La montagna protagonista tra riflessioni e prospettive

Di Marina Abisso

Foto di copertina: Il Colosseo si accende – foto Maria Grazia Gavazza

Al Teatro Italia di Roma, nel 101° Congresso Nazionale CAI, il 25 e 26 novembre 2023 sono andati in scena unione, innovazione e visione per il futuro: il Presidente Generale, Antonio Montani, sa parlare di ambiente (un unicum che racchiude tutti gli aspetti della montagna).

E prende appunti, promettendo di raccogliere spunti, accogliere impulsi, dialogare con i soci e con le istituzioni: soprattutto, raccomanda di ascoltare  i giovani.

La Proiezione di un sogno sul Colosseo

Il Congresso Nazionale prende il via la sera di venerdì, con uno straordinario simbolo di unione: lo stemma dell’aquila e della stella blu, emblema del Club da 160 anni, splende sul Colosseo a festeggiare anche i 150 anni della locale Sezione CAI.

L’occasione dà inizio ai lavori del congresso, mentre fuori – in tema – infuria una tempesta di vento.

Un dialogo intenso a più voci

Con la partecipazione di 652 congressisti provenienti da tutta Italia, il congresso si svolge in due intense giornate di lavori.

Relazioni di esperti riassumono ed arricchiscomo le discussioni dei tavoli tematici, concentrandosi sull’attualissimo tema del cambiamento climatico.

Il CAI, Ente di protezione ambientale riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, affronta con determinazione le sfide attuali senza arrendersi di fronte alle difficoltà. E non abbassa le ali.

Strategie comuni per un futuro, e non solo montano

Il confronto coinvolge CAI, mondo scientifico ed associazionistico e politica, tutti impegnati a elaborare strategie condivise per garantire un futuro sostenibile per le regioni montane.

La montagna vista dal CAI: un ambiente da preservare

L’approccio del CAI all’ambiente si distingue per la comprensione profonda della montagna in tutti i suoi aspetti, dalla tutela dell’ambiente alla speleologia che si interroga sull’ambiente ipogeo, dall’alpinismo ad un cicloescursionismo che si dà delle regole, dal comitato scientifico alla montagnaterapia, ed oltre.

Un Congresso allargato e attivo

Antonio Montani, cogliendo spunti e suggerimenti, enfatizza il ruolo attivo e propositivo del CAI nel dialogo con le istituzioni. Il Club si sta aprendo con decisione alle nuove generazioni e deve evidenziare obiettivi e proposte da consegnare ai soci ed alle istituzioni.

Riflessioni e proposte

Il Congresso è il prodotto di un lungo cammino: con il coordinamento di Raffaele Marini, Presidente della Commissione centrale Tutela Ambiente Montano del Cai, e la guida scientifica di Riccardo Santolini dell’Università di Urbino, si sono tirate le somme del lavoro di tre tavoli: “Il CAI per il Capitale naturale”, “Il CAI, la frequentazione responsabile della montagna, i nuovi comportamenti consapevoli” e “Il CAI per lo sviluppo della montagna – Economia e politiche territoriali”. Fil rouge è stata la necessità di preservare il capitale naturale della montagna, la frequentazione turistica, l’economia e le politiche per i territori montani.

Innovazione e contributo: il nuovo bivacco CAI

Il Congresso presenta il nuovo bivacco CAI: una struttura sostenibile, progettata per essere montata e smontata abbastanza facilmente in montagna, a testimonianza del contributo tangibile e innovativo del CAI.

Simile alle vecchie strutture del passato: uno per tutti, l’Aronte, costruito nel 1902 dalla Sezione Ligure del CAI e dato in gestione al CAI Massa: assediato dalle cave, resiste sul Passo della Focaccia ed è un simbolo della resistenza all’aggressione alle Apuane.

Il nuovo Bivacco è bello e funzionale: fa bella mostra di sé fuori dal Teatro, sul marciapiede romano, dove il suo ideatore raccoglie le proposte e i suggerimenti.

Il Nuovo Bivacco CAI – foto Stefano Belfiore

Tra questi, quello di Antonio del CAI Novi Ligure, che ricorda la necessità di una robusta pala all’esterno.

Dall’ecologia alla consapevolezza: contributi illuminanti

Diversi interventi arricchiscono il dibattito ed evidenziano tematiche cruciali come la gestione dei ghiacciai, la responsabilità individuale nella crescita personale e la necessità di essere propositivi verso le istituzioni e la comunità.

Impossibile descrivere ogni intervento, impossibile riportare ogni voce: più di 50 interventi liberi, ognuno sintetico e importante.

Solo qualche goccia qua e là.

Lupatelli parla di economia della montagna, Alessandro Panza del disegno di legge sulla montagna, il cui iter è in corso, con fiscalità agevolata e servizi più equi e consistenti per i Comuni effettivamente Montani, al fine di fermarne lo spopolamento.

Riccardo Santolini dell’Università di Urbino descrive il valore del capitale naturale: le funzioni naturali, offerte da ecosistemi come boschi, corsi d’acqua, prati, sono date per scontate fino a quando non vengono a scarseggiare.

Solo allora ci si rende conto della loro importanza per il benessere sociale collettivo, per un andamento ecosostenibile dell’economia, per la pianificazione e la gestione del territorio.

Conoscere le funzioni dei servizi ecosistemici è utile ad aumentare la consapevolezza della loro rilevanza per un futuro possibile per la comunità umana.

Maurizio Fermeglia dell’Università di Trieste sottolinea, con un iniziale pessimismo cosmico, il dramma e lo scandalo dell’innalzamento del livello di pericolo da effetto serra, in barba al Protocollo di Kyoto ed al Trattato di Parigi, e viaggia veloce tra le diverse fonti di energia, bocciando carbone ed eolico.

Queste ultime fonti di energia sono ammissibili sono il mare aperto.

Serve un passo indietro e una profonda presa di coscienza per non finire malissimo.

E ancora: Walter Maggi del Comitato Glaciologico Italiano: “prima di toccare i ghiacciai bisogna chiedere il permesso: e questo non accade”,

Alessandro Gogna – foto Antonio Ferrazin

Alessandro Gogna: “la preparazione più importante è quella che ognuno di noi fa per sé, quale crescita personale”.

Filippo Di Donato dell’Osservatorio Ambiente: il CAI, presente su tutto il territorio: può usare gli impulsi ricevuti al Congresso e rivolgersi ancor di più alle Istituzioni civili e religiose ed ai cittadini, improvvisando forme di protezione dell’ambiente al più ampio livello.

Marco Albino Ferrari: non c’è più tempo da perdere. Un cenno indignato all’assurda idea dell’impianto sciistico di collegamento che un mercato (drogato anche dalla mano pubblica) cerca di far costruire sulle Cime Bianche, con l’opposizione del CAI, e della TAM in particolare. Uno sguardo sconsolato al tentativo di mettere a bassa quota impianti sciistici che non funzioneranno mai.

Citando Seneca, “Animum debet mutare, non caelum”: non è necessario cambiare il cielo sopra di noi, basta che cambiamo noi stessi.

La montagna come valore spirituale: un legame complesso e intricato.

Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera – foto Marina Abisso

Tra tante voci, la più vibrante resta quella di Don Luigi Ciotti, ”socio CAI di Pieve di Cadore” come si presenta con orgoglio: infonde entusiasmo parlando della bellezza della montagna e del suo valore spirituale, citando le encicliche papali sull’ambiente. Evidenzia i legami profondi tra la montagna e i problemi più gravi dell’Italia, con uno sguardo critico alla storia e al presente.

L’immagine del religioso veneto che ama l’Aspromonte e lotta alla parte malata della società ricorda proprio la dualità della montagna, da un lato simbolo di bellezza e dall’altro legata ai problemi più gravi del paese. “Laudato sì, ma soprattutto Laudato qui”: le risorse per la tecnologia sono limitate, ma l’ideologia imperante spinge a far credere che il potere dell’uomo non abbia limitazioni: invece ne ha, e sono tante.

La montagna ha una storia di lunga data, ricca di valori. C’è un profondo legame tra etica ed estetica, bene e bello: sono inseparabili l‘armonia delle forme e l’armonia della relazione umana. 

“In materia di ambiente non si può essere neutrali”, e ricorda il Vajont e le cause dei suoi morti.

Celebre per il suo impegno contro la mafia, Don Ciotti esce dal Teatro circondato da una scorta: una caduta fuori dal sogno, nei problemi di un’Italia a volte sbagliata.

La conclusione: verso un futuro responsabile e sostenibile

Il Presidente Antonio Montani ribadisce in chiusura la volontà del CAI di essere un’incisiva voce nelle istituzioni, proponendo un’attenzione sempre maggiore all’ambiente e alla ecosostenibilità.

L’auspicio è quello di mediare tra le diverse esigenze dei territori montani e quelli di pianura, garantendo gli stessi servizi per tutti.

La montagna è simbolo e sfida: a fine di un evento di profonda riflessione, il CAI riconosce che la passione per la montagna non può essere disgiunta dalla consapevolezza degli impatti derivanti dalla frequentazione e dalle scelte di vita, nonché dalle sfide che attendono l’Italia e il mondo.

C’è impegno, soprattutto nei tanti giovani che hanno parlato e che hanno chiesto di coinvolgerli ed avere fiducia in loro. Sono con elusione che aspirano al cambiamento.

circonda. La montagna rimane un simbolo di bellezza e di sfida, e il CAI continua a essere una voce autorevole per il loro futuro. Un CAI che – finalmente – si sta aprendo ai giovani

Montani conclude con concretezza ed un appuntamento inaspettato: invita tutti ad essere presenti il 16 dicembre a Carrara, per una manifestazione condivisa a difesa delle bellezze e della biodiversità delle Apuane, dove 165 cave attive stanno distruggendo il territorio, la sua biodiversità e il futuro delle  popolazioni locali.

Marina Abisso

Speleo Club Ribaldone

Vice Presidente Commissione TAM LPV

28/11/2023

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