Nuove ricerche sullo studio della specie Homo naledi, presentate dal paleontologo Lee Berger alla University of the Witwatersrand, potrebbero svelare importanti dettagli sull’utilizzo del fuoco da parte di questa specie umana arcaica.

Secondo Berger, Homo naledi utilizzava il fuoco per cuocere il cibo e per muoversi all’interno delle strette grotte del complesso delle Rising Star Cave in Sudafrica.

Queste nuove scoperte potrebbero dimostrare che l’uso del fuoco da parte delle specie umane è molto più antico di quanto si pensasse in precedenza.

Inoltre, la scoperta potrebbe eliminare la distinzione tra i primati umani e non umani in base alla capacità cranica e spostare l’attenzione sulla cultura del fuoco e del suo utilizzo, che potrebbe essere stata tramandata a tutte le specie del genere Homo.

Tuttavia, fino a quando non saranno disponibili ulteriori dati e ricerche, queste scoperte dovrebbero essere considerate con cautela.

Berger ha mostrato prove a sostegno della sua tesi, come la presenza di focolari giganti, pezzi di carbone macroscopici, migliaia di ossa bruciate e argilla cotta.

In particolare, Berger ha sottolineato la presenza di particelle di fuliggine nella camera Dinaledi e la scoperta di un mucchio di materiale bruciato nella camera Lesedi.

Inoltre, l’organizzazione degli spazi all’interno delle grotte sembra suggerire che la specie Homo naledi avesse un’area dedicata alla cottura del cibo e un’altra per l’eliminazione dei rifiuti.

Tuttavia, la teoria della sepoltura volontaria dei corpi all’interno delle grotte rimane ancora una questione aperta.

Alcuni studiosi non concordano sulla sepoltura volontaria, e il posizionamento degli scheletri potrebbe essere dovuto a cause naturali. Soprattutto non esiste ancora una datazione al radiocarbonio e ogni supposizione va presa molto con le molle.

Queste nuove scoperte se supportate da riscontri scientifici potrebbero rappresentare un passo avanti nella comprensione dell’evoluzione umana e dell’uso del fuoco da parte delle specie umane arcaiche.

Tuttavia, ulteriori ricerche e dati sono necessari per confermare queste teorie e approfondire la nostra conoscenza della storia dell’umanità.

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