Di questi tempi è difficile rimanere al di sopra delle parti sulla questione Irachena.
Anche gli speleologi fanno politica? Può darsi, ma a volte gli speleologi possono essere coerenti.
Qui su questo notiziario sono andato a ricercare la notizia del 18 febbraio 2003, che raccontava che le bandiere della pace erano state poste anche in luoghi inverosimili, all’ingresso delle grotte, di quelle grotte che sono la mèta delle nostre gite, il motivo del nostro essere speleologi.
La guerra doveva ancora cominciare e quelle bandiere furono mal viste da una parte degli italiani, soprattutto da parte del governo e dalla destra; di contro altri esposero la bandiera dell’Italia come simbolo d’onore. Noi eravamo convinti delle nostre grotte e le nostre bandiere della pace erano un monito per avvertire tutti gli altri.
Attenzione: siete sicuri che prenderete Saddam? Siete sicuri che prenderete il Mullah Omar? Siete sicuri che prenderete Bin Laden? Siete sicuri che l’Iraq possieda armi di distruzione di massa?
A guerra finita (si fa per dire) le armi di distruzione di massa in Iraq non sono state trovate, abbiamo partecipato alla guerra a pieno titolo a fianco degli americani e degli inglesi.
Alcuni Italiani hanno tratto profitto da questo stato di cose, sono partiti volontari, con società straniere, e sono andati a compiere un non ben precisato “servizio d’ordine” in zona di guerra. Noi italiani quelli non ce li abbiamo mandati, noi speleologi addirittura sventolavamo le nostre bandiere di pace.
Oggi tre di loro sono ostaggi dei terroristi e uno purtroppo è stato anche ucciso. Mi dispiace per loro e per la loro sorte, ma questa faccenda non ci riguarda. Per l’Italia quelli neanche esistevano. Oggi, amici, parenti e concittadini dei quattro sono a Roma, a sfilare, con bandiere della pace uguali a quelle che sventolavamo noi davanti alle grotte. Vorrei sapere da qualcuno di questi, soprattutto dal padre di uno dei rapiti che è apparso in televisione con la bandiera della pace se anche a febbraio 2003 agitò quei colori. Vorrei sapere se gli ostaggi manifestarono con noi contro la guerra.
C’e’ qualcosa che non fila, la risposta la dò io.
I quattro e tanti altri hanno visto nella guerra un’opportunità di guadagno; Di quelli che oggi sono andati a Roma, solo una minima parte un anno fa dimostrò la propria avversità alla guerra, credendo che la guerra fosse un argomento che riguardava solo quattro arabi straccioni e che alla fine 4 bombette gli avrebbero fatto bene. Ci siamo ancora salvati da attentati veri e propri in Italia, la guerra però è un fatto di tutti. Le bandiere sulle nostre grotte contavano molto di più delle false bandiere di oggi a Roma.

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