Il giornalista Paolo Baroni su “La Stampa” il 4 gennaio ha scritto un articolo dove, tra i tanti modi per non andare a lavorare, cita per ben due volte come “scusa” quella di essere volontario del Corpo Nazionale del CNSAS, Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico.

Nell’articolo originale lavorare-il-meno-possibile-ecco-come-si-fa il tecnico CNSAS entra in scena equiparato ad altri “scrocconi rubastipendio”, come i donatori di sangue, o gli scrutatori alle elezioni politiche nazionali.

In un altro articolo pubblicato sul sito del Soccorso Speleologico CNSAS il-soccorso-alpino-e-speleologico-non-ci-sta—no-alla-generalizzazione Piergiorgio Baldracco, Presidente Nazionale CNSAS, risponde per le rime chiedendo con forza e sdegno una pubblicazione sullo stesso giornale con spazio equivalente in cui dovrebbe comparire la smentita.

Non abbiamo seguito la vicenda fino in fondo e non sappiamo se una smentita c’è stata, e non essendo tecnico CNSAS non so bene neanche chi paga il dipendente che si assenta dal lavoro per le esercitazioni e gli interventi.

Certo che l’onda di merda che ha investito i vigili urbani di Roma ammalati per capodanno non si ferma, ma prendersela con il CNSAS mi sembra proprio oltremodo stupido.

Mi chiedo quante esercitazioni di soccorso si svolgono nei giorni di sabato e di domenica, quindi giorni festivi, a cui partecipano soccorritori, tecnici e personale della logistica, e quanto tempo questi “fannulloni” sacrificano al proprio tempo libero, agli affetti, ai propri affari privati negli unici giorni in cui non lavorano.
Mi chiedo pure quanto sia il rapporto tra le ore di permesso per assentarsi dal lavoro e le ore di volontariato che svolgono normalmente in ogni momento dell’anno.
Aggiungiamo l’essere buttati giù di notte per andare a vagare in montagna con condizioni climatiche pessime per trovare il cercatore di funghi di turno scomparso, o qualche escursionista distratto, o un gruppo di allegri boyscout con prete alpinista a fare da guida.

Quelli della Stampa dovrebbero preoccuparsi dei soldi che rubano i giornali come il loro con il finanziamento pubblico alle testate giornalistiche e poi li usano per scrivere questi articoli del cazzo.

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