava che porta all’ingresso della grotta.
Ci avevan parlato di poco avvicinamento ma la neve ha cambiato i piani.
Alla fine siamo in 6, carichi come muli che saliamo nella neve e neanche i 4 con le ciaspole riescono a non sprofondare a tratti fino al ginocchio…
Impieghiamo 3 ore a fare quello che in tempi normali, in meno di un’ora sarebbe stato possibile, ed è mezzogiorno passato ma si arma l’ingresso e si scende alla saletta poco sotto a cambiarsi.
Dividiamo i sacchi e ce ne ritroviamo 5 ogni 2. In pratica viaggiamo stabili con 2 più un terzo da passarsi a turno..
Cominciamo a scendere, non abbiamo ancora parlato molto ma si capisce che i nostri 4 accompagnatori son bestie da grotta..
Non siamo veloci, un pò per i sacchi, un pò perchè già provati dall’avvicinamento e un pò perchè la prima volta che entri in una cavità non capisci sempre al meglio come effettuare i passaggi.
Dopo aver passato il pozzone da 100 con tiro unico sugli 80 comincio a pensare che anche il ritorno non sarà agevole…
Arrivati poco sotto i 500 un paio di meandri con condottine acquose e relative strettoie vengon superati con qualche acrobazia e alla fine, dopo una decina di metri in risalita arriviamo al campo interno, circa -620.
Sono ormai le 21 e tolto tute e imbraghi ci si rilassa scaldandoci sotto i teli mangiando e chiaccherando.
Veniamo a sapere di scoperte, gruppi e divisioni, liti e amori, insomma le storie classiche della speleologia che, in questo caso han portato un gruppo di “eversivi” a chiamarsi Speleo Mannari.(la pagina su fb — https://www.facebook.com/speleo.mannari –)
Personalmente rimango perplesso, frequento l’ambiente da qualche anno ma ancora non ne avevo sentito parlare, eppure in grotta ci vanno e neanche a farci le gitarelle…mi sa che devo ampliare lo sguardo.
La grotta in compenso è uno spettacolo, poche concrezioni ma lame bianchissime e ben lavorate, pozzi molto ampi e strettoie non impossibili con qualche passaggio in frana e altri sull’attivo con buon scorrimento d’acqua.
Verso le 23 Tommaso prepara il tè…gusto finocchio, che odio da sempre, ma non glielo dico per quanto là sotto abbia un gusto persino piacevole e, poco dopo ci si mette a dormire, pensando all’immersione dell’indomani.
Sabato mattina sveglia alle 8 e, dopo una sostanziosa colazione a base di salami, formaggi, wurstel, pane e kuskus ci avviamo verso il fondo e và già meglio, i sacchi sono 1 e mezzo a testa..
Zairo fa strada, controlla armi e corde, non son passati in molti ultimamente e cerchiamo di evitare sorprese e infatti, sull’ultimo pozzo una corda appare tranciata di netto.
Siamo su un terrazzino e ci si fa mandare avanti la corda che ci si era portati appresso e vien riarmata la parte lesionata, passiamo e siamo giù.
Luca al solito si prepara, e l’aria si fa elettrica.
Si immerge alle 17.04 e noi si comincia a fantasticare. Contiamo i minuti, nel frattempo Tommaso resta pronto per le riprese video e Zairo immerge in acqua uno speciale microfono che gli permetterà di registrare i “rumori” presenti, spiega di suoni strani lasciati da cavi abbandonati o cisterne piene d’acqua…mi sa che uno di normale quà non c’è.
Quando nell’acqua si scorgono le luci di Luca che torna spengiamo tutte le nostre per favorire le registrazioni di Tommi e quando riemerge e con la mano fa il segno di ok capiamo che è passato e che la grotta va ancora.
La soddisfazione del risultato è attenuata dal racconto di quello che ha trovato oltre…un altro sifone con strettoia d’accesso che non gli ha permesso di portarsi oltre le bombole per poter continuare..Si dovrà ritornare, con un compagno di immersione, che possa aiutare il passaggio.
Siamo però tutti alle stelle mentre il mio pensiero comincia a portarsi sul ritorno..
Comincia la risalita smadonnando per i difetti dei sacchi..(esser soggetti alla forza di gravità e incastrarsi nei momenti meno opportuni)
Alterno il mio secondo con Gianma per qualche pozzo, poi lui ingrana la quarta e si porta su anche la mia parte fino al campo.
È ormai mezzanotte e spazzoliamo salumi brodini e cioccolate prima di rimetterci a dormire, puntando la sveglia per le 8.
Sapevamo già che non l’avremo rispettato quell orario ed è Luca che, verso la mezzora di ritardo, comincia a dire che forse sarebbe il caso di ripartire.
La colazione e preparazione sacchi per il ritorno si tira un pò per le lunghe ma un pò prima di mezzogiorno siamo tutti sulle corde, con la brava suddivisione di 2 bimbi a testa.
Sono davanti, ma quando non riconosco il passaggio sulla strettoia mi fermo a aspettare Gianma che mi sfotte un pò e va avanti.
Passa anche Tommi e, quando arrivo sotto al 100 Gianamarco è già in cima che dà il libera a Tommaso.
Mentre aspetto mi raggiungono Luca e Thomas.
È poi la mia volta e arrivato su continuo a salire ogni corda che trovo.
Ormai i sacchi non si sentono neanche più..fan parte dell’insieme.Arrivo sotto alle strettoie d’ingresso che mi raggiunge Thomas e insieme facciamo un pò di passasacchi fino alla prima saletta.
Guardiamo su dal pozzetto d’accesso e, i 2 già arrivati ci dicono che s’avviano, che c’è un freddo becco e che ci si vede alle macchine.
Usciamo anche noi, non è ancora buio e i riflessi dell’ultimo sole sul Pisanino regalano una vista mozzafiato.
Qualcuno era pure passato a farci visita, nella neve la scritta “CIAO GGFDM”.Simpatici questi di Forte dei Marmi..
Non ci cambiamo nemmeno, infiliamo i piumini, carichiamo gli zaini e ci avviamo seguendo le orme al contrario.
Con le ciaspole è peggio che senza, si affonda comunque e un vento gelido solleva quel polverino di neve che ti segna quel pò di pelle scoperta.
Arriviamo al vecchio rifugio sperando che sotto la situazione sia migliore, ma fin che non si è alla strada della cava si procede a fatica.
Non abbiamo la fortuna di trovare la sbarra alzata e dobbiamo scendere fino alle macchine con tutto il carico in groppa.
Alle 21.00 siamo tutti con le gambe sotto il tavolo al ristorante di Gramolazzo dove ci concediamo una lauta cena a base di cinghiale, polenta e cassouela con 2 ottime bottiglie di vino.
Ci si saluta verso le 23 e Luca e io riprendiamo la strada del ritorno…chiaccherando e rimeditando l’esperienza vissuta.
I nostri compagni di spedizione han lasciato il segno, contrari a ogni formalismo e irriverenti verso le istituzioni da non riconoscersi in nessun gruppo organizzato specifico, ma dannatamente appassionati alla Speleologia tanto da inventarsi un mannari pride a -1000.

Conclusioni.
Il risultato c’è stato.
Luca è passato, anche se, in prospettiva sarà da valutare una spedizione con almeno due sub, in modo da poter spingersi ancora oltre.
Stavolta è stata una mezza pazzia, in pochi e senza supporti esterni, anche se, onestamente va ringraziato chi ha armato e lasciato attrezzata la grotta.
Certo, la pazzia non ha limite ma, personalmente, ho rispetto di questi pazzi e mi ha fatto pure piacere sentirmi un pò mannaro anch io.
Grazie ragazzi è stata un esperienza indimenticabile.

Partecipanti:(…in ordine di..pazzia???)

Luca Pedrali
Zairo Saltafossi
Tommaso Biondi
Gianmarco Innocenti
Thomas Pasquini
me.

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