Più di 1500 i partecipanti arrivati a Cagli da ogni parte d’Italia

Si è concluso con successo e con una buona partecipazione di pubblico il Raduno Nazionale di Speleologia ‘Risorgenze 2022’ che si è tenuto a Cagli durante il ponte dell’8 Dicembre. Molti i contenuti e le presentazioni, poca roba allo stand materiali, congestione in segreteria per le uscite, l’alluvione di due mesi fa ha influenzato pesantemente sugli spazi dello speleobar. E le campane alle 3 di notte con una interminabile sequenza di rintocchi? Annunciato il raduno per il 2023 con il ritorno al futuro a Costacciaro, in Umbria.

Per un raduno nazionale che ‘non si sarebbe dovuto svolgere’ perché non programmato in tempo, Cagli 2022 è stato sicuramente una piacevole sorpresa.

Cominciamo dalle campane. Nei precedenti raduni è successo di essere buttati giù dal letto dai terremoti: San Marco in Lamis, Negrar e Lettomanoppello. Nelle Marche recentemente funestate da una alluvione e da un terremoto, il suono interminabile alle 3 di notte di campane sciolte a festa ti fa pensare che: 1) Hai bevuto troppo e sono suoni che rimbombano nella testa – 2) Gli speleologi che dormono all’Episcopio in preda ad un raptus insonne si sono introdotti nel campanile 3) C’è stata un’altra alluvione e il parroco ordina l’evacuazione (come successe a Finale Ligure) 4) sono arrivati i Lanzichenecchi e tocca correre al Torrione a difendere la città 5) È’ andato a fuoco lo Speleobar 6) In questo posto sono pazzi.

La verità l’abbiamo scoperta al mattino al Bar, ed è molto vicina all’ipotesi 6: Passava la Madonna, era l’Ascensione. In effetti dopo 10 minuti di colpi di campane ai timpani, di madonne ne ho viste passare parecchie.

Più di 1500 i partecipanti, come ha sottolineato Michele Betti incrociato davanti al Caffè d’Italia Domenica mattina, e forse il numero si avvicina di più a 1600, secondo voci di corridoio uscite dalla segreteria.

La prima sera, mercoledì, erano 260 i presenti, probabilmente l’avanguardia dell’armata speleologica, quelli che portano i materiali per le mostre, montano gli stand gastronomici, allestiscono gli stand materiali. Sono stati la testa di ponte per il resto della pacifica invasione dei giorni successivi.

Giovedì 8 Dicembre festivo, ha visto la segreteria inondata di gente, non solo quella che doveva iscriversi appena arrivata, ma anche di chi voleva partecipare alle escursioni. Forse con le escursioni qualche problema c’è stato nella prenotazione uscite, e soprattutto perché per la forte pioggia, le ordinanze dei sindaci hanno fatto chiudere il traffico sulle strade verso Frasassi.

Venerdì sera il numero dei partecipanti arrivava a 1330. Il resto, quelli che venerdì hanno lavorato, sono arrivati il Sabato, giusto in tempo per non perdersi neanche una goccia di pioggia, che è caduta incessantemente e copiosamente per tutta la giornata fino a notte fonda.

Anche la pioggia però ha un motivo di esistere in questo raduno atipico: Odino, giustamente incazzato per l’intrusione delle campane in supporto alla madonna volante, non ha retto all’affronto del mancato Gran Pampel. Non ci abbiamo neanche provato. Nessuno che ha invocato Odino di non stare a mandà l’acqua manda il vino, che il vino ce lo siamo portati da soli, ma Odino s’è messo a mandare l’acqua, quanta ne ha mandata, incazzatissimo! ‘Dove stanno i triestini! Dove stanno le corna! Dove sta il calderone con il sacro nettare e il Rum Fantasia e le fiamme azzurrognole e il mio Popolo speleo che ci gira intorno?!’ Tanto che ad un certo punto s’è allagato lo stand degli arrosticini (immancabili) e gli abruzzesi tra fango e madonne che volavano hanno scavato un piccolo fossato per facilitare il deflusso delle acque. E a proposito di abruzzesi e di mancanze: non c’era il carretto della distruzione: gli zuccherini degli aquilani stavolta non li ho visti, così non si fa.

In assenza di Gran Pampel e Zuccherini, l’identità dello speleologo medio vacilla e siccome è freddo e tocca scaldarsi, allo Speleobar non rimane altro che sfondarsi nella Casa di Babbo Natale dove gli elfi e un robusto Santa Clauss con in braccio una lince di 15 kg, dispensano sciortini di grappe e distillati, troppo dolci per i miei gusti. Ogni 10 bicchierini uno è in omaggio e consegnando la raccolta di 10 timbri si partecipa all’estrazione finale. Un po’ per la ricerca di vittoria di qualche premio, un po’ perché è freddo, un po’ perché mi piace il gatto e pure l’Elfa femmina non è male, arrivo a riempire 3 strisce di timbri già la prima sera, che fanno più o meno 33 grappe.

Bastavano le grappe per sfondarsi? No. Se vuoi distruggerti anche gli arti inferiori, prova ad avvicinarti al palco degli spettacoli. Sarà che sono vecchio, ma avete rotto i coglioni co sti spintoni, zona palco inavvicinabile, ho visto più contusi e feriti all’anticamera del pronto soccorso del 118 che dalle parti dello Speleobar: La mia interfaccia Instagram è stata ferma perché colei che mette foto e pubblica stories aveva una fascia sul ginocchio e zoppicava vistosamente, colpita agli arti inferiori da qualche entrata a gamba tesa. Zoppicava vistosamente domenica mattina anche l’addetto stampa, curata sul posto senza dover chiamare il Soccorso.

Così, messi peggio di Enrico Toti, tra trincee scavate nel fango, campane sciolte a festa nel cuore della notte, zuppi fino al midollo, ce ne torniamo a casa con le madonne, che il raduno è già finito e quattro giorni sono pochi.

Ci rivedremo il prossimo anno per un altro disastroso evento, il Ritorno al Futuro di Costacciaro 2023! Arrivederci in Umbria! Lo ha annunciato a sorpresa Luca Bussolati all’Assemblea della SSI. Speriamo bene…