Nel Comune di Maissana, in provincia di La Spezia, il Geosito delle “Cave di diaspro della Valle Lagorara” svela i segreti di un’attività estrattiva risalente all’Età del Rame

Nel cuore della vallata ligure di Maissana, in provincia di La Spezia, si cela un prezioso giacimento che ha attirato l’attenzione di archeologi e geologi: il Geosito delle “Cave di diaspro della Valle Lagorara“.

Questo sito di straordinario interesse scientifico ospita la più antica cava di diaspro mai rinvenuta in Europa, attiva durante l’Età del Rame, tra il 3500 e il 2600 a.C.

Dal punto di vista geologico, la valle è intagliata nelle rocce dell’Unità Bracco-Val Graveglia, una formazione tettonica costituita da una sequenza ofiolitica sormontata da una sequenza sedimentaria di mare profondo.

Questo particolare contesto geologico ha permesso la formazione di diversi strati rocciosi, tra cui spiccano le serpentiniti del basamento di rocce di mantello, le brecce ofiolitiche di natura prevalentemente gabbrica e la sequenza sedimentaria di età giurassico-cretacea costituita da diaspri, calcari micritici e argille con intercalazioni calcaree.

Il versante orientale della valle, di sinistra idrografica, è caratterizzato dall’imponente affioramento dei diaspri, che formano una grande bastionata alta fino a 200 metri ed estesa lateralmente per circa 1 chilometro.

La superficie della bastionata è costituita da una grande placconata che coincide grossolanamente con una superficie di strato.

Nel settore meridionale della bastionata, ai piedi della Roccia di Lagorara, si trovano i resti del sito estrattivo del diaspro, una roccia sedimentaria costituita da silice, estratta anticamente per produrre le punte di selce utilizzate come coltelli, lance e punte per frecce.

Il deposito archeologico ha restituito una grande quantità di manufatti in diaspro rosso, per la maggior parte costituita da residui di cavatura, schegge di lavorazione e bifacciali abbandonati durante la lavorazione.

Il percorso, segnalato da pannelli, consente di attraversare l’area di estrazione e di osservare le successive fasi della cavatura, gli scarti della lavorazione e i ripari sotto roccia utilizzati dai cavatori.

Dallo studio dei residui di lavorazione e delle tracce di cavatura è stato possibile ricostruire la catena operativa che portava alla produzione di punte di freccia.

L’attività della cava non doveva produrre, in generale, prodotti finiti, ma semilavorati destinati a essere trasportati altrove per essere terminati.

Il sito offre ai visitatori un’esperienza unica, permettendo loro di immergersi nella storia antica e nelle meraviglie geologiche della Valle Lagorara.

Fonte Facebook: https://www.facebook.com/100064064525889/posts/pfbid02KEZ7CGK2x1WU5awURyEqMjVJaETh2AQoBsaHP1iBtH1nMqbK6GSRutUqv2uouPWtl/

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