Notizia di Denis Vignola

Anche il Val di Susa tutti contro la TAV:

BUSSOLENO – Antonio Ferrentino è visibilmente stanco. Come la folla che ha pacificamente guidato all’invasione delle due statali e dell’autostrada. Ma il suo sorriso è solare, e come potrebbe essere altrimenti con
l’asfalto che ingigantisce l’effetto della palla di fuoco che dal cielo arrostisce un corteo lungo chilometri? «Una cosa meravigliosa, mai vista tanta gente così». E qualcuno accanto a lui aggiunge: «Ora dovranno tenere conto anche di noi». Alcune fonti hanno parlato di 20mila persone, altre di 15mila, ma fossero anche state 10mila, poco importa. E’ stato il colpo d’occhio offerto dalla folla colorata a rendere storica una giornata di protesta pacifica, con rari e isolati momenti di tensione. La valle ha mandato un chiaro segnale al partito trasversale dell’alta velocità/capacità: vogliamo contare e far sentire la nostra voce, senza subire passivamente decisioni prese dall’alto.

Il corteo a volte chiassoso a volte silenzioso, ma ugualmente assordante delle ragioni della valle ha svegliato di buon mattino i borgonesi. Da prima delle 8 via Abegg inizia ad animarsi. C’è chi arriva a piedi, la maggioranza, chi in bicicletta, chi sui pattini e chi sul passeggino. E c’è una folta rappresentanza della Coldiretti montata sui trattori, una cinquantina, che sbuffano e spargono overdosi di calore. Ci sono i sindaci, quelli della bassa valle, con fascia tricolore e gonfalone (Gaspare Giai, primo cittadino di Chianocco da quasi 30 anni, la sua la veste con orgoglio a bordo della carrozzina su cui l’ha costretto la malattia) ed una rappresentanza dell’alta, con il vicepresidente della Comunità montana Roberto Canu, il primo cittadino di Bardonecchia Francesco Avato e quello di Giaglione Enzo Vayr. E poi quelli della cintura, che con la valle condivide i timori ed i dubbi per cantieri, gallerie e depositi di smarino della linea Torino-Lione. Significativa anche la presenza di rappresentanze di comuni lontani dal tracciato della linea Tav/Tac, come Piossasco, rappresentato da una delegazione guidata dal segretario del consiglio comunale Gavino Sanna, e addirittura Carmagnola. Pochi gli amministratori degli altri enti: i consiglieri regionali di opposizione Contu e Moriconi e l’assessore provinciale Walter Giuliano, presenza fugace (ha abbandonato il corteo dopo un chilometro) ma importante dal punto di vista valsusino perchè rompe il fronte compatto pro-linea dell’ente.

Alle 9 via Abegg brulica di gente, qualcuno dal balcone sentenzia: «E’ inutile, è già tutto deciso», mentre la fruttivendola incita chi passa davanti a lei «non posso esserci, ma sono idealmente con voi». Poco dopo le 9,30 si parte. E’ una bella giornata, ma il sole è di quelli che lascia presagire che non sarà una passeggiata. Il corteo si muove piano, in testa le auto dei comuni ed il camioncino su cui hanno trovato posto i gonfaloni. Poi il colpo d’occhio delle oltre 40 fasce tricolori seguite dalla marea umana valsusina. Subito la mente corre ai numeri: oggi più di altre volte sono importanti, si sa che alla finestra c’è parecchia gente in attesa di poter dire che la valle non è poi così compatta nel dire “no” al Tav in caso di partecipazione poco massiccia. Invece si intuisce subito che i numeri, peraltro difficilmente quantificabili, daranno ragione a chi ha scelto di farsi quei sei chilometri da Borgone a Bussoleno. C’è attesa e un po’ di nervosismo, poi è lo stesso Ferrentino a rompere gli indugi: «La prima battuta dell’Ansa riferisce di circa 20mila presenze». Alla fine non saranno forse 20mila, ma 15mila sì (10mila secondo la Questura, che come noto tende sempre a “tagliare” in questi casi, rendendo quindi veritiera la stima). E’ fatta, l’obiettivo è raggiunto. Il corteo può procedere lungo la statale, ingrossando le proprie fila a S.Didero e Bruzolo.

L’immagine che si presenta dall’alto è un lungo serpentone con le centinaia di bandiere No Tav alternate a quelle dei Cobas, delle associazioni ambientaliste e ad un piccolo drappello di soli delle Alpi degli scissionisti leghisti. Ma quello che colpisce è la gente. Non ci sono soltanto i “soliti noti” della lotta all’alta velocità: a faticare sotto il sole spietato sono accorse le famiglie, il tam-tam ha funzionato, i giornali locali hanno fatto il loro dovere, molto meno gli organi di informazione torinesi (in particolare il Tg3 regionale, accolto con significativi cartelli in piazza del mercato di Bussoleno, ma ci sarà arrivata la telecamera fino lì?). E ci sono anche i preti valsusini. Tre coraggiosi sacerdoti che hanno scelto da che parte stare anche se la diocesi non ha dato l’adesione alla manifestazione. Don Luigi Chiampo, che queste strade le percorreva – lui sì ad alta velocità – più di dieci anni fa per vincere la maratona Susa-Avigliana, don Fiorentino Vai, parroco di Sauze d’Oulx, e don Pierluigi Cordola, che in più di un’occasione avevano manifestato il loro dissenso al treno veloce. Chissà cosa ne dirà la Madonna del Rocciamelone…

A metà corteo, ideale muro divisorio fra i passeggini e le bande valsusine e la musica a manetta dei giovani dei centri sociali, i 50 trattori portati dalla Coldiretti, che ha da tempo scelto di schierarsi senza se e senza ma dalla parte dei valsusini. Carlo Gottero, responsabile provinciale, non usa giri di parole: «Questo sistema di trasporti non serve per lo sviluppo dell’agricoltura, anzi la taglia fuori da ogni collegamento, basti pensare che a Torino non è prevista neppure una stazione, e poi il sistema alta velocità/capacità è troppo costoso, come dimostrano studi seri francesi, di cui però l’Italia non sembra accorgersi».

Il sole picchia, e sono provvidenziali le scorte di acqua portate dal camioncino della Comunità montana. Frattanto poco prima di mezzogiorno il corteo è in vista dello svincolo di Chianocco. E’ il nodo della viabilità valsusina e anche il punto più critico della giornata. Qui il corteo si dividerà per attraversarlo e andare a riversarsi anche nell’altra statale, mentre una delegazione di sindaci e comitati andrà ad occupare simbolicamente per pochi ma pesanti minuti la corsia nord, quella in salita verso Bardonecchia, dell’autostrada. Ferrentino tratta con polizia, carabinieri e Digos ed alla fine la più che pacifica occupazione è consentita. Qualcuno tenta di rovinare tutto cercando di forzare il blocco sullo svincolo in uscita ed occupando la vicina massicciata ferroviaria, ma alla fine il buon senso prevale e non sorgono i temuti incidenti che darebbero il fianco all’interpretazione unica del corteo valsusino come “violento”. L’occupazione della linea ferroviaria ci sarà poco più tardi, alla stazione di Bussoleno, mentre l’altra ala del corteo si dirige verso piazza del mercato. Qui, tra la caccia al refrigerio dell’ombra e all’acqua, gli interventi accorati dei sindaci Alida Benetto (Bussoleno) e Umberto D’Ottavio (Collegno) e di Roberto Canu, che ribadisce l’appoggio dell’alta valle «nonostante qualcuno voglia far credere che siamo divisi».

La conclusione, però, spetta di diritto a Ferrentino: «E’ stata una partecipazione impressionante, il segnale che abbiamo voluto lanciare nei numerosi incontri organizzati nei comuni in queste settimane è passato e la gente ha capito che se vogliamo contare qualcosa dobbiamo essere in tanti; proprio in questi giorni abbiamo richiesto incontri a Ghigo, alla Bresso, a Chiamparino e per ora non era arrivata nessuna risposta, con questi numeri alle spalle ora non potranno più ignorarci».

Per ulteriori info, http://www.legambientevalsusa.it
C’è anche un giornale locale che si interessa del problema www.lunanuova.it

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