Notizia di Bruno Stainberg
Domani sabato 21 luglio 2007, alle 17,30 c’è la Rievocazione storica della “Lizzatura del marmo” a Resceto, sopra Massa.
Se avete tempo e voglia potete andarci.

Testo tratto dal sito del raduno nazionale di speleologia “Apuane 2007”
Prima dell’avvento dei camion e della costruzione delle strade di arroccamento, che oggi arrivano fino ai piazzali delle cave, i blocchi di marmo strappati alle Apuane dal tenace, coraggioso e faticoso lavoro dei cavatori, potevano essere portati ai fondovalle in due soli modi: o facendoli rotolare in caduta libera lungo i ravaneti, cioè le cascate di detriti marmorei che scendono dai piazzali delle cave lungo i vertiginosi pendii delle montagne massesi, o lizzandoli, cioè facendoli scivolare su di una specie di slitta.

Il primo era il più spontaneo e naturale. Infatti, quando dalla sommità dei luoghi di escavazione della pietra apuana i cavatori si affacciavano sui fondovalle, non potevano fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato facile far arrivare i blocchi ai piedi della montagna facendoli rotolare, cioè col metodo detto dell’abbrivio. Ma la discesa libera dei blocchi lungo le ripide cascate di detriti se era il metodo più veloce non era certo anche quello più sicuro, anzi, i danni visibili e invisibili che il marmo riportava precipitando a valle erano talmente elevati che presto questo sistema di discesa fu abbandonato a vantaggio della lizzatura. Così, la lizzatura ha rappresentato nel passato l’unico sistema efficace e sicuro per far scendere il marmo dalle cime delle Apuane fino ai fondovalle dove, per mezzo di lunghe file di pazienti buoi veniva portato negli opifici per la lavorazione o ai moli per essere imbarcato e andare nel mondo a testimoniare non solo la sua bellezza ma anche l’arte del lavoro degli uomini delle cave.

«Lizzare il marmo» come si diceva nel gergo dei cavatori, significava caricarlo in blocchi riquadrati, cioè ridotti con subbia e mazzuolo dagli scalpellini in forme regolari (cubi o parallelepipedi), su tre lunghi e robusti tronchi di faggio o di cerro a forma di sci e far scendere poi questa «slitta di marmo» per le vie di lizza scavate nella roccia o aggrappate con maestria alle scoscese pareti dei monti o ricavate sui greti dei torrenti, fino ai poggi caricatori. Questa «slitta di marmo» scorreva su traversine, dello stesso legno delle lizze, disposte perpendicolarmente alla direzione della sua corsa e insaponate per ridurre al minimo 1’attrito dei pesanti blocchi sulla strada, ancorata ad enormi pali di legno detti piri infissi nella roccia con funi che furono prima di canapa e poi di acciaio.

Da ogni cava partiva una lizza e su ogni via di lizza nel passato sono scivolate tante «slitte di marmo», ed ogni discesa rappresentava per la “compagnia di lizzatori”, l’equipaggio che accompagnava il marmo nella sua discesa, un viaggio ai confini del coraggio, della forza, del rischio, e anche dell’intelligenza dell’uomo. Prima di «prendere» la «slitta», cioè di iniziare la discesa, la compagnia di lizza rivolgeva una preghiera a S. Antonio suo protettore: ogni viaggio poteva essere senza ritorno.

Maggiorni informazioni sulla lizzatura nella sezione “Metamorfici!” del sito ufficiale di Apuane 2007
www.apuane2007.it

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