Altri due speleosub britannici si aggiungeranno presto ai tre presenti in Thailandia che sono i protagonisti indiscussi del salvataggio, ancora in corso, dei bambini bloccati in grotta dalla piena. Nel momento in cui scriviamo la notizia, sono già in viaggio e speriamo che portino con loro materiali necessari per effettuare lo spostamento dei bambini.

C’è da dire che tra mille difficoltà i soccorritori stanno lavorando contemporaneamente su quattro fronti per portare fuori i bambini e nessuno è intenzionato ad aspettare i 4 mesi entro i quali smetterà di piovere, perché l’ambiente che finora ha mantenuto in vita i bambini non è comunque il massimo visto che la grotta calda tra i 20 e i 25 gradi è un eccezionale incubatore di malattie tropicali ben note agli speleologi che effettuano spedizioni e anche perché nessuno può essere sicuro che non ci saranno piene che potrebbero sommergere la zona in cui si trovano i bambini.

Pompe: Continuano a lavorare incessantemente pompando fuori una quantità d’acqua spaventosa e, quando non piove, riescono ad abbassare il livello dell’acqua di un centimetro e mezzo all’ora. Le piogge monsoniche offrivano una finestra di tempo buono fino a ieri. Tutta l’acqua che è stata pompata fuori ha allagato molte coltivazioni delle fattorie circostanti con grossi problemi agli agricoltori tanto che è intervenuto anche il Ministero dell’Agricoltura e si sta lavorando con ogni mezzo per realizzare canali drenanti nei campi allagati. Difficilmente le pompe riusciranno a rendere asciutto il passaggio dei bambini.

Tunnel: Si sta portando avanti un progetto per la realizzazione di un tunnel lungo 500 metri, sufficientemente largo per poter far uscire i bambini. Il progetto per quanto faraonico e lento potrebbe essere una soluzione

Esfiltrazione con gli speleosub: Subito dopo essersi accertati delle buone condizioni dei bambini è stato insegnato loro ad usare una maschera facciale da sub. L’idea è quella di far passare ai bambini i tratti allagati con la maschera. Anche se sembra impossibile, i soccorritori speleosub sono addestrati per far uscire una barella con un ferito che non è in grado di nuotare applicandogli una maschera per respirare e portarlo fuori in sicurezza superando tratti sommersi. Questa operazione deve essere fatta in team e il fatto che stiano andando giù altri due speleosub potrebbe essere un segnale che si sta costituendo una squadra addestrata all’esfiltrazione che dovrà avvenire necessariamente un bambino alla volta. All’interno della grotta si stanno facendo anche altri lavori utili al passaggio di soccorritori e bambini: si sta illuminando tutta la grotta con LED donati dal Re, si stanno posizionando bombole con aria a 25 metri di distanza una dall’altra, si stanno stendendo cavi elettrici e addirittura anche una fibra ottica per realizzare un collegamento dati ad alta velocità in grado di trasmettere anche immagini e far comunicare i bambini con i familiari. si sta realizzando dove possibile anche un massetto in calcestruzzo per facilitare i soccorritori a spostarsi sul fondo attualmente fangoso. L’operazione potrebbe essere possibile solo in caso di bassa velocità di scorrimento dell’acqua.

La quarta opzione sono le preghiere, recitate dai monaci e dalla popolazione thailandese, rivolti alla divinità della grotta che sarebbe adirata per la sua profanazione e avrebbe così provato a vendicarsi. Ma hanno pregato per i ragazzini un pò tutti: Arabi, Musulmani, Indù, pure Bergoglio, ma ora dovranno cercare di capire e mettersi daccordo su quale Dio ringraziare visto che il miracolo c’è stato. Io ringrazio gli speleosub britannici.

In Italia, come nel resto del mondo, i media stanno scatenando la caccia allo speleologo per avere un’intervista qualificata che possa raccontare con cognizione di causa di quello che sta succedendo e magari di una esperienza diretta di isolamento in grotta. Tra i tanti intervenuti possiamo citare Francesco Sauro su Repubblica, Mauro Mazzoli, Gianluca Selleri e Roberto Carminucci su Uno Mattina, Vincenzo Martimucci su Vanityfair, Roberto Corti a Radio Popolare e molti altri. Domani su Rai Uno ad UNO MATTINA andrà in onda l’intervista con Carlo Sulas, lo speleonauta sardo che ha effettuato numerose esperienze di isolamento spaziotemporale in grotta.
Purtroppo, ancora una volta si parla di grotte e di speleologi solo in caso di incidenti o di casi eclatanti. La mia esperienza più brutta in grotta è stata quella volta che il sacco con i miei panini viaggiava insieme a quello degli altri, tre o quattro pozzi avanti e sono stato senza mangiare fino alla sera, ma non interessa a nessuno.

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