Una spedizione scientifica a dir poco avventurosa, quella che si è svolta dal 31 Marzo al 7 Aprile nella grotta di Avulit, vicino al villaggio di Kabash, in Albania.

La missione, denominata Avulit 2023, ha visto l’impegno di un team di speleologi e ricercatori provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa, impegnati nell’esplorazione del complesso sotterraneo e nella raccolta di dati scientifici di rilievo.

Ma la spedizione non si è limitata a effettuare ricerche e campionamenti scientifici: uno degli obiettivi primari era infatti quello di minimizzare l’impatto dell’esplorazione sull’ambiente circostante, per evitare di compromettere il delicato equilibrio ecologico della grotta.

Nonostante queste limitazioni, la spedizione ha regalato molte soddisfazioni ai ricercatori e agli speleologi coinvolti, che hanno avuto modo di scoprire le meraviglie nascoste della grotta di Avulit.

La grotta, di chiara natura ipogenica-sulfurea, si è rivelata un vero e proprio scrigno di tesori naturalistici, con una vita profonda estremamente ricca e variegata.

Un lago infatti si è aperto agli occhi degli esploratori, con centinaia, se non migliaia, di Niphargus che ‘pascolavano’ all’interno di queste acque, e sulle cui rive sono stati trovati coleotteri, collemboli, scolopendre, pseudoscorpioni e ragni.

La spedizione non si è limitata alla sola osservazione della vita profonda della grotta: lungo la discesa sono state eseguite misurazioni di temperatura e portata dei volumi d’aria per poter ricostruire il profilo termico verticale della grotta.

Tale profilo evidenzia che la grotta registra una temperatura che va dai 15°C dalla base del primo pozzo fino a circa 18°C al raggiungimento del Campo Interno a -400 m con una variazione abbastanza omogenea.

Nelle gallerie che vanno dal Campo alle parti più profonde, influenzate dalle acque sulfuree, la temperatura sale velocemente fino a raggiungere valori compresi tra i 20 e i 22° C (l’acqua aveva una temperatura di 23.6 °C).

Sono state registrate inoltre le quote dei livelli orizzontali e profondi della grotta e sono stati eseguiti oculati campionamenti geologici e mineralogici (di roccia e di depositi secondari) per poter eseguire studi più approfonditi in laboratorio, data la particolare natura della grotta.

Tutto il materiale raccolto sarà riunito in pubblicazioni scientifiche per poter aggiungere ancora un tassello alla conoscenza del mondo nascosto dell’Albania, che negli ultimi anni sta diventando sempre più oggetto di ricerche avanzate.

Un’esperienza unica e avvincente, dunque, che ha permesso di scoprire le meraviglie nascoste della grotta di Kabash e di approfondire la conoscenza di un ambiente sotterraneo ancora poco conosciuto ma di inestimabile valore scientifico e naturalistico.

Foto di Orlando Lacarbonara

Di seguito, la cronaca di Claudio Pastore:

Avulit 2023

di Claudio Pastore

Dal 31 Marzo al 7 Aprile si è svolta la spedizione scientifica Avulit 2023 (Albania). Una spedizione diversa dalle solite, con lo scopo primario di fare ricerche e campionamenti scientifici, limitando l’esplorazione al minimo necessario: lo sviluppo totale del complesso resta quindi sostanzialmente invariato. Eppure questa spedizione nell’articolata grotta di Avulit, un -480 presso il villaggio di Kabash, ha regalato molte soddisfazioni a tutti i ricercatori e speleo coinvolti.

La grotta, di chiara natura ipogenica-sulfurea, si apre con un maestoso P40 che permette l’accesso ad una serie di pozzi e grosse sale che conducono, con una progressione agevole, alle gallerie più profonde, oggetto principale delle indagini. Le ricerche, di tipo multidisciplinare, hanno coinvolto tutti gli speleo che si sono alternati in grotta facendo campo base alla profondità di circa -400 metri.

Lungo la discesa sono state eseguite misurazioni di temperatura e portata dei volumi d’aria per poter ricostruire il profilo termico verticale della grotta. Tale profilo evidenzia che la grotta registra una temperatura che va dai 15°C dalla base del primo pozzo fino a circa 18°C al raggiungimento del Campo Interno a -400 m con una variazione abbastanza omogenea. Nelle gallerie che vanno dal Campo alle parti più profonde, influenzate dalle acque sulfuree, la temperatura sale velocemente fino a raggiungere valori compresi tra i 20 e i 22° C (l’acqua aveva una temperatura di 23.6 °C). Sempre lungo tutta la verticale della grotta sono stati eseguiti oculati campionamenti geologici e mineralogici (di roccia e di depositi secondari) per poter eseguire studi più approfonditi in laboratorio, data la particolare natura della grotta. I livelli orizzontali e profondi della grotta sono stati accuratamente indagati dal punto di vista geologico-strutturale per poter essere comparati con la situazione geologica dell’area. Sono state registrate inoltre le quote di questi livelli in modo da essere messe in relazione con quelle dei terrazzi fluviali ben visibili nella valle del fiume Holtas, che accoglie nell’alveo numerose polle di acqua sulfurea.

I biospeleologi Teo Deli?, Aja Zamolo, Maria Grazia Mastronardi e Andrea Seviroli hanno inoltre continuato il campionamento della vita profonda, estremamente ricca nella parte attiva della grotta grazie alla presenza di numerose colonie batteriche che stanno alla base della catena alimentare. Un lago infatti si è aperto ai nostri occhi con centinaia, se non migliaia, di Niphargus che pasturavano all’interno di queste acque, e sulle cui rive sono stati trovati coleotteri, collemboli, scolopendre, pseudoscorpioni e ragni. Anche i chirotteri erano abbondanti durante le ore del risveglio, indicando che molto probabilmente esiste un ingresso basso che permette loro un agevole accesso alle zone profonde (questo ipotesi sembra essere confermata anche dalla circolazione dell’aria abbastanza complessa).

L’ultimo giorno è stato invece dedicato ai campionamenti microbiologici per conoscere la natura delle colonie batteriche quali filamenti bianchi nelle acque e le biovermicolazioni, ambedue ben note da altre grotte sulfuree, ma anche di particolari biofilm blu e verdi, microorganismi, tutti questi, che hanno avuto sicuramente parte molto attiva nella riduzione e/o ossidazione delle zolfo che hanno contribuito alla speleogenesi della grotta e nella formazione dei minerali secondari, quali per esempio il gesso ed altri solfati.

Tutto il lavoro è stato accuratamente documentato con fotografie e video, riprese dall’occhio esperto di Orlando Lacarbonara coadiuvato dall’instancabile Donatella Leserri, che si sono dedicati ogni giorno ad un gruppo di lavoro differente. Instancabili anche Luca Grillandi e Linda Lambertucci che sono stati i nostri Caronte, in quanto profondi conoscitori dei luoghi.

Tutto il materiale raccolto sarà riunito in pubblicazioni scientifiche per poter aggiungere ancora un tassello alla conoscenza del mondo nascosto dell’Albania, che negli ultimi anni sta diventando sempre più oggetto di ricerche avanzate. I dati saranno pienamente condivisi con l’università di Tirana e le istituzioni locali con i quali erano stati preventivamente presi contatti prima della partenza.

Ultima cosa, ma non meno importante, si è cercato di avere il minor impatto possibile sulla grotta cercando di muoversi in percorsi già tracciati dai precedenti esploratori del Gruppo Speleologico Faentino e del Gruppo Grotte Ariminum CAI Rimini, che hanno avuto il privilegio di regalare al mondo questo gioiello speleologico. Inoltre, anche tutti i rifiuti biologici (e no) degli speleo che hanno campeggiato in grotta sono stati riportati all’esterno: un esempio di come sia possibile, anche in complesse spedizioni come questa, rispettare l’ambiente di grotta e fare Speleologia il più possibile ecosostenibile.

Un sentito ringraziamento va alla famiglia di Nardi, che con instancabile solerzia ha rifocillato e ospitato in casa propria 13 speleo affamati e puzzolenti.

 

Partecipanti: Jo De Waele, Luca Pisani (UniBo), Alessandro Marraffa (UniPd e GSM), Michele Marraffa, Maria Grazia Mastronardi, Donatella Leserri, Orlando Lacarbonara, Andrea Seviroli (GSM), Claudio Pastore (ISSKA e GSM), Luca Grillandi e Linda Lambertucci (GSFa), Teo Deli? (UniLj) e Aja Zamolo (Center za Kartografijo favne in flore).